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Ist. Bruno Leoni: “Gli sprechi della politica valgono 15 miliardi di euro”


Quasi un punto di Pil, ovvero quasi quindici miliardi di risparmio si otterrebbero da un serio intervento sui costi della politica. Lo dice un focus dell’Istituto Bruno Leoni, condotto da Pietro Monsurrò. Per intendersi l’Irap pagata dalle aziende (al netto delle partiti di giro) ammonta a circa 20 miliardi di euro.

23 MAR - L’Italia spende una delle percentuali più alte rispetto al Pil, quasi un punto in più rispetto alla Germania, la Francia, la Gran Bretagna e la Spagna. Un serio intervento sui costi della politica farebbe risparmiare al contribuente italiano circa 15 miliardi di euro all’anno, quasi un punto di Pil. A dirlo è Pietro Monsurrò, fellow dell’Istituto Bruno Leoni, nel Focus “I costi della politica in Italia”.
 
Per Monsurrò, “I costi della politica in Italia, intesi come costo dell’apparato legislativo, esecutivo, fiscale e diplomatico, sono elevati rispetto ai principali paesi europei. Con l’eccezione di paesi di piccoli dimensioni o con basso reddito pro capite, l’Italia spende la più alta frazione rispetto al Pil, quasi un punto in più rispetto alla Germania, la Francia, la Gran Bretagna e la Spagna. Riducendo quindi i costi della politica per portarli in linea con quelli europei, si potrebbero risparmiare teoricamente circa 15 miliardi di euro”.
 
Per esempio per Monsurrò “solo intaccando le spese per il Parlamento e il Quirinale si potrebbe tagliare la spesa di più di 800 milioni di euro all’anno, e l’abolizione delle province potrebbe generare 2 miliardi di euro di risparmi annui”.
 
“In tempi di ristrettezze fiscali – scrive Pietro Monsurrò – si sente spesso parlare dei costi della politica. Per alcuni tagliare tali costi sarebbe una panacea, per altri comporterebbe risparmi trascurabili. La verità sta nel mezzo: i costi della politica in Italia sono effettivamente ingenti, superiori a quelli dei paesi europei paragonabili (Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna)”. Occorre però, aggiunge il fellow, “distinguere i costi della politica come rimborsi, indennità e vitalizi per i politici, e il costo complessivo del funzionamento degli organi legislativi, esecutivi e diplomatici1. È in questa seconda categoria che l’Italia spende circa un punto di Pil più degli altri paesi, cioè 10-15 miliardi”.
 
Il Parlamento
“Il costo del Parlamento italiano è quasi il doppio di quello francese e inglese: 1,6 miliardi, contro 0,9 in Francia e 0,6 in Gran Bretagna. Il Parlamento italiano dovrebbe spendere quasi un miliardo in meno per allinearsi alle spese francesi e britanniche. Il Parlamento francese per dimensioni è paragonabile a quello italiano (920 parlamentari contro 945), quindi è la spesa per parlamentare a essere particolarmente elevata.
Ma a parte diminuire il numero dei parlamentari a 600-700 per riportarlo alla media dei principali paesi europei, ciò che colpisce è il reddito dei parlamentari, che nella maggior parte dei paesi è pari a circa due o tre volte il reddito medio, mentre in Italia è cinque volte tanto.
Il Parlamento italiano si distingue negativamente anche per l’entità dei vitalizi riconosciuti agli ex parlamentari. Il costo complessivo dei vitalizi per il Senato è 86 milioni, e per la Camera 134. I contributi dei parlamentari hanno finora coperto una parte minuscola di questa spesa, circa il 10%. Con le recenti riforme, almeno per i prossimi parlamentari, i trattamenti saranno meno generosi.
 
Il Quirinale
Il Quirinale costa molto più, e ha molti più dipendenti, di Buckingham Palace, dell’Eliseo francese, e della Presidenza tedesca. Nel 2000 il Quirinale aveva 1.859 addetti civili e militari, mentre l’Eliseo 923, col risultato che mentre il Quirinale costava 151 milioni di euro, l’Eliseo ne costava 86. Negli anni successivi il personale è aumentato ulteriormente, almeno fino al 2007, quando si arrivò a 224 milioni di spesa complessiva.
Il bilancio di previsione del 2013 è di 349 milioni di euro, 244 milioni una volta depurato delle partite di giro e le riserve. Di questi, il personale costa 121,5 milioni e le pensioni 90,4. Negli ultimi sei anni il personale è sceso da 2.181 a 1.720 unità, e la tendenza è complessivamente al contenimento della spesa. Nonostante ciò, si rimane molto lontani dai più ridotti costi degli altri paesi: l’Eliseo costa 112 milioni.
 
Finanziamento pubblico ai partiti
Un’altra fonte di costo della politica sono i finanziamenti pubblici ai partiti. Teoricamente aboliti con il referendum del 1993 e ricomparsi sotto forma di rimborso spese, il finanziamento ai partiti è stato limitato nel 2012: in base alla nuova legge, i finanziamenti dovrebbero aggirarsi attorno ai 100 milioni di euro annui.
 
Costi della politica locale
Complessivamente le spese sono state di 1,6 miliardi di euro nel 2011, 600 milioni per le regioni, 110 per le province e 900 per i comuni. L’indagine ha portato alla luce notevoli differenze territoriali. Ad esempio, la Calabria, con 2 milioni di abitanti, spende circa il doppio della Toscana, che di abitanti ne ha 3,7 milioni: la spesa calabrese è 50,1 milioni di euro, quella toscana 25,5. In linea di massima le spese al Sud sono maggiori che al Nord, e sarebbe utile avere i dati pubblici per fare confronti accurati. I presidenti di regioni e province, i sindaci e i consiglieri regionali, provinciali e comunali sono circa 125.000, secondo i dati della Commissione Giovannini, senza considerare gli assessori. Gran parte di queste cariche sono legate ai comuni, che sono circa 8.100 in tutta Italia, a fronte di 110 province e 20 regioni.
 
Le province
Abolire le province non farebbe ridurre le spese per la politica di molto, essendo la spesa per le cariche elettive pari a 110 milioni di euro. Però questo non è l’unico risparmio possibile: dei costi amministrativi, 4 miliardi, 2 sono dovuti al personale, e l’eliminazione delle province farebbe risparmiare i circa 2 miliardi residui. Verosimilmente dall’abolizione delle province si avrebbe un abbassamento delle altre spese, una volta assorbito il personale in eccesso. La spesa totale, circa 12 miliardi nel 2011, però include anche spese per lo sviluppo, il turismo, i trasporti, e quindi il rispar- mio complessivo sarebbe inferiore.
 
Conclusioni
I costi della politica in Italia, intesi come costo dell’apparato legislativo, esecutivo, fiscale e diplomatico, sono elevati rispetto ai principali paesi europei. L’Italia spende la più alta frazione rispetto al Pil, quasi un punto in più rispetto alla Germania, la Francia, la Gran Bretagna e la Spagna. Riducendo quindi i costi della politica per portarli in linea con quelli europei, si potrebbero risparmiare teoricamente circa 15 miliardi di euro.

23 marzo 2013
© Riproduzione riservata

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