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Ictus. In Emilia-Romagna più chiamate al 118 ma meno ricoveri

I dati regionali in occasione della Giornata mondiale per la lotta all’ictus, che si celera oggi. Sono aumentate negli ultimi due anni le chiamate al 118 per sospetto ictus (da 10.227 del 2019 a 11.173 del 2020) ma sono diminuiti i pazienti ricoverati con ictus sistemico acuto (da 6.853 a 6.113). Donini: “Sul territorio abbiamo una rete d’eccellenza per il trattamento di questa patologia, l’importante è potervi accedere nel minor tempo possibile”

29 OTT - Rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza nei Paesi dove è maggiore lo sviluppo economico, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. È l’ictus cerebrale, di cui oggi, venerdì 29 ottobre, ricorre la Giornata mondiale. Sul territorio regionale dell’Emilia Romagna, nel corso degli ultimi due anni si è assistito a un aumento delle chiamate al 118 per sospetto ictus (dalle 10.227 del 2019 alle 11.173 del 2020), e contemporaneamente a un calo di pazienti ricoverati con ictus sistemico acuto (6.853 nel 2019, 6.113 nell’anno successivo). A rendere noti i dati è un comunicato della Regione.

Per quanto riguarda le terapie effettuate nella fase acuta dell’assistenza, nella Regione sono rimaste stabili nel caso della trombolisi endovenosa, il trattamento farmacologico che consente di dissolvere un trombo o un embolo (18%). Sono aumentati invece i ricorsi alla trombectomia meccanica (dal 9 al 10%), ossia l’intervento con un catetere inserito nell’arteria femorale all’inguine e fatto scivolare su fino al punto dove c’è il trombo, l’occlusione del vaso sanguigno, nella testa, in modo da rimuoverlo.

“In Emilia-Romagna- ricorda l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini- abbiamo una rete d’eccellenza per il trattamento dell’ictus (Rete Stroke), grazie alle strutture e al personale che vi lavora quotidianamente: l’importante è potervi accedere nel minor tempo possibile. È anche estremamente importante- prosegue l’ assessore - che le persone siano consapevoli dei fattori di rischio, e di quali stili di vita sia bene seguire: anche in questo caso, come per tante altre patologie, la prevenzione è una preziosa alleata”.

La nota regionale evidenzia come da anni l’Emilia-Romagna “è impegnata nell’assistenza alle persone con ictus cerebrale, e nella definizione della rete dei servizi socio-sanitari per garantire la tempestività della presa in carico attraverso la gestione delle varie fasi: emergenza-urgenza, acuta e post-acuta. Nel 2015 è stata confermata l’organizzazione dell’assistenza secondo il modello Hub & Spoke (reti cliniche integrate) per le discipline/attività di rilievo regionale, fra cui la rete delle neuroscienze e dell’assistenza all’ictus”.

Attualmente sul territorio sono 12 le Stroke Unit (SU) che erogano la trombolisi endovenosa; di queste 5 sono considerate anche di secondo livello: AOU Parma, AOU Modena, IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche della AUSL di Bologna, AOU Ferrara e Ospedale Bufalini di Cesena della AUSL della Romagna.

Considerando il territorio di ogni singola Azienda sanitaria, per Piacenza si è passati dai 476 ricoveri del 2019 ai 472 del 2020; a Parma dai 738 ai 583; a Reggio Emilia, dai 698 ai 595; a Modena, dai 1.147 ai 1.097; a Bologna, dai 1.527 ai 1.358; a Ferrara, dai 631 ai 561; infine, per l’Ausl della Romagna, si è passati dai 1.636 ricoveri del 2019 ai 1.447 del 2020.

Per quanto riguarda le modalità di arrivo dei pazienti ai Pronto Soccorsi, per il 78% dei casi è avvenuta attraverso il ricorso al 118 e per il 22% con i propri mezzi. Per i pazienti che hanno utilizzato il 118 la percentuale di centralizzazione primaria è stata dell’83%, cioè il 118 li ha trasportati direttamente a un Pronto Soccorso con una Stroke Unit autorizzata alla trombolisi endovenosa.

Per i 6.113 pazienti con ictus ischemico acuto ricoverati, il 59% è transitato da una Stroke Unit mentre la parte restante è stata ricoverata presso altri reparti (Medicina Interna, Geriatria). Il 18% (1.126) dei pazienti con ictus ha effettuato la trombolisi endovenosa mentre il 10% (633) la trombectomia meccanica. La riabilitazione ospedaliera è stata fatta in fase acuta nel 18% (972) dei pazienti con ictus; il 13% (705) ha effettuato la riabilitazione intensiva nei reparti di Medicina Riabilitativa e il 18% (977) è stato ricoverato presso i reparti di Lungodegenza post-acuzie e riabilitazione estensiva. Nella fase di assistenza territoriale il 14% dei pazienti ha usufruito dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e il 7% è stato assistito nelle strutture residenziali per anziani.

29 ottobre 2021
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