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Usa. Al Senato doppia sconfitta per i repubblicani su abrogazione Obamacare. Si punta a intervento minimal con la “skinny repeal”


Con 55 voti contrari e 45 a favore il Senato ha respinto un emendamento che puntava ad abrogare larga parte dell'Obamacare senza proporre nessun tipo di misura sostitutiva. Inoltre, 57 senatori - tra cui 9 repubblicani - si sono poi opposti alla versione aggiornata del Better Care Reconciliation Act (BCRA) voluta dal presidente Trump. Ora si potrebbe puntare, già nel prossimo fine settimana, solo ad apportare alcune modifiche essenziali alla legge vigente.

27 LUG - Il Senato degli Stati Uniti con 55 voti contrari e 45 a favore ha respinto un emendamento che puntava ad abrogare larga parte dell'Obamacare senza proporre nessun tipo di misura sostitutiva. Contro l'emendamento hanno votato anche 7 senatori repubblicani. In due votazioni distinte nel corso di meno di 24 ore, i senatori hanno rifiutato diversi approcci per riscrivere l'Obamacare. Nonostante ciò, molti repubblicani hanno aperto alla possibile approvazione di una misura minimalista, definita "skinny repeal"

 
Alcuni legislatori, pur avendo ammesso di non condividere pienamente il contenuto della proposta, hanno suggerito che potrebbero comunque sostenerlo. Ad ogni modo i repubblicani sembrano rimanere profondamente divisi sul come trasformare il sistema sanitario nazionale. Il GOP continua ad avere uno scarso margine di errore, dal momento che, con sole tre defezioni, verrebbero meno i 50 voti necessari per far passare la norma.
 
Lo scorso martedì sera, poche ore dopo l'apertura del dibattito, i leader del partito repubblicano del Senato non sono stati in grado di far passare il disegno di legge sul quale erano al lavoro da settimane. Alcuni repubblicani continuano a votare inesieme a democratici. Tra le prime sfide che ora il GOP dovrà affrontare c'è quella di come costruire il proprio consenso attorno ad una proposta che possa essere condivisa nella maniera più ampia. 
 
Il GOP ha poi registrato un ulteriore sconfitta. In tutto 57 senatori - tra cui 9 repubblicani - si sono poi opposti alla versione aggiornata della Better Care Reconciliation Act (BCRA) cara al presidente Trump. Quest'ultima, revisionata più volte, puntava ad abbassare l'assistenza statale nel pagamento dell’assicurazione per chiunque viva al di sotto del 350% (con l'Obamacare è al 400%) della linea di povertà (47550 dollari all’anno a persona, o 97200 all’anno per una famiglia di quattro persone), ma fissa gli aiuti statali al piani sanitari più economici, costringendo chi ha meno ad accontentarsi di una copertura che, per molti, potrebbe non essere sufficiente. La legge permetterebbe ai singoli stati federati di abbandonare il “mercato” creato dall’Obamacare, e rimuoverebbe l’obbligo di assicurarsi: questo farebbe venir meno il fondamento sostanziale della riforma sanitaria dell’amministrazione Obama, ovvero che tutti paghino per l’assistenza sanitaria, in modo da abbassare i costi per chi è malato. Infine, si taglierebbero le tasse istituite per finanziare l’Obamacare verso i cittadini più facoltosi.
 
Per tentare di abolire gran parte dell'ACA si è anche provato a far appello ai conservatori, perdendo però in questo modo il sostegno di numerosi moderati, nonché di figure istituzionali dello stesso GOP quali John McCain (Ariz.) e Lamar Alexander (Tenn.).
 
Dato il disaccordo interno registrato a più riprese, i repubblicani si concentranno ora sull'approvazione solo di alcune modifiche essenziali alla legge vigente entro il prossimo fine della settimana, ossia la "skinny repeal". All'apertura del Senato di mercoledì mattina, Mitch McConnell, leader della maggioranza al Senato, ha lodato i legislatori per aver portato a termine quello che ha definito un passo cruciale, ossia l'apertura del dibattito sull'assistenza sanitaria. Al contempo ha però annunciato: "Certamente non sarà facile".
 
Ad ogni modo c'è ancora qualche speranza che il dibattito possa riprendere nuovamente, forse includendo anche le misure respinte dal Senato di questa settimana. Molti senatori hanno sottolineato di sentirsi in dovere di intervenire su questa materia dopo aver promesso per sette anni di svuotare la riforma sanitaria che il presidente Barack Obama aveva approvato con il solo sostegno democratico. Il senatore Bill Cassidy (R-La.), che aveva sollevato obiezioni all'inizio di questo mese circa la proposta di fare tagli profondi a Medicaid, si è detto pronto a sostenere una misura più modesta in modo da migliorare la legge attuale.
 
Nel mentre è però totalmente venuto meno quell'entusiasmo da parte del GOP che avrebbe dovuto accompagnare le prime votazioni per abrogare l'ACA dopo tutte le promesse fatte in tal senso negli anni. Non a caso gli stessi senatori repubblicani non nascondono la loro frustrazione per le opzioni legislative ora a portata di mano. Ad ammetterlo apertamente è stato il senatore James Lankford (R-Okla.) in un'intervista: "Davanti a noi al momento non c'è nessuna buona opzione".
 
E il conflitto repubblicano che ha dominato il dibattito sulla salute degli ultimi mesi non accenna a sopirsi. La senatrice repubblicana Lisa Murkowski (Alaska), tra quelle che hanno votato contro la proposta di smantellamento dell'Obamacare, ha dichiarato nella tarda sera di martedì che "c'è stata molta discussione su una proposta di intervento minimale, ma non su una proposta che definitiva" di sostituzione dell'Obamacare. "Cercheremo di arrivare fino a dove possiamo trovando un accordo - ha proseguito - ma non so se qualcuno di noi ha individuato una soluzione che possa essere risolutiva", ha detto.
 
La posizione contraria di Murkowsky non è passata inosservata al presidente Donald Trump: "Il senatore @lisamurkowski del Grande Stato dell'Alaska ha lasciato ieri i repubblicani e il nostro paese. Peccato!", ha scritto il presidente su Twitter.
 
I democratici sperano che il voto sul loro emendamento possa mettere a disagio i repubblicani come il senatore John McCain (Ariz.), che ha già lamentato a più riprese come il disegno di legge del GOP sia stato scritto in segreto da un piccolo numero di senatori.
 
Giovanni Rodriquez

27 luglio 2017
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