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Quando fa freddo. Tutti i rischi per la salute


03 DIC - Ma quali sono i dati disponibili sugli effetti delle basse temperature? A illustrarli è un documento del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio: in Europa come in altri paesi, la mortalità giornaliera di una popolazione che è un importante indicatore di impatto sulla salute di esposizioni ambientali, ha un tipico andamento stagionale con valori più elevati in inverno e più bassi in estate, in cui si osservano però picchi di mortalità in corrispondenza delle ondate di calore. In generale, la mortalità in eccesso durante il periodo invernale è attribuibile alle malattie stagionali, in particolare all’influenza, ma anche alle basse temperature e ad altri fattori socio-demografici. Studi epidemiologici hanno ampiamente documentato gli effetti a breve termine delle basse temperature sulla salute, evidenziando incrementi della mortalità e dei ricoveri ospedalieri. Lo stress da freddo dipende dalle basse temperature ma l’effetto aumenta in concomitanza delle presenza di bufere di neve, vento freddo e alti tassi di umidità. 

Gli effetti diretti delle basse temperature sulla salute includono un aumento dell’occorrenza e di aggravamenti di malattie cardiovascolari e respiratorie croniche preesistenti. Inoltre, è stato evidenziato un maggior rischio di infezioni respiratorie sia in soggetti sani che con patologie croniche. La presenza di neve e ghiaccio aumenta inoltre il rischio di traumatismi, in particolare a causa di cadute. Nei paesi sviluppati, l’ipotermia rappresenta una parte limitata dei decessi legati al freddo, e riguarda solo alcuni sottogruppi della popolazione (soggetti senza fissa dimora, lavoratori che trascorrono molte ore all’aperto, ecc). Tra i sottogruppi di popolazione a maggior rischio agli effetti delle basse temperature sulla salute, come per le elevate temperature, gli anziani rappresentano una delle fasce più suscettibili a causa di una ridotta efficienza del sistema di termoregolazione, per la possibile presenza di patologie croniche e la limitata autonomia. Altri sottogruppi a rischio sono i bambini e le persone che vivono in condizioni socio-economiche disagiate.
Le malattie ischemiche del cuore ed i disturbi cerebrovascolari rappresentano la maggior parte dei decessi associati alle basse temperature. L’effetto è immediato per quanto riguarda le malattie cardiache, mentre l’incremento di ictus ed altri eventi cerebrovascolari ha una latenza di circa 5 giorni dopo il picco dell’ondata di freddo. Infine, per quanto riguarda le malattie respiratorie i tempi sono più lunghi, con una latenza di 10-12 giorni.
 
Le differenze nella latenza dell’effetto per le diverse cause riflettono i diversi meccanismi con cui il freddo altera le condizioni di salute. Per quanto riguarda le malattie cardio-cerebrovascolari, un possibile meccanismo è associato alla vasocostrizione causata dal freddo che provoca una serie di cambiamenti a livello ematico, tra cui un aumento della pressione arteriosa, della viscosità del sangue e della gittata cardiaca con un conseguente aumento del rischio di trombosi e di ischemia. Un recente studio ha evidenziato un minor rischio di infarto del miocardio associato al freddo nelle persone che assumono regolarmente aspirina, e gli autori suggeriscono che una possibile spiegazione di questo effetto protettivo sia da ricercare in una minore densità delle piastrine nel sangue. Per quanto riguarda le malattie respiratorie, è stato suggerito che il freddo possa aumentare il rischio di infezioni respiratorie provocando un danno diretto alla funzionalità dell’epitelio ciliato delle vie respiratorie superiori oppure una riduzione della risposta immunitaria aspecifica a causa della vasocostrizione periferica indotta dalle basse temperature.

Il freddo rappresenta, inoltre, un possibile agente scatenante di aggravamenti di patologie respiratorie croniche quali bronchite cronica e asma e può essere coinvolto nella patogenesi di queste malattie. Infine, durante l’inverno parte dell’incremento nelle patologie respiratorie può essere attribuibile alla maggiore permanenza in luoghi chiusi con scarso ricambio d’aria che favoriscono la diffusione dei patogeni respiratori . 

03 dicembre 2013
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