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Diabete in Toscana. Pazienti informati e soddisfatti dei medici, meno per liste d'attesa e servizi

Secondo l’indagine di Gfk Eurisko in cui si fotografa la situazione in Toscana Medici e pazienti esortano la Regione a spingere di più su territorio e formazione. Dall'indagine la Toscana si posizionerebbe in una fascia media rispetto all’Italia, ma i dati vanno interpretati considerando l’ottima organizzazione a cui sono abituati i cittadini e che li rende, probabilmente, più esigenti di altri.

07 OTT - E sebbene la maggior parte dei pazienti diabetici toscani in terapia risulti consapevole, attiva e competente nella gestione della propria patologia in una misura percentuale sostanzialmente in linea con il resto d’Italia, il dato registra una lieve flessione per la soddisfazione nei confronti dei servizi. Infatti la soddisfazione dichiarata per la disponibilità e competenza dei medici curanti è tale per l’84% dei toscani (contro 88% di media del resto d’Italia) mentre il valore di gradimento per la qualità dei Servizi sanitari in termini di accessibilità, tempi di attesa e servizi offerti è del 76% (contro il 75% del resto d’Italia).
Dati che posizionerebbero la Toscana in una fascia media rispetto all’Italia ma che invece vanno interpretati considerando l’ottima organizzazione a cui sono abituati i cittadini e che li rende, probabilmente, più esigenti di altri.
 
Sono questi alcuni tra i dati più evidenti dell’indagine condotta su scala nazionale da Gfk Eurisko e che, estrapolati a livello regionale, posizionano la Toscana tra le regioni sostanzialmente nella media alta per autonomia e competenza dei pazienti ma con valori di gradimento dei servizi che non eguagliano quelli del medico.
 
La declinazione toscana della ricerca Eurisko è stata presentata nei giorni scorsi a Firenze nel corso di un incontro tra esperti organizzato da Sics, Società italiana di comunicazione scientifica e sanitaria e realizzato con il sostegno di Sanofi.
 
All’incontro hanno partecipato rappresentanti delle associazioni dei pazienti, rappresentate da Roberto Cocci, Presidente di Federazione Toscana Diabete, delle Società scientifiche di riferimento (Roberto Anichini, Direttore Diabetologia Az. Usl 3 Pistoia e Past President della Società italiana di diabetologia, Graziano Di Cianni, Direttore Diabetologia di Livorno e Presidente dell’Associazione medici diabetologi ed Edoardo Mannucci, Direttore della Diabetologia di Careggi); delle farmacie ospedaliere e del territorio (Cesare Pellini, Vicepresidente Urtofar Toscana; Fabio Lena, Direttore Politiche del farmaco Azienda Usl Toscana Sud-Est) della Regione, rappresentata da Lorenzo Roti, Responsabile dell’Organizzazione delle cure e percorsi di cronicità e Paolo Bambagioni, Vicepresidente della Commissione Sanità e del management con Enrico Desideri, DG Toscana Sud-Est e Vicepresidente di Federsanità Anci.
 
Il coinvolgimento attivo del paziente nella gestione della malattia ha effetti significativi sulla soddisfazione del paziente e sulla sua qualità di vita. Questo significa una migliore percezione dello stato di salute, un umore migliore, migliori relazioni sociali e familiari e migliori risultati in termini di buon controllo glicemico, minori ipoglicemie gravi, più aderenza al trattamento e maggiore capacità di migliorare il proprio stile di vita.

I risultati dello studio condotto da GfK Eurisko su un campione nazionale di 500 pazienti con diabete di tipo 2 in trattamento con insulina confermano – anche a livello della Regione Toscana – l’importanza di una buona relazione medico-paziente nel favorire il coinvolgimento attivo del paziente e nel migliorare i risultati della cura. Paziente che, in Toscana, si caratterizza per una migliore condizione fisica rispetto all’Italia, in termini di sovrappeso (43% in Toscana vs 46% in Italia) e obesità (24% contro 27%), due fattori di rischio importanti nella patologia diabetica.
 
“Il medico – ha dichiarato Isabella Cecchini, Direttrice del Dipartimento di Ricerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha un ruolo fondamentale nell’educare il paziente e renderlo consapevole dell’importanza della cura e di un corretto stile di vita. Tale consapevolezza migliora la soddisfazione del paziente attraverso un migliore controllo della malattia”.
 
L’indagine ha confermato che anche nella Regione Toscana, più che nel resto d’Italia, il diabetologo è il medico di riferimento per il paziente (per il 92% degli intervistati), mentre il medico di medicina generale ha un ruolo più collaterale, anche se per quasi il 60% dei pazienti ha una funzione di supporto e guida importante nella gestione quotidiana della malattia e dello stile di vita. In Toscana, questo dato, rafforza quello assolutamente marginale (4%) circa la quota di pazienti che si rivolgono al privato.
 
“Sappiamo” ha osservato Enrico Desideri, Direttore Generale dell’Azienda Usl Toscana Sud-Est e Vicepresidente di Federsanità Anci “che gran parte dei costi (circa l'85% del totale) e delle sofferenze dei nostri cittadini sono legati alle malattie croniche e la patologia diabetica è estremamente paradigmatica in tal senso. Sono malattie che posso essere prese in carico dagli specialisti ma trovano nelle Cure Primarie la migliore risposta di prossimità. Di questo non possiamo non tenerne conto e per questo motivo l’idea che stiamo percorrendo è che i medici di famiglia organizzati in Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) possano strutturare una risposta forte e organizzata al loro interno grazie a un rapporto continuo con lo specialista dell'ospedale di riferimento. Un paziente diabetico ben assistito peraltro è anche meno costoso” ha quindi sottolineato Desideri “il che significa da un lato avere una vista sostanzialmente normale allontanando il rischio di infarto, ictus o insufficienza renale, dall’altro, per il sistema, rappresenta la soddisfazione di curare bene spendendo meglio per reinvestire in tecnologie e nuovi farmaci. Una strategia” ha concluso “che premia l’autonomia prescrittiva del medico (che reputo fondamentale), la continuità terapeutica e soprattutto l'aderenza alla terapia. In questo contesto diventa importante anche la figura del farmacista del territorio che assume una funzione di raccordo e di sostegno”.

