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Caso Sofia. Balduzzi: “Stiamo cercando una soluzione concreta in tempi brevi”


Il Ministro, dalla sua pagina Fb, rende noto di aver incontrato i genitori della piccola affetta da una gravissima e malattia genetica che finora è stata curata con le cellule staminali fino a quando, a seguito di indagini della magistratura, la terapia è stata interrotta perché ritenuta dannosa per la salute. Balduzzi ribadisce "non ho il potere di far riprendere la terapia”

07 MAR - Sofia è una bambina di tre anni e mezzo affetta da una gravissima malattia degenerativa, la leucodistrofia metacromatica che fino a poco tempo fa è stata curata presso gli Spedali Civili di Brescia con la terapia a base di cellule staminali somministrate dalla Stamina Foundation.
 
Una terapia lunga un anno composta da 5 infusioni a base di staminali mesenchimali. Ma nei mesi scorsi l’Agenzia italiana del farmaco ha effettuato accertamenti e ispezioni, mentre la magistratura ha aperto alcune inchieste sul caso della “Stamina Foundation” e il risultato delle indagini eseguite dall'Aifa hanno detto che il trattamento al quale era sottoposta la bambina era dannoso per la sua salute. Per questo la cura è stata interrotta.
Da qui è scoppiato il caso.
 
Il ministro, che ieri ha incontrato i genitori della piccola, ha voluto far chiarezza e attraverso la sua pagina Facebook (https://www.facebook.com/balduzzi.renato) ha rilasciato la seguente dichiarazione.
 
“Ieri, per più di due ore, ho incontrato i genitori di Sofia con il loro avvocato, insieme ad alcuni dei massimi esperti di terapie con cellule staminali e con gli esperti giuridici del Ministero. Innanzitutto li ringrazio per aver accettato di vederci di persona, in un incontro che è stato molto approfondito e tranquillo, al di là del clamore mediatico e dei toni anche violenti che ci sono, anche qui su Facebook.
 
“Il caso di Sofia e dei bambini che hanno già avuto una prima infusione di cellule prodotte da Stamina è un caso del tutto particolare: con i genitori di Sofia e il loro legale abbiamo esaminato una serie di possibilità e concordato un percorso per trovare una soluzione concreta in tempi brevissimi, per venire incontro alla volontà e alle necessità della famiglia di continuare le infusioni.
 
“I genitori hanno accettato di tornare a incontrarci tra sette giorni e noi vogliamo fare più fretta possibile. Il bene della piccola Sofia è l'unico interesse, in questo momento, per loro e anche per me. 
Permettetemi però alcune precisazioni su molte delle cose che sono state dette, impropriamente, su questo caso, sia in tv che sui giornali e sui social network:

- Come ministro non ho il potere di far riprendere alcuna terapia con un tratto di penna, interferendo con le decisioni dell’autorità giudiziaria. L'atto dell'Aifa di bloccare le attività di Stamina presso gli Spedali civili di Brescia è un atto dovuto, e non certo perché ci sono delle irregolarità burocratiche. Le ispezioni e le verifiche condotte da molti mesi e da più organi hanno trovato gravi anomalie e problemi di sicurezza, che mettono quelle procedure fuori dalle leggi europee e italiane. La soluzione che stiamo cercando per Sofia, non è semplice e parte dal suo caso eccezionale, ma non cambia la sostanza di quel provvedimento, che non può essere ritirato finché non ci sono da parte di Stamina i necessari passi avanti per modificare la situazione.
 
- Nessuno sta facendo una guerra alle terapie staminali, che sono la frontiera della medicina di oggi e una grande speranza contro malattie terribili, e il Ministero è in prima linea nel supporto alla ricerca. In Italia ci sono numerose possibilità terapeutiche con le staminali ragionevolmente sicure e per questo già accessibili anche quando non hanno concluso l’iter delle sperimentazioni.
 
- Non c'è nessuna persecuzione nei confronti di Stamina e dei suoi responsabili. Le inchieste dei magistrati faranno il loro corso e fino a prova contraria vale la presunzione di innocenza. Ugualmente, il metodo Stamina va sperimentato e comprovato scientificamente e i suoi responsabili hanno il diritto e il dovere di farlo. Ma questo deve avvenire in condizioni di totale sicurezza per i pazienti e nel rispetto delle regole che la scienza si è data. L'accesso alle cure compassionevoli è un diritto di civiltà, ma anche i malati gravissimi, anche i malati terminali vanno difesi nella loro dignità: nessuno deve usarli come cavie, nessuno deve dare loro false speranze. Molte perplessità sull'atteggiamento di Stamina (e dei media che la supportano) sono state espresse per prime, già da anni, anche da molte associazioni di famiglie di bambini ammalati (da quelli affetti da SMA a quelli distrofici). Certamente loro non possono essere accusati di avere fantomatici interessi corporativi o economici da difendere, se non la vita dei loro figli, eppure esprimono dubbi legittimi sul clamore intorno al caso Stamina e su come viene raccontato e strumentalizzato.

- Se Stamina vuole fare un passo avanti, al di là del caso urgentissimo di Sofia, può rendere accessibili e trasparenti i suoi protocolli, permettere che vengano verificati e sperimentati in condizioni di sicurezza, condividere i risultati finora ottenuti con la comunità scientifica. Finora questo Stamina non lo ha fatto, ma la possibilità c'è.

- In ultimo: sono stato attaccato anche violentemente da più parti e accusato di cose atroci in questi giorni. Ma mentre tanti strumentalizzavano Sofia per fare clamore mediatico o politico, facendo cattiva informazione sul caso e disinformando anche tanti di voi che giustamente vi siete sentiti in dovere di alzare la voce in difesa di Sofia, noi stavamo lavorando in silenzio per difendere lei e tutti quelli che soffrono come lei. Spero che lo abbiano capito i suoi genitori, che ringrazio ancora per ieri. Il resto non conta”.

07 marzo 2013
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