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Terremoto. Pedrini (Siais): “Innovare e investire sulla sicurezza degli ospedali”


Per la presidente della Società italiana dell’Architettura e l’Ingegneria per la sanità il sisma che ha colpito l’Emilia “impone anche una riflessione sullo stato di salute degli ospedali italiani”.

25 MAG - "Il sisma che ha colpito l’Emilia, provocando vittime, danni alle cose e al patrimonio immobiliare, impone anche una riflessione sullo stato di salute degli ospedali italiani”. Ad affermarlo è Daniela Pedrini, presidente della Società italiana dell’Architettura e l’Ingegneria per la sanità (Siais), in riferimento all’evacuazione, in via momentanea, per motivi strettamente precauzionali e cautelativi, di due ospedali: quello di Mirandola e quello di Finale Emilia.
    
Il caso, aggiunge Pedrini, “riporta l’attenzione sul ruolo strategico che gli ospedali rivestono in caso di calamità. Infatti, se da una parte hanno una funzione di soccorso alla popolazione, dall’altro è richiesta la loro capacità di resistere alla forza d’urto del sisma. Questo significa che si deve porre una particolare attenzione non solo agli elementi portanti e strutturali, ma anche a quelli non strutturali e impiantistici”.

“Chi si occupa di progettazione, ristrutturazione, manutenzione e sicurezza degli ospedali – ha prosegue - , agisce per mettere al centro del proprio lavoro il cittadino/paziente, tenendo conto di diversi fattori: dall’accoglienza fino ad arrivare alla sicurezza. Nel nostro Paese i sistemi costruttivi utilizzati per l‘edilizia sanitaria sono principalmente due: la muratura, prevalente in edifici storici, e le strutture in cemento armato, soprattutto a partire dagli anni ’50 - ’60 del secolo scorso; in misura meno utilizzata sono presenti quelle in acciaio o strutture miste. Uno dei maggiori problemi degli ospedali italiani, a prescindere dai materiali utilizzati per la loro costruzione e dall’età di fabbricazione, è dato proprio dal mancato adeguamento delle strutture nel corso degli anni”.

Da uno studio commissionato nel 2001 dall’ex ministro della Sanità Umberto Veronesi su circa 1.000 presidi, risultava che circa il 65% era stato costruito prima del 1970, il 20% tra il 1971 e 1990 e solamente il 15% dal 1991 al 2001.

“Gli edifici più datati – commenta la presidente del Siais - sono stati realizzati con le normative sismiche del tempo e oggi necessitano senza dubbio di adattamenti importanti per essere al passo con le nuove normative. Questo implica non solo l’adeguamento delle strutture, ma anche degli elementi non strettamente strutturali e degli impianti, al fine di garantire la piena funzionalità e sicurezza dell’intero complesso ospedaliero. In caso di terremoto si riscontrano risposte variabili che dipendano da diversi fattori: dall’epoca di progettazione e realizzazione fino ad arrivare alle sempre più necessarie opere di ristrutturazione, manutenzione ed adeguamento per la sicurezza delle strutture. Oltre che, ovviamente, dalla pericolosità sismica della zona”.

Pedrini ricorda quindi che “l’aggiornamento della normativa antisismica - rimasta ferma, per quanto riguarda la classificazione delle zone sismiche al 1984 e, in relazione alle norme tecniche per la costruzione in zona sismica, al 1996 - è stato avviato solo nella XIV legislatura (2001-2006) con due provvedimenti fondamentali - l’ordinanza 3274/2003 ed il T.U. sulle norme tecniche delle costruzioni, approvato con il Decreto Ministeriale 14 settembre 2005 - ed è proseguito nel corso della XV legislatura (2006-2008) con l’aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni, disposto con un nuovo D.M. il 14 gennaio 2008. Questo provvedimento ha sancito importanti innovazioni rispetto al precedente Testo sia riguardo alla definizione dell‘azione sismica, definita puntualmente sul territorio e non più legata alla classificazione dei comuni, sia riguardo alle prestazioni attese, definite in modo esplicito in funzione dell’utilizzo della costruzione. Esso rappresenta il nuovo Testo Unitario di riferimento”.

Il problema, sottolinea la presidente del Siais, “è che le normative sono andate avanti, ma gli adeguamenti per la sicurezza, a causa delle scarse risorse, sono state fatte a macchia di leopardo. I fatti di cronaca di questi giorni devono riportare l’attenzione anche sull’importanza della figura dell’ingegnere ospedaliero, che è chiamato a rivestire un ruolo sempre più strategico e di responsabilità all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Al contempo, ci auguriamo che i fondi destinati all’edilizia sanitaria vengano sempre più erogati per la costruzione di nuove strutture ospedaliere e per mantenere efficienti e sicure quelle già esistenti”.
 

25 maggio 2012
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