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Intervista. Vargiu (SC): “La sfida è mantenere sostenibile l’attuale sistema di welfare sanitario”


Sostenibilità del sistema in assenza di risorse, attenzione verso gli stakeholder della sanità, rapporto ospedale-territorio e responsabilità professionale. Questi alcuni dei temi affrontati in quest’intervista con Pierpaolo Vargiu, che al suo debutto da presidente della Commissione Affari Sociali di Montecitorio è stato relatore di un provvedimento scottante quello del Metodo Stamina.

31 MAG - Pierpaolo Vargiu, medico radiologo già presidente della Federazione degli ordini dei medici e degli odontoiatri della Sardegna, è al suo debutto in Parlamento eletto nelle liste di Scelta Civica. Non è però un novellino della politica in quanto in passato è stato consigliere regionale nella sua Sardegna. Al suo esordio da presidente della XII Commissione è stato relatore sul disegno di legge di conversione del decreto Balduzzi, norme urgenti in materia sanitaria. Un provvedimento dal forte valore etico e che disciplina la sperimentazione per il cosiddetto metodo Stamina. In proposito Vargiu dice di essere “soddisfatto per come la Commissione ha lavorato di concerto, senza spaccature. La sperimentazione del metodo Stamina Foundation rappresentava un problema molto delicato, perché il tema aveva oltre ad un’importanza da un punto di vista scientifico anche un carico mediatico di aspettative da parte delle famiglie a cui era stata fatta balenare la luce della speranza. Se si riuscisse sempre a ragionare sui temi senza pregiudizi, nell’interesse della comunità che ci elegge sarebbe un buon viatico per l’intero Parlamento”.
 
Presidente Vargiu, come vive questo suo debutto da parlamentare chiamato a guidare la Commissione Affari sociali della Camera?
Sono stato chiamato ad un impegno di immensa responsabilità per il quale è necessario che io sia attento e disponibile nei confronti degli stakeholder della sanità ma anche delle esigenze dei cittadini e delle associazioni dei pazienti. Spero che la Commissione che guido risulti incisiva in un momento contingente particolare in cui le risorse a disposizione del welfare sanitario non crescono a differenza delle esigenze dei cittadini.
 
Che esperienza porta della sua vita professionale in Parlamento?
Per tutta la vita mi sono occupato di politica sanitaria. L’ho fatto come presidente della Federazione dell’ordine dei medici della Sardegna e l’ho fatto per anni come consigliere regionale in Sardegna. Ho le mie idee sulle criticità del modello di welfare occidentale oggi entrato in crisi. So che il Prodotto interno lordo non cresce mentre la spesa sanitaria tende a farlo, per cui la sfida di buon governo per questa legislatura sarà riuscire a garantire ai cittadini prestazioni sempre migliori con minori risorse. Se dovessimo affidarci ai tagli lineari faremmo un disastro.
 
A proposito di tagli lineari cosa risponde a chi ha accusato il governo Monti di aver operato, con la spending review, tagli lineari senza distinzioni?
Che la spending review è il contrario dei tagli lineari. Può darsi pure che vi siano stati degli errori nell’applicare la riforma della spesa, ma il principio alla base di quell’operazione è esattamente il contrario. La spending review ha l’ambizione di riuscire ad identificare quali sono le sacche di spreco che forniscono prestazioni inappropriate e che quindi non servono al cittadino.
 
Tra le prestazioni inappropriate che generano sprechi c’è la medicina difensiva che costa miliardi l’anno. Che fare?
Credo che bisognerebbe andare ad incidere sui risarcimenti, sul sistema assicurativo e sul controllo del rischio che oggi non ha l’attenzione che dovrebbe avere. I medici per tutelarsi spesso richiedono esami e prestazioni sanitarie che non hanno niente a che vedere con l’effettiva tutela della salute del paziente ma sono dei percorsi di difesa nell’ipotesi di causa davanti ad un giudice. Questi meccanismi succhiano soldi alla buona sanità buttandoli su un sistema che niente ha a che vedere con l’appropriatezza della prestazione offerta al paziente.
 
Quali sono secondo lei i nodi di politica sanitaria da affrontare?
Il governo clinico, per cui la politica deve avere un’azione regolatrice restando lontana da tutto ciò che è scelta tecnica. Ma anche il riequilibrio ospedale-territorio di cui si parla da tanto. Perché se il territorio non funziona è evidente che tutta la tensione si scarica sull’ospedale che rischia il collasso. Basta pensare ai pronti soccorso intasati dai codici bianchi e, in direzione opposta, basta pensare ai pazienti in dimissione dagli ospedali che non vengono presi in carico da un sistema di care giver che possa tutelare il paziente e stabilizzarlo all’interno della medicina del territorio.
 
Come fare tutto questo in assenza di risorse?
I fondi devono essere trovati perché il sistema deve essere modificato. La nostra Commissione insieme alla Bilancio si sta preparando ad affrontare il tema centrale della sanità italiana, la sostenibilità dell’attuale sistema di welfare sanitario. Su questo credo che siano molte le implicazioni di carattere etico. Per esempio i farmaci ad alto costo oncologici che sono una frontiera dell’health tecnology assestement e che hanno un impatto di tipo economico e contemporaneamente un valore etico di cura nei confronti dei pazienti e delle famiglie. Stiamo cercando, insieme ai membri della Commissione Bilancio, di capire come mantenere sostenibile il sistema. E stiamo cercando di far parlare chi ha in mano “i cordoni della borsa”, con chi si occupa di garantire il livello di qualità dell’assistenza. Il nostro obiettivo è ridurre gli sprechi e le inefficienze senza tagliare dove non si dovrebbe cercando di usare ogni euro a nostra disposizione per destinarlo al malato e al mondo delle professioni.
 
State pensando ad una proposta di legge in questo senso?
Per il momento non c’è un disegno di legge. Credo che una proposta legislativa debba arrivare dal governo. Sappiamo che dal 2012 il Fondo sanitario nazionale decresce a differenza delle esigenze di salute. Allora il tema è come facciamo a garantire ai cittadini qualità di prestazioni superiori al passato se il Fsn si contrae? Il governo dovrà sicuramente dirci quali sono le sue idee in merito ma al tempo stesso il Parlamento deve farsi un’idea su quali sono le linee d’azione nella nostra disponibilità.
 
Crede che questo Parlamento tornerà ad occuparsi delle tematiche etiche, come il testamento biologico o la fecondazione assistita?
Credo che sui temi etici ci sia una sensibilità diversa a seconda della propria formazione culturale e che quindi debbano essere affrontati con estrema cautela. Senza ideologismi, azioni dirompenti, senza violenze di una parte nei confronti dell’altra. Sono temi che hanno una quantità tale di implicazioni che ogni decisione deve essere preceduta da ampio dibattito per cercare il consenso più ampio.
 
Come nel caso dell’esame del decreto Balduzzi per la parte relativa alla sperimentazione di Stamina Foudation?
Esattamente. Quello di Stamina Foundation era un tema dalla forte valenza etica. Averlo affrontato senza pregiudiziali ha fatto sì che io mi comportassi da deputato in modo diverso da come mi sarei comportato da medico. Da medico avrei agito come un appartenete alla comunità scientifica che ha bocciato il metodo, da deputato ho valutato una serie di sfumature ulteriori legate alla particolare valenza umana ed etica che il tema aveva. 

31 maggio 2013
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