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Intramoenia: Fazio presenta relazione al Parlamento


Il ministro della Salute ha presentato al Parlamento la “Relazione sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria” che fotografa, Regione per Regione, lo stato di applicazione delle nuove norme stabilite dalla legge 2007.

17 SET - È ormai noto e supportato anche dai più recenti dati il fatto che il 95% dei medici è legato alla propria azienda da un rapporto di esclusività, quota che sale al 98% tra i direttori di struttura semplice o complessa. Ma quanto vale per la Aziende l’attività intramoenia? Oltre 1 miliardo e 200 milioni nel 2009. Anche se, a conti fatti, il saldo effettivo che le strutture italiane hanno intascato è pari a 163.501.000 di euro. Circa l’87% dei ricavi derivanti dalla libera professione intramuraria serve infatti a coprire le spese, che per una quota di oltre 1 miliardo sono rappresentate dai corrispettivi pagati al personale che svolge l’attività.
Il trend di spesa che i cittadini investono per ricevere prestazioni in regime di intramoenia è comunque in costante crescita: + 9,5% dal 2006 al 2008, che in euro si traduce in un salto da 1.148.171 mila euro a 1.258.163 mila euro, corrispondenti ad una spesa pro-capite di 19,5 euro/anno per il 2006 e di 21,1 euro nel 2008.
A livello nazionale, la parte dei ricavi per l’attività di intramoenia proveniente dall'area delle prestazioni specialistiche si attesta nel 2009 a quota 58,4%, in crescita rispetto al dato del 2008 (56,6%). Rimane invece costante la percentuale riguardante l'area ospedaliera (29%), mentre si riduce il peso dei ricavi generate da altre aree (12,7% nel 2009 contro il 14,1% del 2008).

Questi i dati principali della Relazione sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria” (vedi allegati a fondo pagina) che fotografa, Regione per Regione, lo stato di applicazione delle nuove norme stabilite dalla legge 120 del 2007, nata allo scopo di regolamentare la libera professione intramuraria che, dalla sua introduzione nel 1999, ha evidenziato più di una zona d’ombra.

In particolare, la legge del 2007 prevede che ogni struttura sanitaria di diritto pubblico debba predispone un piano aziendale, concernente, con riferimento alle singole unità operative, i tetti dei volumi di attività istituzionale e di attività libero-professionale intramuraria. Per arginare il fenomeno del conflitto di interessi e promuovere il massimo della trasparenza tra l’attività pubblica e quella privata del medico, la legge chiedeva il monitoraggio e il progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni nell'ambito dell'attività istituzionale ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione intramuraria, così da assicurare che il ricorso a quest'ultima sia conseguenza di libera scelta del cittadino e non di carenza nell'organizzazione dei servizi resi nell'ambito dell'attività istituzionale. E poi basta con l’intramoenia allargata. La legge 120/2007 dava tempo alle Regioni fino al 31 luglio 2008 per realizzare nelle aziende gli spazi necessari a tenere la libera professione intramoenia dentro le mura aziendali. Obbligo, questo, slittato di volta in volta fino all’ultimo decreto mille proroghe, che ha fatto slittare il termine ultimo per la realizzazione degli spazi al 31 gennaio 2011.

Queste le regole imposte alle Regioni. Ma il loro rispetto a che punto è?

Ad adempiere in pieno alle norme previste dalla 120 sono state 9 Regioni: Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e P.A. di Trento (vedi tabella 1 allegata a fondo pagina). Drammatica  la situazione del Lazio, i cui livelli di adempimento, praticamente per ogni voce prevista dalla legge, sono inferiori al 50%. Male anche la Calabria, la Campania, l’Abruzzo, la Sicilia e, a sorpresa, una Regione del Nord: il Piemonte.

Per quanto riguarda la realizzazione degli spazi aziendali da dedicare all’intramoenia, le risorse che lo Stato ha messo a disposizione alle Regioni a questo scopo sono pari a 826.143.140,92 euro. Ad oggi ne è stato utilizzato l’88,38% a sostegno di 410 interventi edili autorizzate alle aziende su tutto il territorio nazionale. Ma solo 8 Regioni hanno completato il programma: P.A. di Trento, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Basilicata, Sardegna e Umbria.

Quanto al monitoraggio dei tempi di attesa, la Relazione del ministero prende in esame 4 prestazioni diagnostiche (tac dell’addome, tac del capo, Rm cerebrale e Rm colonna) e 3 visite specialistiche (visita ortopedica, visita oculistica e visita cardiologica) erogate in intramoenia nel periodo compreso tra il 19 e il 23 ottobre 2009. Per tutte e sette le prestazioni, nella maggior parte dei casi bisogna attendere al massimo 7 giorni. Solo 3 i casi in cui l’attesa è stata superiore ai 30 giorni. Ma se il 10% circa delle prestazioni diagnostiche vengono effettuate in giornata, nel caso delle visite specialistiche i tempi di dilatano: nel 30% dei casi l’attesa è tra gli 8 e i 30 giorni, e supera i due mesi in circa l’8% dei casi.
(L.C.)
 

17 settembre 2010
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