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I conti della sanità. L’operazione “verità” di Balduzzi. "Il Ssn ce la può fare ma serve condivisione con le Regioni". A fine anno i Lea


Dopo le tante cifre circolate in questi mesi sul reale ammontare delle manovre sulla sanità, il ministero presenta un suo dossier che ridimensiona l’ammontare dei tagli. Dal 2012 al 2015 24,7 miliardi in meno, mentre le Regioni si tratta di 35,1 miliardi (anche se oggi Errani ha parlato di "quasi 30 mld") nello stesso periodo. Sui ticket ci sarà una "proposta politica". IL DOSSIER SUI CONTI SANITA'.

19 DIC - “La sanità italiana può vincere la sfida della sostenibilità e questo nonostante l’apporto importante dato dal settore al riequilibrio dei conti pubblici”. Così il ministro della Salute Renato Balduzzi oggi nell’attesa conferenza stampa dedicata a un bilancio dell’attività di governo in campo sanitario.
Una conferenza stampa caratterizzata dai numeri. A partire da un corposo dossier che raccoglie le performance del Ssn in termini di spesa e finanziamento fornito dal Ministero della Salute.
 
“Avrei voluto presentarlo come i ‘numeri veri’ della sanità – ha spiegato Balduzzi – ma penso sia più giusto definire questo dossier semplicemente come ‘i numeri della sanità”. Una precisazione solo apparentemente futile se pensiamo che sull’ammontare dei tagli (o risparmi) al settore si è articolato tutto il confronto/scontro tra Governo e Regioni in questi mesi. Una differenza di valutazione che al momento ha lasciato su un binario morto il Patto per la Salute con le Regioni che denunciano “tagli insostenibili che mettono a rischio i servizi e le prestazioni socio-sanitarie”. Una denuncia alla quale il Governo ha sempre risposto tenendo il punto sul fatto che non di tagli all’assistenza si tratta, quanto di interventi di “riorganizzazione e ristrutturazione” a invarianza di servizi resi ai cittadini.
 
A chi credere? Per Balduzzi i numeri sono quelli forniti oggi. Numeri che comunque segnano una stretta potente al finanziamento della sanità pubblica per un ammontare nel periodo 2012/2015 di 24,7 miliardi di euro di differenza tra fabbisogno finanziario ante manovre e finanziamento statale post manovre.
Per le Regioni i conti sono diversi e la cifra indicata nel documento reso noto ieri, datato 6 dicembre, parla, per lo stesso periodo, di 35,1 miliardi di tagli (anche se oggi Errani ha parlato di "quasi 30 mld").
 
Nel dettaglio le tabelle fornite dal ministero parlano di una differenza tra fabbisogno finanziario ante manovre (Dl 78/2010, Dl 98/2011, Spending review e l'attuale ddl di stabilità ) e finanziamento così distribuita negli anni:
 
Anno 2012. Fabbisogno finanziario stimato ante manovre: 110,512 mld. Finanziamanto reale: 107,961 mld. Differenza: 2,551 mld.
Anno 2013. Fabbisogno finanziario stimato ante manovre: 112,393 mld. Finanziamanto reale: 107,008 mld. Differenza: 5,385 mld.
Anno 2014. Fabbisogno finanziario stimato ante manovre: 116,236 mld. Finanziamanto reale: 107,901 mld. Differenza: 8,335 mld.
Anno 2015. Fabbisogno finanziario stimato ante manovre: 119,856 mld. Finanziamanto reale: 111,421 mld. Differenza: 8,435 mld.

 
Non sta a noi dire chi ha ragione. Ma è certo che, anche dopo la conferenza stampa odierna, le distanze di valutazioni tra Governo e Regioni sembrano restare enormi. E, come abbiamo detto, non solo sulle cifre. Se per le Regioni, infatti, questi tagli affosseranno il sistema per il Governo il sistema sarà perfettamente in grado di sostenere i risparmi previsti a condizione che si lavori seriamente su due fronti: quello delle performance dei fattori produttivi e in particolare personale e acquisto beni e servizi e quello del miglioramento dei percorsi assistenziali attuando appieno il governo clinico dei processi, le linee guida e una vera appropriatezza prescrittiva e terapeutico-assistenziale. In sostanza si è puntato molto su un generale “rigore nei processi di spesa”, da tutti i punti di vista, come ha sottolineato il Capo dipartimento per la programmazione sanitaria Filippo Palumbo presente anch’egli all’incontro con i giornalisti.
 
Sulla base di questo approccio il Ssn garantirà la sua sostenibilità. Questa almeno la convinzione dello stesso Balduzzi che lo ha ripetuto più volte sollecitato dalla stampa proprio su questo punto, pur riconoscendo che la sanità è “sotto stress” e per questo è giusto parlare di “sfida”. Una sfida che tuttavia può essere vinta solo ricucendo la condivisione di scelte e strategie con le Regioni il cui ruolo nella sanità “non è in discussione”, ha detto più volte Balduzzi.
 
Ma in conferenza si è parlato anche di Lea di cui è attesa la revisione entro il prossimo 31 dicembre, come previsto dal decreto sanità del ministro. “Una data che intendiamo rispettare – ha detto Balduzzi – almeno per quanto ci compete in prima istanza e cioè la presentazione di una nostra proposta di revisione dei livelli di assistenza che dovrà poi essere sancita da un’intesa in Stato Regioni e dal parere delle commissioni parlamentari competenti”. Due passaggi, questi ultimi, che risentiranno indubbiamente del fine legislatura e sui quali al momento il ministro non si è sbilanciato, lasciando però intendere che probabilmente l’atto finale sui Lea potrebbe non spettare a questo Governo.
 
Ma come saranno i Lea di Balduzzi? Alcune cose sono state dette: entreranno 110 malattie rare, l’anestesia epidurale per il parto e cinque nuove malattie croniche che godranno di esenzione. Ma su cosa sarà tolto o ridimensionato per far fronte alle maggiori spese (i Lea dovranno infatti garantire invarianza di spesa) non è stato detto molto, tranne che si è lavorato sull’appropriatezza facendo immaginare possibili vincoli prescrittivi su alcune prestazioni.
 
Anche sulla partita ticket è ormai chiaro che non sarà questo Governo a decidere come attuare la norma del decreto Tremonti del 2011 che prevede due miliardi di nuovi ticket a partire dal 2014. “Ma il ministero farà una sua proposta politica che - ha spiegato Balduzzi – partirà dalla constatazione della insostenibilità di nuovi ticket sia per i cittadini che per il sistema stesso”. “Si tratta quindi – ha sottolineato – di pensare a un sistema nuovo di compartecipazione alla spesa che tenga conto del monito del presidente Napolitano secondo il quale ‘chi ha di più paghi di più’ e che quindi non potrà che partire dalla constatazione che nuove forme di compartecipazione, come quella della franchigia, non possono essere attuate se prima non si affronta con decisione il nodo dell’evasione fiscale. Altrimenti la franchigia potrebbe addirittura peggiorare le cose per chi già oggi paga le tasse regolarmente senza invece colpire chi non le paga”.

19 dicembre 2012
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