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5 indicatori per il monitoraggio e tampone rapido per attestare positività. Ecco le proposte delle Regioni

di L.F.

17 NOV - I governatori oggi in Conferenza hanno elaborato un documento che è stato inviato al Governo in cui hanno chiesto la modifica degli attuali 21 indicatori per il monitoraggio in quanto “non adeguati al monitoraggio attuale in quanto costruiti per una valutazione di natura tecnica della situazione epidemiologica della “fase 2”. Tali indicatori, inoltre, risultano non adeguati ad essere utilizzati per la valutazione degli scenari di cui al documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”, scenari che debbono altresì avere una precisa finalità comunicativa per la popolazione generale e di supporto al decisore politico per l’adozione delle particolari misure atte a contrastare la diffusione debbano considerare che tali indicatori”.
 
Per questi motivi le Regioni propongono di utilizzare solo 5 indicatori:
1. Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese. (2.1) (Inserire anche i test antigenici rapidi, altrimenti il denominatore è errato).
2. Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data ospedalizzazione 1.1 e 1.2. (3.2)
3. Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti COVID-19. (3.8)
4. Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19. (3.9)
5. Possibilità di garantire adeguate risorse per contact-tracing, isolamento e quarantena (2.4) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing.
 
Ma non solo monitoraggio le Regioni tornano a chiedere di modificare la definizione di caso confermato che può arrivare anche solo con il tampone rapido antigenico e senza bisogno della conferma del molecolare.
“Si ritiene essenziale ed urgente – si legge nel documento - definire che, alla luce dell’elevata specificità del test, in presenza di un test antigenico rapido positivo, non sia prevista la conferma con test di biologia molecolare (RT-PCR): in presenza di un test positivo anche in assenza di sintomi sospetti, vanno avviate con tempestività tutte le azioni di sanità pubblica necessarie a contenere la diffusione di SARS-CoV-2 (isolamento del positivo, contact tracing e quarantena dei contatti). L’eventuale esecuzione del test di biologia molecolare potrà essere riservato ai soggetti per cui si renda necessario per finalità cliniche e terapeutiche, non di sanità pubblica. Si evidenzia, infine, la necessità di indicazioni precise da parte del Ministero della Salute sui prodotti da utilizzare in modo da avere omogeneità di valutazione a livello nazionale”.
 
I governatori chiedono poi “per la tempestività e rapidità di utilizzo, di raccomandare prioritariamente l'utilizzo del test rapido antigenico: considerata la probabilità pre-test, alla luce dello scenario epidemiologico attuale, è necessario evitare di ritardare gli urgenti interventi di sanità pubblica in attesa dell’esito di un test di biologia molecolare. In considerazione della sensibilità del test è possibile, su valutazione del medico, prevedere eventualmente il test di biologia molecolare solo per i casi risultati negativi al test antigenico rapido e che presentano un forte sospetto clinico”.
 
Luciano Fassari

17 novembre 2020
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