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All’Ospedale Maggiore di Bologna parte la terapia con gli anticorpi monoclonali

Il percorso parte oggi (a metà giornata non c’erano ancora pazienti in programmazione) dopo che la terapia è stata autorizzata il 6 febbraio, con decreto del ministero della Salute. I pazienti che possono essere coinvolti nella cura sono quelli con sintomi lievi ed entro i primi cinque giorni di infezione. Gli anticorpi monoclonali vengono somministrati con una comune flebo, secondo un’unica infusione.

03 MAG - Arriva all’ospedale Maggiore di Bologna la possibilità di curare il Covid con gli anticorpi monoclonali. Il percorso parte oggi (a metà giornata non c’erano ancora pazienti in programmazione) dopo che la terapia è stata autorizzata il 6 febbraio, con decreto del ministero della Salute, e la Regione l’ha fatta propria assegnando le linee d’indirizzo agli ospedali: non tutti i pazienti possono essere coinvolti, infatti, ma solo quelli con sintomi lievi ed entro i primi cinque giorni di infezione (è in questa fase che il farmaco in ballo blocca la replicazione del coronavirus, nel momento in cui l’anticorpo si lega alla proteina Spike).

Gli anticorpi monoclonali vengono somministrati con una comune flebo, secondo un’unica infusione, e possono servire dai 30 e ai 60 minuti. È poi richiesta un’osservazione di un’ora, dopo la somministrazione, che al Maggiore si consumerà in una tenda montata all’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale, di fronte all’ambulatorio Blu. Il paziente, quindi, dovrà rimanere un paio d’ore per tutta la procedura.

Lo spiega oggi sul posto Vincenzo Bua, direttore del Pronto Soccorso del Maggiore, a fianco di Cristina Maccaferri, direttore delle Cure primarie dell’Ausl, e di Gabriele Spadacci, per i Medici di medicina generale coinvolti nel protocollo. Quella in ballo, spiegano tutti, rappresenta una terapia già collaudata per altri tipi di patologie, come le infiammatorie o reumatologiche e oncologiche, ma il trattamento in chiave Covid è riservato a pochi pazienti: ci si concentra su immunodepressi e persone in trattamento dialitico, come i pazienti oncologici e quelli in terapia cronica con cortisone, oltre ai grandi obesi.

I pazienti dai 12 ai 17 anni saranno trattati dai Pronto soccorso pediatrici del Sant’Orsola e dell’ospedale Maggiore, mentre quelli dai 18 anni in su nell’ambulatorio Blu (il container montato a fianco dell’ingresso del Pronto Soccorso pedonale del Maggiore dedicato ai pazienti Covid ‘leggeri’) prenotando attraverso il portale Sole. Ma se non c’è tempo, nel senso che si è a ridosso dei cinque giorni di infezione, la terapia riguarda i tre Pronto Soccorso individuati: Maggiore, Sant’Orsola e ospedale di Bentivoglio.

Come spiega Bua, “in accordo col ministero abbiamo una prima tranche di 300 terapie, di cui 150 qui all’ospedale Maggiore e 150 al Policlinico Sant’Orsola, mentre altre 300 sono stoccate nel centro di riferimento a Ferrara. Possiamo arrivare quindi a terapie per 600 pazienti, complessivamente, fra noi, azienda ospedaliero-universitaria e Bentivoglio”.

La programmazione dell’ambulatorio Blu prevede per i pazienti tre trattamenti monoclonali al giorno dal lunedì al venerdì. I pazienti che dunque avranno semaforo verde in questa fase, intercettati dal Medico di medicina generale, dalla ‘guardia medica Covid’ Usca o dai Pronto Soccorso, “devono avere sintomi molto poveri, oltre che nei primi cinque giorni: di fronte alla malattia conclamata con insufficienza respiratoria- puntualizza Bua- questa terapia viene infatti esclusa. Dopo la prima settimana, del resto, l’infezione porta ad una risposta immunitaria molto potente e in quel caso poi si interviene con altri farmaci”

Il percorso prevede che il Medico intercetti il paziente e poi scatti un confronto con lo specialista infettivologo, che rappresenta il perno di tutto il trattamento multidisciplinare istituito, senza dunque che il paziente di turno giri troppe sedi per curarsi.

03 maggio 2021
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