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Decreto Balduzzi. Cosentino (Pd): “Una buona base di partenza sulla quale lavorare in Parlamento”


I principi contenuti nel Decreto sono sicuramente condivisibili, anche se la formula d'urgenza lascia qualche dubbio. Molti gli elementi positivi a partire dalla riorganizzazione della medicina territoriale. Ma la reponsabilità degli atti sanitari, secondo il senatore Pd, va posta in capo alle Asl e non ai medici dipendenti.

28 AGO - È un giudizio positivo quello espresso dal senatore del Pd Lionello Cosentino, membro della 12ª Commissione Igiene e sanità a palazzo Madama, al testo del Decreto Balduzzi: la bozza circolata in questi giorni contiene già spunti pienamente condivisibili. Anche se bisognerà aspettare il testo definitivo, avverte Cosentino in questa intervista a Quotidiano Sanità.
 
Senatore Cosentino, qual è la sua idea sul decreto Balduzzi?
Il provvedimento affronta alcuni dei punti nodali del sistema sanitario, quindi il mio giudizio da questo punto di vista è sicuramente positivo anche se vincolato alla prudenza: fino a quando il Decreto non uscirà dal Consiglio dei Ministri, grandi o piccole modifiche sono sempre possibili. Premesso questo, è positiva l’indicazione sulla riorganizzazione della medicina territoriale. Non dimentichiamo che questa è una materia di competenza regionale, ma gli indirizzi contenuti nel testo mi sembrano sacrosanti. Si tratterà ora di capire se questi principi saranno effettivamente stringenti, in quale misura e secondo quali criteri organizzativi. Ritengo, infatti, che potrebbe affacciarsi un problema di gestione della norma, di realizzazione reale delle indicazioni, perché il rischio è che provvedimenti giusti in astratto poi si trasformino nelle venti realtà regionali in venti sistemi diversi, o anche che in alcune realtà non si verifichino per niente.
 
Per quanto riguarda invece la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria?
Valuto positivamente il modo in cui è affrontata la questione intramoenia. Invece, si poteva essere più coraggiosi nell’affrontare il problema della responsabilità professionale del medico.
 
Mi spieghi, come andava affrontato il nodo della responsabilità professionale?
Nella bozza manca un punto fondamentale, e cioè che la responsabilità è innanzitutto in capo alle Aziende, prima che ai medici. È alle Aziende che compete il risarcimento del danno, salvo poi rivalersi sul medico in caso di dolo o colpa grave. Faccio un esempio, se compro una macchina difettosa non faccio ricorso all’operaio che l’ha montata, ma alla casa automobilistica che l’ha prodotta. Quindi non capisco perché, sempre ad esempio, all’ospedale San Camillo di Roma si debba fare richiesta di risarcimento al medico e non all’ospedale. Non dimentichiamo che stiamo parlando di medici dipendenti e non di liberi professionisti. Questo è un punto del testo che chiederemo di cambiare. Un obbligo definito invece con chiarezza nella bozza è la fissazione delle tabelle: è un elemento di chiarezza e utile per calmierare la pratica della medicina difensiva.
 
Concorda sui criteri di nomina dei Direttori generali e dei direttori di struttura complessa?
Sicuramente sì. La norma è ben formulata, anche se c’è tutta la parte relativa alla valutazione dei risultati che se non si trasformerà in una norma altrettanto stringente non otterrà effetti positivi. Mi spiego: se non si realizza realmente la verifica dei risultati conseguiti tutto è vanificato. Una delle grandi criticità del nostro sistema è l’assoluta inadeguatezza dei controlli, delle verifiche, della trasparenza dei risultati. Già nel Decreto 502 era previsto che i contratti di primariato fossero sottoposti a verifica quinquennale, ma a oggi non ho notizia di alcun primario che negli ultimi vent’anni sia stato ritenuto non idoneo. Allora, se il sistema nei fatti ha dimostrato di non funzionare, una legge leggermente diversa non cambierà la sostanza. Ma va anche detto che ora c’è un elemento positivo contenuto nel testo della Spending review che può diventare un valido elemento si supporto: la valutazione degli esiti. Questo può consentire di realizzare un vero salto in avanti. In quest’ottica anche la norma sulla nomina dei Direttori generali che fissa come requisito un’esperienza professionale quinquennale è certamente utile, tuttavia non sarà anche questa un po’ generica? E allora dal momento in cui è difficile stabilire una norma idonea di accesso, sarebbe meglio definire parametri unici nazionali pubblici e leggibili su internet che consentano a ognuno di verificare i risultati che il singolo manager ha raggiunto.
 
Tirando le somme?
La Bozza di decreto è una buona base di partenza, probabilmente ci sarà bisogno di un lavoro parlamentare per correggere e limare alcuni aspetti. Sicuramente agiremo nello spirito della più ampia collaborazione.

Un’ultima domanda. Considerando l’eterogeneità delle materie trattate, secondo lei ci sono realmente i presupposti affinché possa assumere la veste di Decreto legge con caratteristiche d’urgenza?
Su questo decide il Presidente della Repubblica. È una riforma complessa, ma sicuramente solo  una parte in realtà giustifica un provvedimento d’urgenza.

28 agosto 2012
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