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Richiedenti asilo e rifugiati. Medici Senza Frontiere apre un centro per cure post-acuzie a Catania


Medici Senza Frontiere ha aperto a Catania un centro per offrire cure specializzate a rifugiati e richiedenti asilo che vengono dimessi da strutture ospedaliere in Sicilia, ma non riescono ad accedere ad una adeguata assistenza medica nella fase post-acuta o di convalescenza. Il centro ospita 24 posti letto e l’assistenza viene offerta da un team Msf composto da medici, infermieri, specialisti, operatori socio-sanitari, assistenti legali, psicologi e mediatori culturali.

11 OTT - “Il sistema sanitario italiano attualmente risponde ai bisogni acuti di rifugiati e richiedenti asilo, ma non è strutturato per rispondere ai loro bisogni all’indomani della dimissione dagli ospedali. Dopo aver ricevuto cure ospedaliere, la maggior parte di loro non riesce ad accedere all’assistenza di cui avrebbe bisogno in fase di convalescenza”. Così Elisa Galli, di Medici Senza Frontiere, spiega le motivazioni che hanno spinto la stessa Associazione ad aprire, a Catania, un centro per offrire cure post-acute specializzate a rifugiati e richiedenti asilo che vengono dimessi da strutture ospedaliere in Sicilia.
 
“Questa mancanza – ha continuato Galli - può condurre ad un peggioramento della loro salute, con conseguenze tanto sul singolo individuo che sul sistema sanitario nazionale, che dovrà riprendere in carico il paziente una seconda volta”.
 
Il centro, che ospita 24 posti letto, garantisce assistenza e cure come la fisioterapia in seguito a fratture, la riabilitazione post-operatoria, il trattamento di ustioni chimiche da benzina subite durante le traversate sui barconi, patologie che non sono più in fase acuta ma devono essere monitorate, come ad esempio una polmonite. Il progetto presterà particolare attenzione alla salute delle donne, oltre a casi particolarmente vulnerabili come vittime di violenza sessuale, tortura e trattamenti inumani e degradanti.

Msf ha osservato che attualmente l’accesso e la continuità delle cure possono essere complicati da barriere linguistiche, diversità culturale nel modo di concepire la malattia, la salute e la terapia, e dalla difficoltà dei rifugiati stessi nella comprensione del sistema sanitario e dei diritti di cui possono avvalersi. L’assistenza verrà quindi offerta secondo un approccio multidisciplinare grazie a un team di Msf composto da medici, infermieri, specialisti al bisogno – tra cui fisioterapista, nutrizionista e ostetrica – operatori socio-sanitari, assistenti socio-legali, uno psicologo e mediatori linguistico-culturali.
 
Accoglieremo i pazienti in un ambiente protetto per un periodo di 30 giorni, dove li seguiremo nel processo di recupero psico-fisico accompagnandoli poi nel reinserimento nel sistema di accoglienza e nella struttura più adeguata alla situazione – ha concluso Elisa Galli - Purtroppo non sempre l’inserimento nelle strutture di accoglienza è automatico, è quindi importante supportare il paziente affinché questo avvenga nel modo più efficace e umano possibile”.

11 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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