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Rsa. Opi Udine scrive a Riccardi: “Riorganizzarle è imperativo”

I numerosi decessi avvenuti per covid nelle strutture per anziani hanno imposto in tutta Italia una riflessione. In Friuli Venezia Giulia uno stimolo arriva anche dall’Opi Udine, che negli scorsi giorni ha inviato al vicegovernatore e assessore con delega alla salute un documento di proposte per costruire un nuovo modello organizzativo nelle strutture socio sanitarie. “A livello regionale la gran parte dei problemi si sono avuti laddove la gestione dell’assistenza è stata esternalizzata”, spiega il presidente Opi Udine, Stefano Giglio. IL DOCUMENTO

01 SET - Dopo i decessi avvenuti nel corso degli scorsi mesi di emergenza covid, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Udine sottopone al Governo regionale una proposta che riguarda un nuovo assetto organizzativo delle RSA che limiti le esternalizzazioni sul personale e introduca il coordinatore infermieristico ed il direttore Socio sanitario.

“L’esperienza vissuta in questi mesi a causa della pandemia da COVID-19 ha messo a dura prova le organizzazioni del sistema case di riposo nella regione FVG. Osservando il quadro evolutivo emerso a livello nazionale, specialmente nelle regioni con il maggior numero di casi, si è appreso che a livello regionale la gran parte dei problemi si sono avuti laddove la gestione dell’assistenza è stata esternalizzata”, spiega il Presidente OPI Udine, Stefano Giglio, che ha inviato la proposta al vicegovernatore e assessore con delega alla salute Riccardi Riccardo.   

Dei quasi 11.000 posti letto disponibili nella Regione FVG – si legge nel rapporto di OPI Udine -  il 60% sono gestiti dal SSR mediante gestori esterni come cooperative di servizi, fondazioni o istituzioni private che, nella maggior parte dei casi, soffrono di notevoli difficoltà organizzative rispetto al settore pubblico, ove le risorse disponibili sono di gran lunga più consistenti. Questo evidenzia come la struttura organizzativa, l’aderenza ai protocolli operativi e la presenza di organizzazioni stabili permettano una corretta gestione anche di eventi come quello pandemico da Covid-19.

“Il deficit dell’alto ricambio di personale infermieristico in queste strutture – incalza il Presidente – fa sì che molti dipendenti, alle prime esperienze lavorative, manchino della componente esperienziale che, come è noto, è fra le componenti più importanti”.  

Da queste considerazioni, OPI di Udine lancia alcune proposte per costruire un nuovo modello organizzativo nelle strutture socio sanitarie. Proposte, che secondo Giglio, comporterebbero la progettazione di un impianto strutturale nuovo, basato su un paradigma che fa della medicina di iniziativa la chiave di volta di tutti i processi.
 
Eccole in sintesi:
- Introduzione della figura del Direttore Socio Sanitario
- Introduzione del Coordinatore infermieristico in ogni struttura
- Adeguamento degli organici presenti e riduzione del turn-over di personale
- Introduzione della figura del MMG
- Riduzione delle chiamate al NUE 112/emergenza e miglior utilizzo delle risorse materiali ed economiche
- Riduzione degli eventi avversi legati all’assistenza
- Riduzione dei possibili maltrattamenti agli ospiti

Secondo OPI Udine, introdurre un nuovo modello organizzativo come quello proposto’ significa considerare proattivamente l’ambito delle residenzialità. “Non possiamo più pensare che la sanità extra ospedaliera sia gestita come un ambito generalista e facile da governare. Questo settore va perciò inteso come un’area con specifiche competenze e con necessarie risorse da investire per garantire un corretto standard gestionale ed un miglioramento degli esiti di salute per l’ospite”, conclude Giglio.

Endrius Salvalaggio

01 settembre 2020
© Riproduzione riservata

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