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Trieste. Zalukar (Anaao): “Sanità penalizzata dalla riforma Serracchiani, ma dalla Giunta Fedriga nessuna delle correzioni attese”

Il sindacalista, ex primario del PS dell’ospedale di Cattinara, evidenzia il “disorientamento” derivante sul territorio dalla “carenza di organizzazione”. Dei progetti della nuova Giunta “finora si conoscono solo gli annunci”. E non ci sarebbe ombra di “specifici documenti programmatici”. Mentre l’eredità della scorsa Giunta continuano a creare difficoltà. A cominciare dall’accorpamento delle Centrali del 118 in una unica regionale, “che ha trasformato in poco più di un call center quello che era il centro di comando e controllo”.

29 APR - L’ospedale di Cattinara sta passando un momento di emergenza e, in particolare, il Pronto Soccorso (PS): a dichiararlo è il vicepresidente nonché assessore alla salute Riccardo Riccardi che sta cercando di arginare i disagi agli stessi pazienti con un piano straordinario, mettendo a disposizione degli spazi ulteriori per le aree maggiormente in sofferenza. Le cause principali che hanno portato grossi problemi all’Azienda Sanitaria Universitaria di Trieste sono molteplici: una di queste è stato lo stop ai cantieri di ristrutturazione dello stesso ospedale. A parlare con noi è il Dott. Walter Zalukar, coordinatore Anaao Assomed Macroarea Giuliano-Isontina, medico primario che per anni ha tenuto le redini del PS di questo ospedale.

Dott. Walter Zalukar, da ex primario del pronto soccorso, ci vuole spiegare, cosa sta succedendo all’ospedale Cattinara?
Da tempo la sanità triestina è in grande sofferenza a seguito alla riforma della precedente amministrazione regionale e continua ad esserlo perché sono mancate quelle azioni correttive che tutti si aspettavano dalla nuova giunta, che invece sembra improntata ad una inspiegabile inerzia, mentre il degrado della sanità pubblica continua.

Il Pronto Soccorso (PS) è la prima struttura in un ospedale ad essere coinvolta ed è sempre la prima struttura a risentire il peggioramento/impoverimento del sistema sanitario, perché si trova a dover fronteggiare da un lato la carenza di letti in ospedale, dall’altra l’aumento di accessi dei malati, dato dal disorientamento che lo stesso territorio a volte provoca con la carenza di organizzazione. In questo contesto sono iniziati i lavori di ristrutturazione dell’intero ospedale (costo 150 milioni di euro), ma dopo pochi mesi ci si è accorti che i calcoli progettuali sulla staticità non tornavano ed i lavori sono stati bloccati, con 5 piani di degenza già demoliti e scavi rimasti al cielo aperto.

Una difficile coesistenza con l’attività quotidiana di un ospedale per acuti. Fin dall’inizio sembrano essere mancate anche delle adeguate misure di ridistribuzione di alcune attività, nell’ospedale Maggiore di Trieste, fresco di ristrutturazione, che avrebbe potuto fare da polmone a quello di Cattinara nei 5-6 anni previsti per la ristrutturazione. Ora, dopo il blocco, gli anni potrebbero passare a 10-15.

Secondo Lei, il piano straordinario dell’assessore Riccardi potrà portare un po’ di sollievo al PS di Cattinara?
Finora si conoscono solo gli annunci, da parte dell’assessore, tra cui le reti territoriali di cura che da anni si prevedono di completare ma continuano a restare sulla carta. Oppure, come l’ultima notizia su come educare i cittadini ad auto riconoscere il colore del codice del PS in funzione al sintomo: ammesso e concesso che un paziente possa prevedere il colore di un codice da PS, bisogna specificare che il codice è solo un semaforo di priorità, non di appropriatezza d'accesso al PS.

Fino ad ora, l’unica misura concreta è la prossima riattivazione di n. 8 letti di Medicina d’Urgenza, chiusi meno di un anno fa per trasformarli in posti di osservazione temporanea. Come per ogni pianificazione responsabile, ci saremmo aspettati degli specifici documenti programmatici che, partendo da bisogni e criticità, indicassero le caratteristiche del progetto su delle scale di priorità.

Invece, finora, nulla di tutto questo. Inoltre, portiamo ancora i postumi di un paio di problemi della scorsa amministrazione tra cui: A) l’accorpamento delle Centrali operative provinciali 118 in una unica regionale, che ha trasformato in poco più di un call center quello che era il centro di comando e controllo delle attività di soccorso, di guardia medica, di trasporti secondari dell’area triestina; B) l’accorpamento della Struttura Complessa di Medicina d’Urgenza al PS, che ha creato un “carrozzone” di difficile gestione. Alcuni numeri: 40 medici, oltre 150 tra infermieri OSS e ausiliari, nel contempo la sostanziale soppressione di un reparto modello caratterizzato da parametri di efficienza unici nel panorama sanitario regionale. Dal 2011 al 2016, sono aumentate del 30% le attività di ricovero, riducendo del 20% il consumo di beni sanitari, raggiungendo un indice di casemix >1.1.

Vista la sua esperienza, cosa suggerirebbe di fare?
E’ una crisi di sistema, occorre quindi un progetto strategico. La migliore e più rapida soluzione sarebbe ripartire dall’ipotesi di riassetto dei servizi di emergenza ed accettazione, proposto già nel 2015 quando si intravedevano le prime avvisaglie di crisi. Quindi, riprendere quel progetto strategico, che era coerente con la ristrutturazione di Cattinara e che teneva conto della consapevolezza che le criticità del PS non possono essere risolte agendo solo sulla struttura, ma sui servizi più connessi secondo questa scala di priorità: sul versante territoriale agire sul 118, servizio di continuità assistenziale ed i medici di medicina generale; sul versante ospedaliero, agire sui servizi di trasporto, medicina d’urgenza, diagnostica per immagini e laboratorio, senza trascurare il Pronto Soccorso - Centro prime cure (CPC) del Maggiore. Per fare questo bisogna applicare seriamente il concetto di integrazione, quindi riunificare le attività di PS, CPC, Medicina d’Urgenza, 118 ed il Servizio Continuità Assistenziale (ex guardia medica, inserita negli anni '90), facente parte sempre del 118, in un unico dipartimento. Solo così sarà possibile dare un’adeguata risposta ai bisogni di assistenza, in particolare degli anziani fragili e grandi anziani, per i quali servono appositi percorsi, sostenibili solo nell’ambito di un sistema integrato.

Endrius Salvalaggio

29 aprile 2019
© Riproduzione riservata

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