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Covid. Bonaccini ha la polmonite. Il suo appello: "Dobbiamo contrastare il Covid. So di chiedere sacrifici, ma è necessario”

Il presidente della Regione Emilia Romagna ha raccontato su Facebook la sua malattia: “Vista la forte tosse persistente, ho fatto ulteriori accertamenti. Mi hanno diagnosticato una polmonite bilaterale ad uno stadio iniziale”. Al momento viene assistito a casa. Poi l'appello: “So bene che dietro ogni sospensione o limitazione ci sono persone e famiglie che vanno ancor più in difficoltà, dopo mesi già difficili. Ma serve fare un altro sforzo. E dobbiamo farlo tutti, proprio tutti, nessuno escluso. Dobbiamo impedire al virus di nutrirsi di sottovalutazione e insofferenza. I posti letto non sono infiniti”.

13 NOV - Ha tosse persistente e una polmonite bilaterale ad uno stadio iniziale, il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, dal due novembre in isolamento dopo essere risultato positivo al covid. Lo ha raccontato lui stesso su Facebook, lanciando un appello a rutti i cittadini perché, nonostante tutte le difficoltà derivanti dalle restrizioni, non smettano mai di seguire le misure di contenimento del contagio.

Al momento Bonaccini viene assistito a casa. I medici ritengono che il ricovero non sia necessario: “E questo è almeno un sollievo. Ho massima fiducia nella loro valutazione e mi affido alla loro capacità e alle loro cure. Continuerò dunque a lavorare da casa, rinunciando magari a qualche eccesso di stress che in questi mesi non mi ha certo aiutato. Ma non mi fermo”, scrive Bonaccini.

Dunque il suo appello: “Noi dobbiamo contrastare il Covid e la sua avanzata fino a quando non ci sarà il vaccino per tutti. Ma temo serviranno ancora diversi mesi e dunque non ci sono scorciatoie”.

In merito all'ordinanza emanata ieri, che contiene ulteriori misure e restrizioni, il governatore dell’Emilia Romagna sostiene di averla firmata “col cuore pesante perché so bene che dietro ogni sospensione o limitazione delle imprese e del lavoro ci sono persone e famiglie che vanno ancor più in difficoltà, dopo mesi già difficili. In tanti mi scrivete tutti i giorni per raccontarmelo: non riesco sempre a rispondere a tutti, voglio però assicurarvi che vi leggo con attenzione e nessun messaggio, che sia di preoccupazione o disperazione, di rabbia o di richiesta d'aiuto, mi lascia indifferente. Tutt'altro, davvero. So anche che ogni limitazione delle libertà personali è un sacrificio, soprattutto quando si protrae così a lungo nel tempo. Penso in particolare ai più piccoli, o ai giovani, che avrebbero tutta la voglia e il diritto di vivere diversamente questo tempo della propria vita. Penso agli anziani. Alle persone fragili”.

Ma “serve fare un altro sforzo. E dobbiamo farlo tutti, proprio tutti, nessuno escluso”, chiarisce Bonaccini. “Perché dobbiamo impedire al virus di nutrirsi di sottovalutazione e insofferenza. I posti letto non sono infiniti come non lo è la capacità di sopportazione dei lutti, della malattia, della sofferenza. Né possiamo ignorare le regole e poi dire che il lavoro o la scuola non si possono fermare. Perché è solo dal rispetto di tutti delle limitazioni (anche di quelle non scritte: ad esempio stare a casa se non è davvero indispensabile uscire) che dipende la nostra capacità di fermare il contagio, di rallentare i ricoveri, di contenere i decessi. E di tutelare il diritto alla salute, al lavoro, alla scuola”.

Un appello “da presidente, ma anche da persona che ora sta curandosi. Per il bene che vogliamo a noi stessi e agli altri. Perché regga la nostra sanità, fatta da donne e uomini capaci di tenere insieme grande professionalità e grande umanità, e a nessuno siano precluse le cure di cui ha bisogno”, conclude Bonaccini.
 

13 novembre 2020
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