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Tumori: studio Avis per nuovi test diagnostici su cancro a prostata e ovaio


Uno studio "potenzialmente rivoluzionario”, la prima ricerca scientifica sui  biomarcatori tumorali condotta su soggetti sani, per aprire una nuova frontiera nella prevenzione del cancro alla postata e all’ovaio. Il progetto di ricerca  e prevenzione ‘Avis dona salute’, presentato oggi a Roma dalla Fondazione ABO, da Avis, Lilt, Siuro, Sigo e Ageo, porterà alla nascita di una biobanca con circa 1.200.000 campioni a disposizione della ricerca, e coinvolgerà 15.000 donatori ai quali verranno effettuate circa 20.500 visite di check up in 4 anni.

24 GIU - Tutto questo grazie ad un nuovo parametro, quello di ‘accelerazione’, sul quale poter sviluppare nuovi test diagnostici che possano permettere una maggiore precisione ed efficienza nella lettura dei parametri della malattia. Il progetto ‘Avis salute’ durerà 5 anni, 4 per la raccolta e analisi dei campioni e uno per l’elaborazione dei dati, ed avrà un costo di circa 25 mln di euro, di cui la maggior parte sarà raccolta da soggetti privati. Coinvolgerà 15.000 donatori tra i 40 e i 60 anni, di cui 10.000 uomini e 5.000 donne. Si prevede che la distribuzione dei donatori a livello regionale sarà la seguente: il 26,2% dalle regioni del nord ovest, il 24,4% dalle regioni del Centro, il 18,7% dal nord est e l' 11.5% dalle isole. Inoltre, a tutti coloro che aderiranno al progetto sarà garantita la massima privacy, i codici verranno infatti ‘craccati’ solo nel caso in cui i valori dei biomarcatori siano allarmanti per un possibile sviluppo di un tumore. Al progetto ha aderito anche la Guardia di Finanza, saranno infatti 700 finanzieri, non abituali donatori, a costituire l’ulteriore panel di controllo della ricerca. Lo studio si concentrerà sulle oscillazioni dei biomarcatori PSA per la prostata e, per l’ovaio, su CA125 e HE4. Ad oggi, nel 70% dei casi, si arriva alla diagnosi di tumore all’ovaio quando è ormai troppo tardi per intervenire. In Italia ogni anno vengono colpite 5000 donne, 2700 muoiono. Il picco di incidenza è tra i 55 e i 65 anni. La sopravvivenza nella gran parte dei casi è inferiore a 5 anni. Il tumore della prostata nell’uomo ha invece un’incidenza del 12% e rappresenta la terza causa di morte. In Italia si registrano 43000 casi l’anno, con 9000 decessi: 24 al giorno. Ogni uomo over 45 è da considerarsi a rischio ma le probabilità di ammalarsi crescono con l’età. Eppure, solo il 22% dei maschi italiani tra i 50 e i 70 conosce il test PSA. Al contrario di quanto accade per il cancro all’ovaio, mediamente chi si ammala di tumore alla prostata ha il 70% delle possibilità di sopravvivere a 5 anni dalla diagnosi.
“Misureremo i marcatori in modo dinamico analizzando le variazioni nel tempo fra tutti i valori disponibili per ogni persona – ha spiegato Massimo Gion, direttore scientifico della Fondazione ABO – L’obiettivo è capire in che modo l’accelerazione della produzione di queste sostanze sia legata a un tumore o a un normale processo fisiologico. Se avremo i risultati sperati – ha concluso – avremo un modello da seguire per la diagnosi di molti altri tipi di tumore”.
 
“Oggi di cancro si guarisce sempre di più – ha detto Francesco Schitulli, presidente nazionale Lilt – e questo soprattutto grazie alla diagnostica ed alla prevenzione. La Lilt con le sue campagne di corretta informazione su tutto il territorio nazionale ha contribuito a sensibilizzare un gran numero di cittadini. Oggi il mondo femminile – ha proseguito - è più attento alla cura della propria salute, rispetto agli uomini che invece si ammalano di più perché meno inclini a sottoporsi a controlli e a seguire un corretto stile di vita. Servono per questo campagne di coinvolgimento e informazione sempre più capillari e mirate”.
 
“In Italia è sempre stato difficile portare avanti progetti di ricerca che coinvolgano una vasta popolazione per un periodo di tempo piuttosto lungo – ha commentato Giorgio Vittori, presidente della Sigo – il progetto Avis va a colmare questo vuoto analizzando a fondo un campione così vasto. È una grandissima opportunità, i risultati potrebbero avere un impatto importante non solo per quanto riguarda l’aspetto diagnostico, ma anche in termini di qualità di vita e benefici economici nel poter ricevere una diagnosi precisa in tempi brevi”.
 
“Ad oggi molte donne si sentono diagnosticare un cancro all’ovaio spesso quando è troppo tardi per il fatto di non presentare sintomi particolari – è questo il quadro presentato dal dottor Francesco Giorgino, presidente dell’Ageo – Il tumore all’ovaio è una bestia nera anche per i ginecologi. Esiste il marcatore CA125, ma non è un marker specifico, e spesso viene utilizzato quando la sintomatologia è grave e il cancro avanzato. Questa ricerca ci permetterà di dare dei valori di riferimento soprattutto per un nuovo biomarcatore: l’HE4. Questo – ha spiegato – a differenza del CA125, è specifico proprio per il tumore all’ovaio. Avere due marcatori da usare, di cui uno altamente specifico, è fondamentale”.
 
“L’uomo, a differenza della donna, spesso si presenta dall’urologo solo quando ha già un problema – ha spiegato Giuseppe Martorana, presidente Siuro – quando invece, con la normale prevenzione, se il cancro alla prostata viene scoperto nella fase iniziale, non solo si può guarire ma si può intervenire anche in maniera conservativa salvaguardando la funzionalità. Attualmente per la diagnosi si usa il biomarcatore PSA, un biomarcatore non specifico, che varia anche in presenza di patologie diverse dal cancro. Questa ricerca invece utilizza un metodo innovativo – ha evidenziato – è una grande opportunità per la ricerca e un’occasione importante di aumentare sensibilità e prevenzione sull’argomento”.
 
Giovanni Rodriquez


24 giugno 2010
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