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Lorenzin: “Dalla sanità possibili 10 miliardi di risparmi. Ma non parlate di spending review”


La manovra nel prossimo Patto per la Salute. Ma i risparmi saranno reinvestiti in sanità. Così il ministro della Salute in un’intervista a La Stampa. “Vogliamo agire in senso opposto ai tagli lineari. Possiamo risparmiare e ottimizzare le cure con il piano quinquennale per la deospedalizzazione e le cure domiciliari”. E sui ticket sforbiciata agli esenti.

30 GIU - “Le do una notizia. Proprio questa mattina il Ministro Saccomanni mi ha telefonato per dirmi che sarà garantita la copertura nel fondo sanitario (compresi i 2 miliardi del mancato ticket). In cambio dovremmo metterci intorno al tavolo con le Regioni per chiudere al più presto un nuovo Patto della salute che riprogrammi sia la governance che la spesa sanitaria. Abbiamo fatto una ricognizione e le dico che possiamo risparmiare 10 miliardi da reinvestire nella Sanità. La tecnologia e la ricerca portano nuove cure che salvano le vite ma costano. Tanto. Dobbiamo recuperare eliminando quello che non è essenziale o funziona male”.
 
Risponde così al giornalista Paolo Russo de La Stampa, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, incalzata sul tema della spesa e dei ticket sanitari.
 
Ma di spending review non ne vuole sentire parlare. “Non chiamiamola spending review – dice subito -perché vogliamo agire in senso opposto ai tagli lineari. Possiamo risparmiare e ottimizzare le cure con il piano quinquennale per la deospedalizzazione e le cure domiciliari che stiamo perfezionando. Mettendo in rete ospedali, Asl e studi dei medici di famiglia, mentre una mano ce la darà l'informatizzazione e il fascicolo sanitario elettronico, che impedirà inutili duplicazioni di prestazioni. Così come le farmacie di servizio possono fare la loro parte garantendo prestazioni base e prenotazioni. Ma si può risparmiare anche creando centrali d'acquisto per i servizi di lavanderia o gestendo meglio lo smaltimento dei rifiuti”.
 
E sui ticket il ministro è molto chiaro: “Va senza dubbio riformato”. E il come lo spiega così: “Dobbiamo farlo in modo semplice e lineare, tenendo conto dei carichi familiari. Oggi metà degli assistiti non paga il ticket perché esente ed è quella fetta di popolazione che consuma l'80% delle prestazioni. In alcune aree del Paese gli esenti per reddito Irpef arrivano al 70%. C'è qualcosa che non va perché poi chi paga, paga troppo. Allora diciamo: non usiamo i ticket per fare cassa ma riformiamo il sistema spalmandoli in modo più equo sulle prestazioni sanitarie e riduciamo il numero degli esenti in modo da garantire a chi ha veramente necessità sempre e comunque l'accesso alle cure”.

30 giugno 2013
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