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Gli ultimi 90 giorni che restano a Draghi: dal Pnrr alla campagna vaccinale di autunno (campagna elettorale permettendo)

di Cesare Fassari

In attesa del verdetto delle urne del 25 settembre abbiamo infatti almeno tre mesi in cui il Governo in carica per gli “affari correnti” potrebbe fare in realtà molte cose, sempre che i partiti, già in competizione per la posta elettorale, accolgano l’auspicio di Mattarella di fornire “un contributo costruttivo nell’interesse superiore dell’Italia”

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Dopo 17 mesi il Governo Draghi è caduto. Si sarebbe potuto evitare? Forse. Ma è indubbio che le fibrillazioni delle forze politiche, con la testa già da tempo proiettata alle elezioni del 2023, non sarebbero cessate anche nel caso di una improbabile conferma della fiducia.

A questo punto meglio così. A fine settembre il voto sancirà cosa vogliono gli elettori (meglio parlare di elettori e non di “italiani” visti i livelli di astensione raggiunti ultimamente).

Se poi il risultato consentirà o meno di avere un nuovo Governo con un perimetro maggioritario netto e in linea con gli schieramenti di partenza oppure se si replicherà il quadro del 2018 senza una chiara maggioranza di Governo, lo vedremo.

Ma, lo ripeto, meglio questo “rischio” che altri sei-sette mesi di litigi e veti incrociati sul cammino dell’Esecutivo presieduto da Mario Draghi.

In attesa del verdetto delle urne abbiamo comunque almeno tre mesi in cui, stante alle indicazioni date ieri dal presidente della Repubblica, il Governo potrebbe fare comunque molte cose, non proprio di routine.

Nel suo intervento seguito alla firma del decreto di scioglimento delle Camere, Mattarella ha voluto infatti fornire una sorta di “perimetro” istituzionale, entro il quale, a suo avviso, dovrebbe poter agire il Governo in carica per gli “affari correnti” (formula tanto neutra quanto ambigua, non essendo supportata da alcun riferimento legislativo).

In quel perimetro in teoria c’è quasi tutto, tranne la legge di Bilancio che spetterà al nuovo Governo che scaturirà dalle elezioni del 25 settembre.

Ma, tolta la manovra, nei 90 giorni finali di Draghi, in teoria, potrebbero entrare molte cose: “È noto – ha detto ieri Mattarella - che il Governo, con lo scioglimento delle Camere e la convocazione di nuove elezioni, incontra limitazioni nella sua attività". Ma “dispone comunque di strumenti per intervenire sulle esigenze presenti e su quelle che si presenteranno nei mesi che intercorrono tra la decisione di oggi e l’insediamento del nuovo Governo che sarà determinato dal voto degli elettori”.

E quali sono queste esigenze presenti e future? Lo chiarisce lo stesso Capo dello Stato quando rimarca che “il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione”.

E quando aggiunge che a queste esigenze “si affianca, con importanza decisiva, quella della attuazione nei tempi concordati del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno”.

E infine quando ribadisce che non può neanche “essere ignorato il dovere di proseguire nell’azione di contrasto alla pandemia, che si manifesta tuttora pericolosamente diffusa”.

Da qui l’appello alle forze politiche con l’auspicio formulato dal presidente della Repubblica “che, pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale, vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia”.

Insomma, stante, a quanto detto ieri da Mattarella gli ultimi mesi del Governo Draghi potrebbero essere decisivi su diversi fronti, a partire dal Pnrr (sanità compresa) fino alla predisposizione della campagna vaccinale di autunno.

Ci riuscirà? Le forze politiche già concentrate al 100% sulle elezioni seguiranno l’appello del Colle per dare “un contributo costruttivo nell’interesse superiore dell’Italia?”.

Lo capiremo presto.

Cesare Fassari

 

 



22 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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