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FVG. L’Anaao contro il Piano emergenza regionale. Telesca: “Migliorata l’assistenza ai cittadini”

Il sindacato ha presentato 13 pagine di osservazioni contro il Piano, che definisce "improbabile, lacunoso e assai più dispendioso”. Critiche alla scelta di “dedicare maggiori attenzioni ed ampie risorse ai presidi degli ospedali spoke". Ma l’assessore replica: “Questo è un Piano dell'emergenza/urgenza territoriale, non riguarda soltanto gli ospedali principali". IL DOCUMENTO ANAAO

06 OTT - “Il sistema di emergenza della nostra regione aveva necessità di essere aggiornato”, ma per l’Anaao il Piano dell'emergenza urgenza della Regione Friuli Venezia Giulia approvato preliminarmente dalla Giunta regionale con Delibera dd 28 agosto 2015 n. 1674 “invece di proporre uno schema organizzativo chiaro e puntuale idoneo a migliorare l'attuale sistema, che comunque ha finora garantito e tuttora garantisce livelli di cure sufficientemente buoni, ha fotografato l'esistente, ha mantenuto gli attuali assetti che caratterizzano le strutture di emergenza-urgenza degli ospedali hub, nonostante proprio questi necessitino di articolare attenzione, visto che presentano le maggiori criticità dell'intero sistema”. Sono queste alcune delle dichiarazioni con cui Laura Stabile, segretario Anaao Assomed Friuli Venezia Giulia, sintetizza il lungo documento di Osservazioni che il sindacato ha elaborato contro il Piano di Emergenza/Urgenza delle Regioni. Critiche che non hanno lasciato indifferente l’assessore alla Sanità della Regione, Maria Sandra Telesca, che ha prontamente risposto al sindacato.

Questo ultimo, tra le altre cose, contestava la Regione per avere “preferito dedicare maggiori attenzioni ed ampie risorse ai presidi degli ospedali spoke, confermando ed ampliando tante piccole terapie intensive a 20-25 km l'una dall'altra, operando quindi all'opposto del modello hub and spoke ed ignorando del tutto le esigenze di pervenire ad assetti organizzativi di tipo dipartimentale”. Non convince neanche lo schema organizzativo circa la distribuzione degli automezzi di soccorso, “che pareva essere uno degli scopi prioritari del Piano” e invece, afferma Stabile, “non sembra fornire chiare garanzie circa l' effettivo miglioramento dei tempi di soccorso, se non per piccole porzioni di territorio a scarsa densità abitativa, lasciando la gran parte della regione nella situazione attuale o forse addirittura peggiorandola, giacché non sembra che numero e distribuzioni dei mezzi siano ottimali, nonostante le dichiarazioni circa il calcolo matematico che sarebbe alla base delle scelte effettuate e circa il saldo positivo di mezzi di soccorso che ne uscirebbe, ma tale saldo potrebbe non trovare riscontro nella realtà in quanto le tabelle che indicano l'attuale numero e distribuzione di mezzi di soccorso sembra siano viziate in difetto”.

“Vistose incongruenze”, poi, secondo Stabile, “circa le attribuzioni di competenze e responsabilità: chi fa che cosa è sovente indefinito e lasciato quindi al buon senso di chi dovrà gestire sul campo i servizi, a cui si aggiunge l'ulteriore problema circa l'indicazione di assetti organizzativi/gestionali che sembrano confliggere con le vigenti normative, con tutto quanto ciò comporta in termini di responsabilità”.

Ulteriori motivi di “perplessità” derivano, secondo Stabile, dalla “frammentazione dell'attività di soccorso e trasporto territoriale in tre distinti settori operativi con tre gruppi di autoambulanze distinti ed autonomi”. E “così le Centrali che da 4 dovevano ridursi a 1 saranno 6. Con confusione per gli utente, per gli stessi sanitari, con incrementato rischio di errore, con lievitazione dei costi”, osserva la segretaria regionale Anaao.

Da Stabile, dunque, “profonda preoccupazione su quale sarà effettivamente il livello di sicurezza che potrà dare un assetto ‘organizzativo’ che appare improbabile e lacunoso”. Il sistema, ribadisce, è stato “disarticolato” per “lasciar campo a qualcosa che almeno sulla carta si preannuncia di assai incerto funzionamento, oltre che assai più dispendioso”.

Ma le rassicurazioni arrivano dall’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, che in una nota afferma: "Questo è un Piano dell'emergenza/urgenza territoriale, e sottolineo territoriale, non riguarda soltanto gli ospedali principali". "Ho sempre letto tutte le critiche al Piano - aggiunge l'assessore - con molta attenzione, e quando contenevano qualcosa di buono ne ho tenuto conto. Quelle dell'ANAAO Assomed nascono però da un equivoco di fondo, si pongono solo dal punto di vista degli ospedali hub, mentre il nostro è un Piano che mette al centro il territorio".

"Noi ci poniamo invece correttamente - spiega Telesca - dal punto di vista del cittadino, nel posto e nel momento in cui si sente male. È in questa situazione che dobbiamo garantirgli di essere trasportato nella struttura più vicina in cui la sua patologia può essere affrontata nel migliore dei modi. È solo a questo punto che entra in gioco la rete ospedaliera, con gli ospedali hub o di rete, a seconda del tipo di problema da affrontare".

Del Piano Telesca ha parlato anche davanti alla III Commissione consiliare, che ha avviato il confronto sul documento in Consiglio regionale. L'assessore era affiancata dal direttore centrale Salute della Regione Adriano Marcolongo che ha illustrato nel dettaglio gli aspetti principali del Piano dal punto di vista tecnico.

Per Telesca, il piano realizza “un sistema unico, concepito in una visione regionale, basato sui principi di equità e solidarietà". “A più di vent'anni di distanza dal precedente Piano - ha detto l'assessore a margine dell'audizione - abbiamo messo mano e rivisto tutto il sistema, che aveva bisogno di una sostanziale manutenzione, con l'apporto di tutti i professionisti riconosciuti dell'emergenza compresi neurologi e cardiologi, perché emergenza significa affrontare quelle patologie tempo-dipendenti in cui l'efficacia delle risposta può fare la differenza tra la vita e la morte o la disabilità".

"Non abbiamo preparato il Piano per risparmiare, non ci sono tagli, perché anzi - ha precisato Telesca- sull'emergenza/urgenza metteremo più risorse, che devono garantire a tutti i territori regionali le stesse condizioni. Il sistema attuale funzionava abbastanza bene, ma presentava situazioni critiche, soprattutto in alcune aree del Friuli Venezia Giulia, come la montagna friulana e la pedemontana pordenonese, a cui dedichiamo adesso un'attenzione particolare".

"Voglio sottolineare - ha poi ribadito l'assessore - che questo è un Piano territoriale, non riguarda solo gli ospedali. Il nostro obiettivo è fornire a tutti i cittadini lo stesso trattamento, ovunque si trovino al momento dell'emergenza, attraverso una ridistribuzione delle risorse e una gestione centralizzata. Il nuovo sistema è strettamente collegato all'istituzione della centrale unica regionale del 118, perché più centrali producevano inevitabilmente una frammentazione organizzativa che non era garanzia di equità per i cittadini".
 

06 ottobre 2015
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