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India e farmaci generici. Balduzzi: “Brevettare solo gli innovativi”. Pani: “In Italia non sarebbe accaduto”


Commentando la sentenza che ha respinto il ricorso della Novartis per la tutela brevettuale del suo farmaco anti-cancro, il ministro della Salute ha parlato, in un’intervista a Il Mattino, dell’opportunità che le multinazionali autolimitassero l’ambito di efficacia dei brevetti. Per il Dg dell’Aifa i farmaci antitumorali sono costosi ma la spesa farmacologica è solo una parte del costo.

03 APR - “Non vorrei commentare una vicenda di cui non conosco perfettamente tutti gli elementi. Sarebbe opportuno che le multinazionali del farmaco autolimitassero l’ambito di efficacia dei brevetti. Consentendo, in tal modo, agli stati più poveri di ottenere farmaci costosi al prezzo dei generici”. Così in un'intervista al quotidiano Il Mattino, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha commentato la recente notizia riguardante il ricorso della Novartis finalizzato alla tutela brevettuale del suo farmaco anti-cancro Glivec, respinto dalla Corte Suprema indiana.

Sulla stessa lunghezza d’onda, sempre sullo stesso quotidiano, il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Luca Pani, che ha spiegato come in Italia non potrebbe accadere quanto successo in India. “Si troverebbe una soluzione più equilibrata - ha detto - in ogni caso la notizia è stata amplificata, visto che ci sono diversi precedenti analoghi che non hanno avuto lo stesso riscontro mediatico”.

Parlando poi dei prezzi dei farmaci, Balduzzi ha sottolineato come questo sia “un problema serio in alcuni Paesi del mondo. E l’autorità nazionale ha pochi strumenti per contrastare la politica dei prezzi dell’industria farmaceutica”. “Ritengo che sia arrivato il momento, a questo punto –-ha evidenziato il ministro - di riconsiderare le norme europee che prevedono il rilascio all’immissione in commercio di un farmaco affiancando ai requisiti di sempre, vale a dire qualità sicurezza ed efficacia, anche un ulteriore requisito”.

Sempre per Balduzzi è poi necessario che i farmaci nuovi abbiano un vantaggio reale rispetto ai farmaci già autorizzati. “Su questo fronte, sul piano nazionale, la recente legislatura non ha mostrato lungimiranza - ha proseguito - sono state per esempio cassate le norme del decreto legge 158 grazie alle quali si prevedeva che la revisione del prontuario farmaceutico riguardasse anche medicinali che risultassero troppo costosi in relazione al beneficio derivante dal loro uso per il servizio sanitario nazionale. Sarebbe stata una norma intelligente affinché i farmaci innovativi potessero entrare nel mercato”.

In questo caso, per il ministro, sarà compito del Parlamento “trovare soluzioni in grado di bilanciare il diritto di chi fa ricerca che vuole vedere riconosciuti e remunerati i propri sforzi, e al tempo stesso le esigenze del servizio sanitario nazionale che ha bisogno di non sprecare risorse per farmaci non veramente innovativi proprio per garantire a tutti di avere innovazione terapeutica”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, anche per Pani i farmaci antitumorali “sono troppo costosi, ma la spesa farmacologica è solo una parte del costo della malattia oncologica. Sulle spese per curare il cancro - ha spiegato - incidono tanto anche la diagnostica, gli interventi chirurgici, la radioterapia. Insomma ci sono altre componenti”.
Il direttore generale Aifa ha voluto infine precisare che le aziende produttrici non possono attribuire al medicinale il prezzo che vogliono, “ci sono limiti ben precisi imposti proprio dall’Aifa. Ed è sempre la stessa Agenzia che sovrintende all’utilità dei farmaci, oltre che agli stessi costi”.

03 aprile 2013
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