Ma privato e pubblico possono insieme riuscire concretamente a costruire percorsi trasparenti comuni in cui dovere del pubblico di erogare salute si possa conciliare con l'esigenza di fare profitto del privato?. Nel dibattito che ne è seguito ha preso la parola l'assessore alla Salute della Sicilia, Massimo Russo. “In questo momento dove ci sono scarse risorse – ha spiegato l'assessore – bisogna cercare di sfruttare il privato con le sue risorse in maniera maggiore e diversa rispetto a quanto già il privato fa oggi nella nostra sanità. Si potrebbe anche pensare di dare alle Regioni la possibilità, come per le imprese, di dare in locazione alcuni rami d'azienda ma è chiaro che il pubblico dovrà essere in grado di programmare e controllare efficacemente e per questo chiedo si indicano degli Stati generali della Sanità”. Questo il pensiero anche di Marco Campari, Senior Advisor PWC: “Bisogna mantenere alto il livello della sanità e dobbiamo essere pronti ad un nuovo modello che metta finalmente al centro, dopo anni di parole, la domanda e non come si è fatto fino ad ora, l'offerta”. “Serve trasparenza – ha spiegato Campari – su ciò che succede nel sistema e in questo il privato deve collaborare”. Che il privato possa essere una risorsa lo ha evidenziato nel suo intervento Antonella Valeri della Asl di Empoli. “Nella nostra Asl c'è un project financing in atto e la partnership è nata come esigenza per eliminare i difetti del pubblico, che ha molti paletti giuridici”. Insomma, il privato e il pubblico possono integrarsi a patto che tra i due soggetti ci sia chiarezza e unità d'intenti. Questa è l'idea di Marina Panfilo della Pfizer. “Nella partnership – ha detto – tutti e due soggetti investono, ma è chiaro che questo percorso si può sviluppare se c'è una forte e chiara regolamentazione, una efficace misurabilità del progetto e, soprattutto se c'è trasparenza”. Della partnership pubblico privato ha fatto addirittura la propria mission il presidente del TBS Group, Diego Bravar. “Noi come azienda ci occupiamo del ciclo delle apparecchiature tecnologiche degli ospedali e stiamo facendo partnership con le regioni per integrare i sistemi e il processo informatico che investe la territorializzazione della sanità”.
Sulla stessa onda di frequenza gli interventi finali di Simone Tasso della Regione Veneto e di Enrico Desideri Dg della Asl 8 di Arezzo che hanno spiegato come i privati debbano integrarsi con il pubblico ma condividerne anche i rischi. Uno degli aspetti su cui si insiste è quello di far entrare i privati nel sistema Cup. “Ci dev'essere convergenza d'interessi – ha spiegato Desideri – ed essa va dichiarata”. La prospettiva di migliorare il rapporto senza scadere nel pregiudizio esiste. E' chiaro però, e questo vale soprattutto per il pubblico, che occorre programmare seriamente, effettuare controlli efficaci e seri, semplificare le procedure per l'accreditamento e ridurre i tempi di pagamento. Solo così si può instaurare un rapporto chiaro e serio, scevro da conflitti d'interesse, eliminando così i pregiudizi che ad oggi ancora esistono perché, come ha detto Desideri ricordando una frase dell'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato: “L'evoluzione dei bisogni di salute è talmente rapida che non ce la faremo mai, solo con risorse pubbliche, a starci dietro”.
25 novembre 2011
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