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Vaccini Covid. Omceo dell’Emilia-Romagna contro “una pericolosa deregulation professionale”

Per gli Ordini dei medici dell’Emilia Romagna la necessità di aumentare la copertura vaccinale “non può in alcun modo legittimare il trasferimento di funzioni mediche esclusive ad altre figure”. Per gli Omceo, che evidenziano come dopo l’apertura governativa ai farmacisti e al personale sanitario “anche altre categorie professionali sanitarie stanno rivendicando la stessa indipendenza”, occorre “intervenire” contro decisioni che rischiano di “legittimare” una “pericolosa e inaccettabile deregulation sanitaria”.

26 APR - “La continua revisione del piano vaccinale per garantire una sempre più alta copertura, a parte le difficoltà di reperimento delle dosi e la sicurezza di alcuni tipi di vaccino, non può in alcun modo legittimare il trasferimento di funzioni mediche esclusive ad altre figure, sanitarie e no. Ne va soprattutto della salute dei cittadini, ma anche del significato di agire nel rispetto delle leggi”. È quanto affermano in una nota congiunta i presidenti degli Ordini dei medici dell’Emilia-Romagna, che rivendicano la loro posizione di “garanti della sicurezza delle cure e in ogni frangente” e considerano "prioritaria la salvaguardia della salute della collettività”.

Lo sostengono, “in sintonia e a conforto delle posizioni della Federazione”, in seguito alla disposizione legislativa che “attribuisce funzioni proprie del medico a figure non mediche al fine di incrementare il numero di vaccinazioni”. E “a maggior ragione, dopo la presa di posizione della Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche inviata alle autorità governative, con cui s’invocano maggiori autonomie e un riconoscimento per l’aumento delle competenze, non solo in ambito vaccinale, ad oggi non consentite per specifica formazione e titolo abilitante”.

Per gli Omceo dell’Emilia Romagna, "pur considerando lodevole lo sforzo per l’ampliamento del numero delle sedi ove vaccinare, non è condivisibile la modalità con cui la politica ha fatto tali concessioni”. Gli Omceo intravedono, infatti, “una deriva non necessaria e rischiosa, soprattutto a fronte di un sufficiente numero di medici tale da garantire ampiamente le vaccinazioni”.

“Va detto - si legge nella nota degli Omceo dell’Emilia Romagna -, al di fuori di ogni aspetto corporativo, che l’assenza del medico incide sulla qualità delle cure e sulla tutela della salute anche laddove, seppur in ruoli diversi e complementari, le professioni sanitarie sono chiamate a collaborare. Le competenze mediche, quali la valutazione dello stato di salute del cittadino come pure la raccolta del consenso informato e il tempestivo intervento in presenza di effetti collaterali, non solo in ambito vaccinale connotano di fatto l’atto medico. Analogamente, l’intervento in urgenza ed emergenza, sul piano dell’agire e delle responsabilità, si diversifica dalla sola “applicazione di rigidi protocolli”", aggiungono i presidenti Omceo.

Gli Omceo riconoscono che è “necessario che tutte le figure interessate collaborino al buon funzionamento del sistema sanitario mettendo a frutto la loro specifica formazione, ciascuna nel proprio ruolo e responsabilità”. Ma “in forza di un semplice decreto non si giustifica il porre in essere atti medici senza uno specifico iter formativo in medicina e chirurgia”.

Riguardo la possibilità di inoculare un vaccino in assenza del medico, “dopo l’apertura governativa ai farmacisti e al personale sanitario anche altre categorie professionali sanitarie stanno rivendicando, giustamente a loro modo di vedere, la stessa indipendenza e, visto il precedente, si legittima una pericolosa e inaccettabile deregulation sanitaria su cui - secondo gli Ordini dei Medici dell’Emilia Romagna - è doveroso intervenire”.

26 aprile 2021
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