Il fatto che in Toscana i pazienti diabetici si siano detti molto soddisfatti dei medici ma un po’ meno dei servizi non deve tuttavia stupire più di tanto. Come detto la complessiva ottima organizzazione dei servizi ha reso i cittadini toscani certamente molto esigenti ma se da un lato si spiega con il fatto che in Toscana, più che in altre regioni, è stata operata una concentrazione dei centri diabetologici, scelta che spesso viene percepita dal paziente come una “diminutio” dei servizi poiché non ha più l’ambulatorio sotto casa, dall’altro un potenziale rischio che la “periferia” offra un livello assistenziale meno performante esiste. Soprattutto se le reti con le Cure primarie non sono più che strutturate.

“Crediamo” ha sottolineato in tal senso Graziano Di Cianni, Direttore della Diabetologia di Livorno e Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi della Toscana “che spazi di miglioramento ce ne siano. In primis nei servizi di secondo livello. Il sistema si regge su due gambe importanti: la medicina generale e i servizi specialistici e questi, soprattutto in periferia, devono essere potenziati. Il servizio sanitario toscano funzionerà ancora meglio nella misura in cui sarà uniforme su tutto il territorio. Il paziente diabetico che vive in zone periferiche non può essere svantaggiato rispetto a chi vive più vicino ai grandi centri ma la seconda grande sfida” ha aggiunto Di Cianni “è quella di creare delle strutture di team diabetologico veramente complete, dal diabetologo al dietista, dal podologo allo psicologo così come prevede, del resto, la normativa regionale. Le risorse necessarie per completare questo disegno” ha concluso “non potranno che scaturire da percorsi di appropriatezza”.

Anche secondo Edoardo Mannucci, Direttore della Diabetologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi, la Toscana può intraprendere strade di miglioramento organizzativo ma anche di carattere formativo. “È necessario” ha osservato “tenersi al passo con la rapidissima evoluzione tecnologica a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Un professionista competente e aggiornato che lavora in un sistema che funziona ne ricaverà certamente un vantaggio in termini di miglioramento della sua attività professionale e quindi della qualità di prestazioni offerte ai cittadini. La Regione dal canto suo” ha quindi concluso Mannucci “dovrebbe investire da un lato modificando i modelli organizzativi ma anche dal punto di vista tecnologico dotando il sistema, per esempio, di supporti informatici che permettano un rapido e agevole scambio di dati e informazione sul territorio”.

“Il nostro obiettivo” ha fatto eco Lorenzo Roti, Responsabile dei Percorsi di cronicità della regione Toscana “è sempre stato quello di creare un rapporto diverso e più sinergico tra MMG e specialisti. L’abbiamo fatto non burocraticamente, ma costruendo dei raccordi professionali, facendo diventare in alcuni casi il diabetologo una sorta di consulente per i gruppi di medicina generale senza con questo ridurre il livello di importanza dei centri specialistici”.

“Seppure in presenza di risorse economiche diminuenti e domande di salute e di servizi crescenti” ha infine sottolineato Paolo Bambagioni, Vicepresidente della Commissione Sanità della regione Toscana “la patologia diabetica è gestita con una presenza territoriale abbastanza diffusa e qualificata tant'è che c'è un buon giudizio da parte dei pazienti. Siamo però in una fase di grandi cambiamenti e per questo abbiamo invitato i rappresentanti del mondo associativo, insieme ai direttori generali della Toscana, in Commissione per poter capire bene nei prossimi tre o quattro anni che tipo di evoluzione ci potrà essere e ipotizzare i miglioramenti più opportuni. Miglioramento” ha aggiunto Bambagioni “significa passare anche per una migliore formazione del paziente, del medico di famiglia e anche dello specialista sfruttando risorse all'interno delle università. Abbiamo visto che laddove il paziente è più competente ha anche un maggior grado di soddisfazione e riesce a controllare meglio la sua salute e la sua malattia. Quindi si tratta di un'evoluzione, una sfida, e da questo punto di vista credo sia importante che la Regione Toscana sostenga questo investimento perché spendere in tal senso non significa buttare via i soldi ma credere nel fatto che un paziente ben curato oggi porterà molti risparmi, pensiamo ai ricoveri evitati, domani”.

Sulla base delle risposte dei pazienti diabetici in terapia con insulina, i ricercatori Gfk Eurisko hanno stimato in circa 5000 i ricoveri all’anno legati al diabete. Una percentuale superiore alla media nazionale ma con una durata media del ricovero inferiore (mediamente 6 giorni contro gli 8,5 della media nazionale). La stima dei costi per questi ricoveri fissa l’asticella alla cifra annua di circa 23milioni di Euro mentre sono mediamente circa 1200,00 gli euro all’anno spesi privatamente da ogni paziente per trasporti, visite specialistiche, prodotti specifici o attività a supporto della gestione della malattia. 

07 ottobre 2016
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