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Ddl Lorenzin. Il dibattito nell’Ipasvi

28 LUG - Gentile Direttore,
le chiedo cortesemente di ospitare questa mia lettera di risposta al presidente del Collegio Ipasvi di Bari, Saverio Andreula, che contestava l’operato della ex presidente Ipasvi dimenticando, tuttavia, gli importanti risultati raggiunti dalla professione nel corso dei mandati della dalla precedente Presidente nazionale Ipasvi, dal precedente Consiglio Nazionale, di cui anche Andreula faceva parte, e dalle Associazioni professionali.

Caro Presidente Andreula,
ho letto con molta attenzione la tua analisi sulla mancata trasformazione dei Collegi Ipasvi in Ordini; mi permetto di darti del tu visto che ci conosciamo da anni. Anch’io penso che per alcuni è davvero difficile comprendere come questo non sia ancora accaduto vista la normativa vigente. È interessante invece, rilevare con quanta facilità si indirizzi il pensiero e le “colpe” su chi e dove è più conveniente.

Anche io come te, sono nella politica professionale da parecchi anni e posso fare un’altrettanta analisi del pregresso, ma non mi ritrovo nelle tue conclusioni. Che sia un caso o che sia, forse, per una più analitica e contestualizzata analisi, scevra di personalismi?

Concordo con te che l’attuale Presidente nazionale Ipasvi ben ha fatto, su mandato del Consiglio Nazionale composto dai 103 Presidenti provinciali, a esortare la classe politica e il Ministro della salute a portare a casa questa norma, se pur perfettibile, che istituirà gli Ordini e la Federazione degli Ordini degli infermieri.

C’è, però, un però.
Vedi Presidente, l’etica della comunicazione e dell’utilizzo dei mass media e le norme del nostro Codice deontologico, impongono che si dicano le cose come stanno e non come fanno comodo. Ci sono verbali da poter consultare. Quindi, mi permetto di fare alcune precisazioni sul ruolo avuto dalla precedente Presidente nazionale Ipasvi, dal precedente Consiglio Nazionale di cui anche tu facevi parte, e dalle Associazioni professionali, che rappresentano migliaia di professionisti del mondo sanitario.

Credo che mai, come durante i mandati della precedente Presidente, la famiglia professionale infermieristica sia riuscita a far legiferare un insieme di norme così articolato e innovativo per il sistema salute italiano e di forte sostegno alla progressione e alla valorizzazione degli infermieri in primis, e poi di tutte le altre professioni sanitarie.

Penso ai percorsi formativi, alla laurea magistrale, ai dottorati di ricerca; penso all’istituzione della dirigenza, ai percorsi organizzativi e strutturali di autonomia professionale e non per ultimo al pluricitato comma 566, inserito in una legge finanziaria non per opera della divina provvidenza, ma per opera di chi sedeva e siede su quegli scranni parlamentari, anche a tutela della professione.

Allora il problema dove sta, se abbiamo tutte le norme a loro posto?

Il problema è sempre il solito, collega: accusare ed incolpare gli altri, anziché guardare i propri operati, sparare per “motivi altri” su chi ha rappresentato la professione istituzionalmente. Dov’eravamo tutti noi Presidenti a quei tempi ? Su un altro pianeta?

Inoltre, mi chiedo come mai in questi ultimi anni, nonostante la normativa e le basi più che solide, ad esempio, per poter finalmente agire le competenze specialistiche, nulla sia successo.

Parliamo tanto di esiti nella nostra professione, allora ti chiedo di utilizzarli anche in questo contesto sia a livello nazionale sia a livello regionale.  

Cosa è successo in questi ultimi tre anni? Inutile fare tante prestazioni se poi non portiamo a casa i risultati (esiti). Cosa facciamo tutti noi Presidenti?

Caro Collega, non c’è solo il ruolo di leader nazionale; altrettanto importanti sono i ruoli provinciali che si possono rafforzare attraverso i Coordinamenti regionali. Ma, se non sbaglio, la tua regione continua ad esserne priva e anche questo non credo sia un caso. Di chi la colpa?

Cordialmente
 
Flavio Paoletti
Presidente del Collegio Ipasvi di Trieste


28 luglio 2017
© Riproduzione riservata

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