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Obama dichiara guerra all’Aids


Con il lancio di un piano sanitario anti-Hiv senza precedenti, la sanità Usa fa un altro passo verso un modello più europeo. Campagne di prevenzione ed educazione su larga scala, accesso universale alla diagnosi e alle cure, maggiore coordinamento tra i diversi soggetti attivi nella lotta all’Aids: questa la ricetta proposta dall’amministrazione Obama.

14 LUG - L’amministrazione Obama ha ufficializzato ieri il lancio della prima strategia per contrastare la diffusione dell’Hiv/Aids sul territorio americano. Un’iniziativa con pochi o nessun precedente oltre Atlantico e che conferma il nuovo corso della sanità americana.
“Il nostro Paese è a un crocevia”, ha scritto il presidente Usa nel messaggio di presentazione dell’iniziativa. “Proprio in questo momento, stiamo vivendo un’epidemia che richiede un rinnovato impegno, un aumento dell’attenzione pubblica e leadership”.
Fin dall’insediamento, Obama aveva investito l’Office of national Aids policy del compito di sviluppare una strategia nazionale anti-Aids/Hiv. Un piano con “una visione ambiziosa”, ha dichiarato il sottosegretario alla salute Kathleen Sebelius. “Che gli Stati Uniti possano essere un luogo dove le nuove infezioni da Hiv siano un evento raro e che, quando si renda necessario, ogni persona possa avere libero accesso a servizi sanitari di alta qualità e che sia libera da stigma e discriminazioni”.
Ora il piano vede finalmente la luce. Tre gli obiettivi primari fissati dalla commissione di esperti. Innanzitutto, ridurre i nuovi casi di infezioni da Hiv del 25 per cento in cinque anni, intensificando gli sforzi di prevenzione nelle comunità in cui l’infezione è più diffusa, espandendo le misure di prevenzione mirata ed educando tutta la popolazione americana sui rischi dell’Hiv e sulle misure di prevenzione. Il secondo caposaldo è un ampliamento dell’accesso all’assistenza sanitaria attraverso la costruzione di un sistema senza soluzioni di continuità in cui le persone affette da Hiv godano di servizi coordinati e di qualità per tutto il percorso di diagnosi e cura. Infine, la riduzione delle diseguaglianze connesse alla patologia.
“Per raggiungere questi obiettivi - ha aggiunto il presidente - dobbiamo dare una risposta più coordinata all’epidemia. Il governo federale non può farlo da solo, né deve. Il successo dipenderà dall’impegno del governo a tutti i livelli, del settore economico, delle comunità di fede, della filantropia, delle comunità mediche e scientifiche, delle istituzioni educative, delle persone affette da Hiv”.
“La strategia - ha spiegato Jeffrey Crowley, direttore dell’Office of national Aids policy - fornisce una roadmap per impegnare la nazione contro l’epidemia “domestica” di Hiv. Non è intesa per essere una lista di tutte le attività possibili contro l’Hiv/Aids negli Usa, ma come un piano conciso che identifichi le priorità e le azioni strategiche che possano portare a raggiungere outcome misurabili”.
 
A.M. 

14 luglio 2010
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