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Quirinale. Franco Marini non ce la fa. Tutto rimandato a domani con nuova proposta del Pd


Alla fine della prima giornata di scrutini per l’elezione del Capo dello Stato l'intesa tra Pd, Pdl e Scelta Civica non ha retto. Domani si replica dalle 10 ma il voto utile potrebbe essere solo quello del pomeriggio a maggioranza semplice. E dal Pd arriverà una nuova proposta domani mattina.

18 APR - La prima giornata non è stata sufficiente per scegliere il nome del 12° Presidente della Repubblica. Saltato già al primo scrutinio l’accordo tra Pd, Pdl, Lega e Scelta Civica su Franco Marini, in quanto il Pd non ha tenuto sul nome dell’ex presidente del Senato. Anche la seconda votazione è stata inutile e lo sarà probabilmente anche quella di domani mattina, l’ultima a maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti l’Assemblea dei grandi elettori.
 
Alla fine del primo scrutinio Marini si è fermato a 520 voti, lontano quindi dal quorum di 672. Il suo antagonista, il giurista Stefano Rodotà, votato dal M5S, Sel e forse da alcuni parlamentari del Pd ha avuto 240 voti, mentre 104 sono state le schede nulle. L'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, votato dai renziani in segno di protesta contro la scelta di Bersani di candidare Marini, ha ottenuto 41 voti.
 
A quel punto il secondo scrutinio è stato proforma con il Pd gli altri partiti dell’intesa su Marini, hanno deciso di votare scheda bianca. Il M5S fedele alla linea scelta dalla base con la “quirinarie” ha continuato con Rodotà che ha ricevuto 226 voti contro le 418 schede bianche, espressione del Pd-Pdl. Gli atri: Chiamparino 87, D’Alema 36, Marini 15, Alessandra Mussolini 14, Prodi 13, Bonino 8 e Rosy Bindi 6. Le schede nulle sono state 10.
 
Il risultato negativo di Marini ha aperto nuove strade al Partito democratico, come annunciato dallo stesso Bersani che alle 18,15 scriveva sul suo profilo Facebook “Bisogna prendere atto di una fase nuova. A questo punto penso tocchi al Partito Democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell’assemblea dei nostri grandi elettori”.
 
Se da qui si sceglierà, oltre che un nuovo nome come appare evidente, anche un cambio di “alleanze” e strategia non è detto.
 
La notte prevedibilmente sarà di incontri e colloqui, più o meno riservati, per cercare di trovare la quadra. Se così non dovesse essere anche il voto di domani mattina sarebbe inutile. Discorso diverso per quello di domani pomeriggio in quanto il primo a maggioranza semplice e dunque aperto a tutte le ipotesi, anche quella D’Alema, che se è vero non è mai entrato ufficialmente nell’accordo tra Bersani e Berlusconi, è anche vero che non ne è mai uscito. Ma potrebbe emergere anche l'ipotesi Prodi o quella Rodotà, ricompattando il fronte con Sel e con 5 Stelle.

18 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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