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Università e Ordine dei medici. L’importanza della collaborazione. Un’indagine dell’Omceo di Modena

L’introduzione dell’insegnamento della medicina generale durante il corso di laurea in medicina e chirurgia va sicuramente in questa direzione nella realtà modenese. Sempre dall’analisi dei dati emerge quanto sia importante il ruolo dell’Ordine come casa del neoabilitato. La medicina generale rappresenta l’opportunità di crescita professionale più frequentata

02 OTT - La Commissione Giovani Professionisti dell’Ordine dei Medici di Modena, nelle more di rilevare le insidie ed i comportamenti più comuni che contraddistinguono i primi passi del percorso professionale dei neolaureati, ha ideato e somministrato nel 2015 un questionario rivolto agli iscritti under 40.
 
In linea con quanto riportato in letteratura sulla percentuale di adesione ai questionari, ha risposto il 16% degli aventi diritto (186 partecipanti), con un’età media di 32 anni ed una netta prevalenza del sesso femminile (65%); tale campione è rappresentativo sia per distribuzione di genere che per età degli iscritti modenesi under 40.

Per avere un’istantanea più corretta della realtà, il campione è stato suddiviso in 4 sottogruppi: non formati (coloro che sono in attesa di intraprendere un percorso formativo post lauream), formandi (specializzandi e corsisti della formazione specifica), formati (specialisti e medici di medicina generale) e odontoiatri. Tale suddivisione ha permesso di evidenziare le problematiche nei vari step dell’accesso alla professione. Gli odontoiatri sono stati presi in considerazione separatamente, perché il percorso formativo e professionale post lauream risulta essere nettamente diverso da quello dei colleghi medici chirurghi.

Il sottogruppo dei non formati ci permette di descrivere quello che avviene nei primi anni di accesso alla professione: in attesa di concorrere per accedere alla formazione specialistica, il giovane medico lavora sul territorio, come libero professionista, accolto nel mondo della medicina generale, assumendo con incarichi temporanei il ruolo di sostituto del medico di medicina generale, medico prelevatore e lavorando nel servizio di continuità assistenziale. Il monte orario è in genere inferiore alle 30 ore settimanali e lo stipendio medio è inferiore ai 1000 € mensili. Da un punto di vista socio-anagrafico sono medici giovani, età media 28 anni che non hanno ancora formato una famiglia perché ritengono che la genitorialità possa essere causa di rallentamento all’accesso professionale.

Il campione dei formandi ci permette di conoscere l’approccio alla professione nella fase della formazione specialistica post lauream: lo stipendio medio si stabilizza nella fascia tra i 1000 ed i 2000 € ed il monte orario settimanale è compreso tra le 40 e le 50 ore. In passato dichiarano di avere svolto altre attività professionali, oltre il 60% nell’ambito della medicina generale in tutti i suoi settori, a testimoniare che l’accoglienza dei giovani medici sul territorio è una costante dei primi anni professionali. L’età media è 31 anni e sale la quota di giovani genitori, nonostante questi professionisti non si ritengano tutelati dai contratti e pensino che la genitorialità possa rallentare il percorso professionale.

La categoria dei formati, invece, descrive la realtà del neospecialista o del nuovo medico di medicina generale, nei primi anni successivi all’acquisizione del diploma di formazione. Si assiste ad una stabilizzazione del professionista: il 30% ha un contratto a tempo indeterminato, il 25% a tempo determinato, un 40% lavora prevalentemente in forma libero professionale. Il 50% lavora più di 40 ore settimanali e lo stipendio mensile si localizza nella fascia 2000-3000 €. La sede di lavoro è equamente distribuita tra territorio ed ospedale, solo una piccola quota riguarda il privato. L’età media sale a 36 anni e, dato atteso, incrementa la percentuale di medici con figli a carico. 
 

 

 
Allargando l’obiettivo alla totalità del campione si scopre che l’81% ha conseguito la laurea nei 6 anni previsti dal percorso accademico e i 2/3 dichiara di non avere avuto tempi di attesa nella fase di accesso alla formazione specialistica o specifica, riuscendo ad accedervi al primo concorso post lauream utile.
A dispetto delle rapide tempistiche che caratterizzano il conseguimento del titolo accademico e l’accesso ai corsi di specializzazione, quasi la metà del campione si dichiara poco soddisfatto del bagaglio culturale acquisito nei percorsi formativi. Andando a scorporare il dato in base alle tre categorie professionali, in realtà, si nota un buon grado di soddisfazione sia nei formati (58%) che nei formandi (55%), mentre la percezione di aver acquisito un buon livello di formazione cala drasticamente nei non formati (29%).
 
