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Medicina di genere. Ausl di Ferrara presenta un progetto pilota a Berlino

L'occasione è stata il 7° Congresso internazionale della Società Internazionale di Medicina di Genere tenutosi lo scorso 20-21 settembre. l “modello” Ferrara prevede azioni dirette agli operatori sanitari per costruire una comunità scientifica e professionale competente sulla Medicina di Genere. Gli strumenti  sono corsi di formazione a distanza; workshop per reti cliniche; e sperimentazione di un modello di ospedale orientato al genere.

05 OTT - “Il Modello pilota della medicina di genere dell’Azienda Sanitaria Locale di Ferrara è un progetto originale e uno dei pochi strategico-organizzativi per la diffusione della Medicina di Genere”. Con queste parole Marek Glezerman, Presidente dell’IGM Società Internazionale della Medicina di Genere e Direttore del Centro di Ricerca sulla Medicina di Genere del Rabin Medical Center e dell’Università di Tel Aviv ha commentato il poster scientifico presentato al Congresso di Berlino da Fulvia Signani, dirigente psicologa di Ausl, per il gruppo di lavoro ferrarese.
 
Un’approvazione di assoluto rilievo internazionale confermata anche dalla contestuale proposta di Karolina Kublickiene, Direttrice del Centro per la Medicina di Genere al Karolinska Institut (Stoccolma, Svezia) da sempre attento all’educazione con l’uso delle nuove tecnologie, al gruppo di progetto ferrarese/emiliano-romagnolo, per una prestigiosa collaborazione con il Centro da lei diretto.
 
L’Azienda Sanitaria Locale di Ferrara è stata, infatti, invitata, dalla Società Internazionale di Medicina di Genere al 7° Congresso Internazionale tenutosi a Berlino il 20-21 settembre scorso, a illustrare il poster scientifico del Modello “La rivoluzione silenziosa della Medicina di Genere”, ideato a Ferrara, e tra i primi in Italia, arricchito dai recenti dati e feedback dei 120 partecipanti alla prima edizione.
 
Il congresso presentava tra i relatori l’universalmente riconosciuta pioniera della medicina di genere: Marianne J. Legato professore emerito di Medicina Clinica alla Columbia University e alla Johns Hopkins Medical School, scrittrice e conferenziera, che ha analizzato come la Medicina di Genere si dovrebbe rapportare a genetica, nanotecnologie e robotica, esprimendo su questi aspetti “una grande preoccupazione in merito agli effetti che potranno avere queste applicazioni, forse anche sulla modifica dell’identità sessuale”.
 
Il “modello” Ferrara prevede azioni dirette agli operatori sanitari ora in servizio e che lavoreranno ancora per lungo tempo, per costruire una comunità scientifica e professionale competente sulla Medicina di Genere con persone che diventano innovatori pronti a promuovere questo nuovo orientamento in medicina e a essere snodo di reti di professionisti da sensibilizzare. Gli strumenti del modello sono corsi di formazione a distanza, arricchiti da seminari in presenza; workshop per reti cliniche (cardiologia di genere, diabetologia di genere, etc.), utili a favorire la condivisione delle evidenze scientifiche più aggiornate; sperimentazione di un modello di ospedale orientato al genere.
 
La medicina di genere è un recente orientamento basato su evidenze scientifiche che dimostrano le differenze tra il corpo dell’uomo e della donna, non solo per ciò che riguarda gli apparati sessuali e procreativi. La ricerca bio-medica sta dimostrando, infatti, che la salute e la malattia hanno caratteristiche diverse nell’uomo e nella donna. La medicina di genere ha iniziato a sedimentare sempre più evidenze che dimostrano quanto sia appropriato, utile, economico, etico ed equo orientare la diagnosi e la cura in un’ottica di genere.
 
Differenze che, se non conosciute, possono essere fatali; aspetti, questi, che, per centinaia di anni, la medicina ha rifiutato di affrontare o ha volutamente ignorato. Medicina di genere è una denominazione “nuova” che, oltre a fare tendenza, avvia il sistema sanitario a criteri di appropriatezza ed equità delle cure, nel rispetto di donne e uomini, con specificità che ormai non è più possibile ignorare, anche nei modelli di organizzazione sanitaria e nei percorsi clinici.
 
La Società Internazionale di Medicina di Genere IGM con la sessione berlinese ha l’obiettivo di fornire, nel tempo, una piattaforma di discussione e confronto per medici, scienziati e professionisti di varie discipline interessate alla Medicina di “genere e sesso specifica”. I temi della ricerca clinica di base, della medicina applicata e della salute pubblica, sono stati, infatti, trattati dai più importanti relatori e relatrici in campo mondiale.
 
A Berlino, dei professionisti coinvolti nel “Modello della ‘rivoluzione silenziosa’ di Ferrara per la Medicina di Genere” era presente anche Walter Malorni, Direttore del centro di Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità; Roberta Mori Consigliera Regionale, Presidente della Commissione per la Parità, prima firmataria e proponitrice della Legge Quadro Regionale per la parità e contro le discriminazioni di genere della Regione Emilia Romagna; Amelia Ceci, Formatrice, Tutor del Corso FAD Elementi di Medicina di Genere, dell’Azienda USL di Reggio Emilia.
 
Tra le relazioni della delegazione italiana a Berlino, da segnalare quella di Giovannella Baggio, Direttore dell’Unità di Medicina Generale Azienda Ospedaliera di Padova, Professore di Medicina di Genere all’Università di Padova, e Presidente del Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere, che ha provocatoriamente affermato, suscitando vivaci reazioni, che: “la Medicina di genere non esiste come disciplina a sé, ma è un sapere che attraversa tutte le discipline della cura”.
 
Il team multidisciplinare di Ferrara è impegnato a costruire un modello di lavoro per rendere concreta l’applicazione della medicina di genere nelle aziende sanitarie, sia ospedaliere sia territoriali e trarne una formula attuabile, esportabile, personalizzabile, che possa essere utilizzata anche in altri territori della nostra nazione.
 
Il Gruppo, coordinato da Signani Fulvia, annovera: Walter Malorni dell’ISS Istituto Superiore di Sanità, Roberto Manfredini e Annamaria Ferraresi per Università e Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara, Barbara Curcio Rubertini e Corrado Ruozi dell’Azienda Sanitaria Regionale, Roberta Mori consigliere della Regione Emilia Romagna prima firmataria della legge dedicata, Mauro Marabini, direttore sanitario di Ausl Ferrara, cui si aggiungono, Caselli Barbara, Paparella Gianna, Ceci Amelia, Curcio Rubertini Barbara, Poletti Nicola, Beccari Simonetta, Forni Riccardo, Orlandini Milo, Roncarati Elisa; cioè, ricercatore, medico, infermiera, psicologa, sociologa, metodologo della formazione, giornalista, esperto di divulgazione scientifica con l’uso delle nuove tecnologie e dei social network, manager di piattaforme informatiche.

05 ottobre 2015
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