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Medicina generale. Non sono i medici a mancare. È il sistema formativo post-laurea a non abilitarne abbastanza

02 MAR - Gentile Direttore,
in questi giorni, l’assegnazione degli incarichi di Assistenza Primaria, Continuità Assistenziale ed Emergenza Sanitaria Territoriale  è culminata in una vera e propria carneficina: serie le conseguenze sui medici, e di rimbalzo le criticità che si riverbereranno sull’assistenza ai cittadini.
 
39 posti da Medico di Famiglia sono rimasti scoperti, quasi tutti i posti dell’Emergenza Sanitaria Territoriale andati deserti e solo 11 incarichi assegnati su oltre 200 disponibili per la Continuità Assistenziale.

Non ci sono medici in possesso del “Corso Triennale” a sufficienza per per partecipare alla selezione e chiedere gli incarichi.

Per l’emergenza poi, è ampiamente evidente che il mancato rispetto dei prescritti disposti convenzionali da parte delle Aziende e della Regione Emilia Romagna, ha prodotto un numero ancor inferiore di medici in possesso del titolo. Graduatorie regionali e aziendali non danno sufficiente gettito.
 
Viene così da chiedersi se l’intento politico sia portare all’estinzione la Medicina Generale nelle sue varie articolazioni.
 
Quello che vediamo ora è uno scandaloso risultato annunciato da anni da questo sindacato.

Le politiche fallimentari sulla formazione dei medici dopo la laurea perseguite e reiterate nonostante gli allarmi non potevano che produrre questo epilogo disastroso.
 
Non sono i medici a mancare, ma l’organizzazione e l’offerta corsuale di formazione post laurea tale da far conseguire ai medici i titoli necessari per poter partecipare e concorrere all’assegnazione degli incarichi che rimangono endemicamente vacanti e non coperti.
 
In Emilia Romagna la politica dell’Assessorato alla Salute si è distinta per essere stata caratterizzata da una irrefrenabile inconsiderazione rasentante un senso di spregio per i giovani medici, tanto da non prendere in considerazione tutte le istanze che dal 2011 sono state portate avanti.

Non è stato concesso il tempo parziale, già previsto dal DM 2006, ai pochi corsisti in medicina generale, e si sono costretti i giovani medici a doversi formare e sopravvivere con circa 11.603 euro all’anno, rigorosamente lordi.

Oggi i cittadini si vedono così assistiti da medici che ricevono un incarico di 6 mesi, forse di 1 anno, e che poi cambiano.

Chi garantirà il rapporto fiduciario e la continuità delle cure? A chi giova un sistema “usa e getta” nel quale, almeno per l’assistenza primaria, il medico con incarico provvisorio di AP prende quasi la metà dello stipendio del medico titolare ?

E a questi medici che garantiscono il pubblico servizio senza il corso MMG, si vedranno riconosciuti i meriti sul campo o saranno usati – come lo sono stati sinora - come medici “usa e getta”? Se sono da anni in grado di svolgere lo stesso lavoro e le stesse funzioni nei settori della Medicina Generale, avranno un riconoscimento per i meriti e l’esperienza maturata sul campo o verranno semplicemente dismessi e usati “al bisogno”?

I problemi andavano affrontati in maniera sistematica a livello nazionale, e le regioni avrebbero dovuto spingere per questo, non solo per tentare di ottenere autonomia sul tema, come abbiamo letto in questi giorni. I medici sono di tutto il paese, non di una o dell’altra regione, e riteniamo inadeguato su un tema come questo, continuare a spacchettare l'Italia in diverse velocità e programmazioni.
 
Questo scempio non potrà che impegnare questo sindacato nella tutela delle centinaia di medici che, pur essendo vittime dell’insufficiente livello di formazione regionale, cercano di garantire l’assistenza sanitaria ai cittadini a dispetto di tutto un sistema che sembra volerne programmare l’estinzione come fine o comunque come prodotto di una solipsistica mala organizzazione, sorda ed incurante dei risultati fallimentari di cui si è detto e che sono sotto gli occhi di tutti.
 
Anna Esquilini, responsabile Emergenza Sanitaria Snami Bologna
Michela Baldini, vice presidente Snami Forli Cesena
Marco Zaccaria, responsabile Emergenza Sanitaria Snami Ferrara
Roberto Pieralli, segretario Regionale Snami Emilia Romagna


02 marzo 2018
© Riproduzione riservata

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