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Una sanatoria a "pagamento" per le parafarmacie


Un emendamento alla manovra economica, in particolare all’articolo 11 che contiene le misure a carico del settore farmaceutico, rendere possibile la “conversione" delle attuali parafarmacie in farmacie dietro pagamento di una somma di 300 mila euro. Una previsione osteggiata con forza dalle rappresentanze professionali e sindacali dei farmacisti che ne chiedono il ritiro, mentre a sostenerla ci sono le associazioni dei titolari di parafarmacia
 

30 GIU - Il titolare di una parafarmacia potrebbe trasformarsi in titolare di farmacia pagando una tassa di 300.000 euro. Il condizionale è d’obbligo: si tratta infatti della previsione contenuta in un emendamento alla manovra economica, al momento in discussione in Parlamento, che porta la firma dei senatori Filippo Piccone e Paolo Tancredi (entrambi del PdL). E si tratta comunque di un’ipotesi fortemente avversata sia dagli organismi di rappresentanza professionale – il presidente della federazione degli Ordini dei farmacisti, Andrea Mandelli, ha seccamente escluso qualsiasi possibilità di sanatoria per le parafarmacie nel corso dell’ultimo Consiglio nazionale della stessa Federazione – sia dai sindacati, sia dalle Associazioni dei farmacisti non titolari.
Le voci a favore sono venute da “Essere Farmacisti”, Associazione nella quale si riconoscono i farmacisti titolari di esercizi di vicinato: nella nota emessa dall’Associazione si legge che “Essere Farmacisti si è fatta promotrice dell'ideazione, stesura e presentazione controllando ogni passaggio, mediante consulenza tecnica, del provvedimento che finalmente oggi trova suggello ufficiale nella presentazione di un emendamento alla finanziaria da parte di autorevoli esponenti della maggioranza. Un provvedimento che, come già dicemmo a gennaio, propone senza se e senza ma la trasformazione degli esercizi di vicinato di proprietà di farmacisti in farmacie convenzionate con il Servizio sanitario nazionale”. Secondo quanto affermato dai sostenitori dell’emendamento sarebbe così possibile “la vera liberalizzazione”, con l’apertura, “in tempi rapidissimi” di 2-3.000 nuove farmacie. E la tassa di concessione "una tantum" permetterebbe allo Stato di incassare entrate finanziarie aggiuntive e inaspettate. Che i presentatori intenderebbero destinare alla ricostruzione dell'Aquila.
La Filcams CGIL, in rappresentanza dei farmacisti collaboratori di farmacia, dal canto suo ha definito “preoccupante” l'emendamento: “siamo di fronte a una manifesta volontà di introdurre un principio discriminatorio, lontano da qualsiasi forma di riconoscimento meritocratico” si legge nella nota del sindacato “tra coloro che hanno la disponibilità economica di aprire una parafarmacia (grandi società e possessori di parafarmacie in primis)  e  i farmacisti non titolari. Non possiamo non ricordare come in questa fase delicata, a fronte anche dei tagli annunciati al settore, le priorità siano altre a partire dalla salvaguardia delle professionalità esistenti da raggiungere innanzitutto attraverso azioni decise a tutela dell'occupazione e uno sforzo di ridisegno legislativo complessivo del settore che, come sindacato di categoria, abbiamo posto tempestivamente all'attenzione della XII Commissione Igiene e Salute del Senato”. L’accesso alla titolarità, secondo la Filcams, si consegue con lo svolgimento – il più rapido possibile – dei concorsi e con la conseguente “certezza  nell'assegnazione delle sedi”. Solo così si dà “concreta risposta alle giuste aspettative dei tanti farmacisti non titolari che legittimamente ambiscono a raggiungere il traguardo della titolarità di una farmacia”. Meglio dunque ritirare l’emendamento o comunque non accoglierlo nelle fasi successive del confronto parlamentare.
Di “ritiro immediato” dell’emendamento scrive anche la Fiafant, federazione delle associazioni dei farmacisti non titolari. Il provvedimento in questione, infatti, “lederebbe il giusto diritto dei farmacisti non titolari al conseguimento della titolarità di una farmacia per meriti professionali, creando, inoltre, un elemento turbativo nel quadro delle piante organiche comunali”.  Una sanatoria simile, invece, finirebbe col sottrarre farmacie da assegnare per concorso “a favore di chi ha avuto le possibilità economiche di aprire una parafarmacia o più parafarmacie”. Lo stesso importo della tassa (300.000 euro) appare come “un ulteriore indirizzo dell'emendamento a favore dei gestori ricchi di parafarmacie”. “Si eliminano, così anche i non titolari che con sacrifici anno aperto una parafarmacia e che hanno, ora, difficoltà economiche date dalla crisi e dal mancato sviluppo di questo tipo di sistema distributivo”.
“L’immediato ritiro dell’emendamento” viene chiesto anche dal Conasfa (Coordinamento Nazionale Associazioni Farmacisti Non Titolari). “L’approvazione di tale emendamento” si legge nella nota dell’Assocazione “è un insulto alla professione di tanti farmacisti in attesa dei concorsi per assegnazione delle sedi farmaceutiche e in totale antitesi a tutti gli sforzi e intendimenti per una riforma strutturale ed organica del settore”. Per il Conasfa si tratta dell’“ennesimo tentativo di scavalcare il “merito professionale” a favore di lobby economiche che hanno a cuore solo il proprio interesse. “Confidiamo” quindi, conclude la nota “che i diritti di tantissimi colleghi farmacisti non siano calpestati da un semplice sistema di “raccolta fondi””. Qui, si afferma la vera politica “non c’entra nulla”: “la competitività e soprattutto la professionalità non possono essere sostituite da una semplice e irritante offerta all’asta”.

 


30 giugno 2010
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