 

 
In quest’ultimo gruppo la formazione è prevalentemente riferita alle acquisizioni delle conoscenze di base fornite dall’università. L’insoddisfazione potrebbe essere correlata, in primis, al fatto che il mondo del lavoro che li accoglie è quello della medicina generale, disciplina poco trattata durante il percorso accademico. Inoltre è probabile che l’insicurezza sul proprio futuro, determinata dalla possibilità di stazionare nell’imbuto formativo, favorisca una valutazione soggettiva al ribasso del gradimento riferito alla formazione accademica; tale comportamento trova giustificazione nell’imprescindibilità, ad oggi, del conseguimento di un diploma di formazione post lauream nell’ambito di un progetto di stabilizzazione nel mondo della professione medica.
D’altra parte, è chiaro come il processo di acquisizione di consapevolezza sul proprio grado di formazione incrementi man mano che aumentano le esperienze professionali, come dimostra il comportamento del gruppo dei formati che apprezza maggiormente, a distanza di anni dal percorso accademico, tutto ciò che costituisce la base della piramide della conoscenza.

Il grado di soddisfazione riguardo alla carriera professionale rispecchia il fenomeno già evidenziato sulla formazione: il 60% dei formati e dei formandi si dichiara abbastanza e completamente soddisfatto della propria carriera professionale, mentre più della metà dei non formati si dichiara poco soddisfatto.
 
 

 
Identificato e descritto il crocevia che caratterizza l’accesso alla professione medica, il questionario ha potuto assumere significato di strumento politico se si considerano le soluzioni successivamente proposte a livello locale per fare fronte ai fabbisogni emersi.
Fabbisogni che riguardano soprattutto la categoria dei non formati, la più vulnerabile e la più meritevole di interventi, in base ai dati raccolti. Come descritto in precedenza, è la medicina generale che accoglie i neoabilitati nei primi passi nel mondo della professione, ma dal grado di soddisfazione in termine di formazione e carriera professionale non si sentono sufficientemente preparati ad affrontare tale percorso.
 

 
I risultati sottolineano quanto possa essere importante intensificare la collaborazione tra Ordine e Università, in termini di audit e di pianificazione di strategie rivolte alla soddisfazione di quei fabbisogni formativi capaci di avere ricadute immediate per il giovane professionista.
L’introduzione dell’insegnamento della medicina generale durante il corso di laurea in medicina e chirurgia va sicuramente in questa direzione nella realtà modenese, ed è in linea con i fabbisogni emersi.

Sempre dall’analisi dei dati emerge quanto sia importante il ruolo dell’Ordine come casa del neoabilitato in una fase in cui l’accesso al mondo della professione medica, spesso priva di associazionismo rappresentativo, necessita di supporto e chiarimenti.
In quest’ottica la presenza di una Commissione Giovani Professionisti all’interno dell’ordine dei medici soddisfa questo tipo di esigenze garantendo risposte e soluzioni individuali (sportello giovani) e collettive (eventi formativi).

Ciò che ciascun ordine può risolvere nella propria autonomia e dimensione provinciale, attraverso iniziative locali, non può e non deve essere utilizzata per mascherare la necessità di mettere in atto soluzioni nazionali e regionali che favoriscano una migliore programmazione in termini di risorse umane con un incremento dei contratti di formazione specialistica e delle borse di studio per il corso di formazione specifica in medicina generale. Manovre utili non solo ad adeguare i numeri delle risorse umane ai fabbisogni determinati dai pensionamenti, ma che ridurrebbero i numeri del precariato e l’insoddisfazione professionale che ne deriva, allargando il collo dell’imbuto formativo dell’immediato post lauream.

Il raddoppio del contingente numerico su scala nazionale del corso di formazione specifica in medicina generale va in questa direzione e, se tale incremento fosse stabilizzato nei prossimi cinque anni e si riuscisse a renderlo sempre più aderente ai fabbisogni regionali, potrebbe garantire una buona tenuta del sistema. Stesso strategia si auspica possa essere messa in atto per le scuole di specializzazione.
 
Dallo studio emerge inequivocabilmente che la medicina generale rappresenta l’opportunità di crescita professionale più frequentata dal giovane collega. Incanalare le attività lavorative in percorsi formativi e professionalizzanti nell’ambito di strutture riconosciute nel percorso di formazione in medicina generale, garantirebbe la possibilità di costruire, in osservanza di legge, un canale preferenziale che potrà essere utilizzato da chi sceglierà la medicina generale come dimora professionale definitiva, accelerando l’accesso alla professione. 
 
Dott.ssa Letizia Angeli
Consiglire OMCeO Modena e coordinatrice Commissione Giovani Professionisti
 
Dott. Carlo Curatola
Consigliere Segretario OMCeO Modena

02 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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