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Decreto Balduzzi. Simg: “No ai diktat delle Regioni”


Per il presidente della Società di medicina generale, Claudio Cricelli, si percepisce “un’aria di regime impositivo. La trasformazione delle cure primarie parta dalla professionalità dei camici bianchi e non da vincoli burocratici”.

05 SET - “Siamo preoccupati perché vengono prospettate soluzioni burocratiche perentorie che non entrano nel merito della qualità professionale dei medici di medicina generale. Al posto della concertazione percepiamo atteggiamenti di sufficienza, quasi diktat, e respiriamo un’aria di regime impositivo”. Il commento è di Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale (Simg), che critica la posizione delle Regioni rispetto al decreto Balduzzi, che hanno giudicato “irrinunciabili” alcuni emendamenti, esprimendo riserve su alcuni passi del provvedimento. Tra i timori delle Regioni, il fatto di doversi fare carico degli oneri della riforma prevista per le cure primarie.

“Riproponiamo – afferma Cricelli - un sistema migliorativo rispetto a quello delineato dalle Regioni che esalti le capacità, gli strumenti e le opportunità che la professione ha sviluppato in questi anni, a partire dal governo clinico di tutti i processi di cura, dall’audit, dalla valutazione dell’efficacia delle cure e dalla promozione della salute. Chiediamo con forza ai sindacati medici di voler spostare l’attenzione da modalità organizzative burocratiche, quali quelle proposte dalle Regioni, verso contenuti di alta qualificazione della professione della medicina generale”.

“Abbiamo sostenuto con forza – continua il presidente della Simg - l’evoluzione della medicina generale e delle nuove cure primarie in cui crediamo. Rappresenta un’occasione straordinaria a favore dei cittadini di nostro Paese. Ci siamo assunti la responsabilità di questa trasformazione qualitativa negli ultimi 30 anni, che ha portato la medicina di famiglia ad essere il più efficiente di tutti i comparti della sanità italiana anche dal punto di vista economico. Infatti in 10 anni il costo della medicina generale, al lordo di tutte le prestazioni e della farmaceutica, è diminuito anziché crescere, a testimonianza di uno straordinario senso di responsabilità e di capacità professionale, mentre i costi del resto del sistema sanitario sono aumentati in un decennio di circa 18 miliardi di euro. Quindi siamo il vero risparmio del sistema sanitario nazionale e siamo in grado di aumentarne ancora l’efficienza allocativa”.

“Questa evoluzione – conclude Cricelli - ha portato a un sostanziale aumento della qualità erogata e percepita. Noi continuiamo a sostenere un processo di trasformazione delle cure primarie che sia interamente centrato sulla capacità autonoma dei medici di garantire la governabilità e la sostenibilità economica del sistema, nell’esclusivo rispetto della salute dei cittadini e introducendo criteri di valutazione e di premio del merito”.
 

05 settembre 2012
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