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Decreto Balduzzi. Fimmg: “Proposte Regioni? Provocazione in una guerra tra Istituzioni” 


Il sindacato dei medici di famiglia boccia le controproposte delle Regioni sul Dl Balduzzi. Milillo: “Le Regioni stravolgono la proposta di riforma del servizio sanitario. A rischio il diritto al proprio medico di famiglia”. Secco no anche al limite di spesa individuale per prestazioni specialistiche ed esami.

03 SET - “Non so dare altra spiegazione ai contenuti delle proposte degli assessori regionali se non quella che abbiano messo in atto una provocazione nella eterna lotta di competenze fra Regioni e Governo in materia sanitaria. Un conflitto che, se arriva a concretizzarsi in questi termini, dovrebbe preoccupare tutti,  dal Presidente della Repubblica ai Cittadini, al Governo, ai Parlamentari, ai Partiti e ai Movimenti.”
Questo il commento del segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo al documento di contro-proposte di modifica al Decreto sanità, presentato dalla Commissione Salute delle Regioni che riunisce tutti gli assessori alla salute. La Fimmg considera la contro-proposta “indecente oltre che  incoerente: un collage composto con i ‘desiderata’ di ciascuna regione, senza un minimo di indirizzo conforme a quegli obiettivi, tante volte sbandierati, di salvaguardia del diritto di scelta del proprio medico di fiducia e di avvicinamento della cura al malato”.
 
“Altro che cambiamento di progresso, siamo di fronte ad un tentativo di regressione e intanto chi ci andrà di mezzo saranno i pazienti  – aggiunge Milillo – perché se le proposte delle Regioni dovessero passare si otterrebbe solo un’assistenza peggiore”.

“Con il passaggio alla dipendenza - segnala la nota della Fimmg - sarebbe progressivamente eliminata la figura del medico di famiglia e il rapporto fiduciario, di fatto l’assistenza ai cittadini verrebbe ad essere spersonalizzata, i cittadini stessi umiliati e posti davanti a due sole possibilità o pagarsi le prestazioni o accettare quel che passa la regione senza neppure troppe spiegazioni. Al medico verrebbero imposti tetti di spesa individuale, cosicché, finite le risorse, all’assistito potrà solo rispondere: “Ho finito i soldi, non posso più curarla, ne riparliamo l’anno prossimo”. Oppure ogni medico dovrà fare “la cresta” sulle esigenze di ogni assistito per poter disporre sempre di una riserva? Come potrà il cittadino fidarsi del consiglio del medico quando saprà che è condizionato in questo modo? Altro che sistema equo, solidale e universalistico garantito per legge.
Infine,  la spesa per il personale del SSN aumenterà inesorabilmente, perché il costo medio lordo di un medico dipendente è superiore a quello di un medico convenzionato, a maggior ragione se si considera  il fatto che nel costo della gran parte dei convenzionati sono comprese le spese necessarie a procurarsi tutte le strutture, il personale e gli strumenti necessari ad esercitare l’attività assistenziale”.
 
“Alle Regioni o al Governo – conclude Milillo, se accoglierà le proposte, il compito di spiegare ai cittadini che per risparmio si intende riduzioni e spersonalizzazione delle prestazioni, pazienza se le economie fatte sulla salute della gente serviranno a compensare i maggiori costi necessari per potenziare  quella oleata macchina di clientelismo che le amministrazioni regionali vogliono così ampliare.La nostra opposizione più strenua  è scontata, confidiamo che il Governo non si renda complice di questa follia, sapendo di poter contare sulla nostra interlocuzione favorevole rispetto ai punti innovatori contenuti nella bozza originale. La conflittualità della categoria con le Regioni subirà nei prossimi giorni un’impennata, è in dubbio ogni tipo di collaborazione, valuteremo ogni forma possibile di lotta per far valere le nostre ragioni e quelle dei cittadini traditi dalle Regioni”.

03 settembre 2012
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