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PA. Operativo il Piano anticorruzione. Tutelato il dipendente pubblico che denuncia il malaffare

di Gennaro Barbieri

Con il sì del Civit è operativo il piano previsto dalla legge "anti corruzione". Prevenzione, rotazione del personale, formazione, tutela dei dipendenti che segnalano illeciti e monitoraggio di tutti i provvedimenti che incidono sulle gerarchie. Prima scadenza il 31 gennaio, quando ogni amministrazione dovrà adottare il proprio piano triennale. IL TESTO

13 SET - Inserire anche nell’ordinamento italiano un sistema organico di prevenzione della corruzione, “il cui aspetto caratterizzante consiste nell’articolazione del processo di formulazione e attuazione delle strategie di prevenzione della corruzione su due livelli”. Questo l’intento principale del Piano nazionale anticorruzione, approvato dalla Civit - Autorità nazionale anticorruzione – su proposta del Dipartimento della funzione pubblica in base alla legge n. 190 del 2012.

Il documento, elaborato sulla base delle direttive contenute nelle Linee di indirizzo del Comitato interministeriale, contiene degli obiettivi strategici governativi per lo sviluppo della strategia di prevenzione a livello centrale e fornisce indirizzi e supporto alle amministrazioni pubbliche per l’attuazione della prevenzione della corruzione e per la stesura del Piano triennale di prevenzione della corruzione.
 
Secondo il contenuto del Piano nazionale, ciascuna amministrazione dovrà adottare e comunicare il proprio Piano triennale, che include anche il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità, entro il 31 gennaio 2014. “Questa articolazione risponde alla necessità di conciliare l’esigenza di garantire una coerenza complessiva del sistema a livello nazionale e di lasciare autonomia alle singole amministrazioni per l’efficacia e l’efficienza delle soluzioni”. In questo senso la Civit dovrà monitorare e incalzare le amministrazioni, affinché adempiano pienamente ai loro obblighi.

I destinatari del Piano sono tutte le pubbliche amministrazioni, incluso il Ssn. Gli indirizzi contenuti nel documento riguardano anche e il personale delle Forze armate, Forze di polizia ad ordinamento civile e militare, della carriera diplomatica e prefettizia, i professori e ricercatori universitari, disciplinati dai propri ordinamenti, “per i quali le amministrazioni competenti dovranno assicurare l’adozione di iniziative e misure di prevenzione analoghe a quelle previste per il personale contrattualizzato, con gli adattamenti e tenendo conto delle specificità di ciascun ordinamento”.

Prevenzione, rotazione del personale, formazione, tutela dei dipendenti che segnalano illeciti e monitoraggio costante di tutti i provvedimenti che possono modificare le gerarchie di potere: sono queste le principali parole d’ordine intorno cui gravita il documento e sui cui si punta per aprire una nuova stagione all’insegna della trasparenza.

La formulazione della strategia nazionale anticorruzione è stata declinata sulla base di obiettivi precisi. “ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione; aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione; creare un contesto sfavorevole alla corruzione”. E’ stato però necessario tenere conto di alcuni imprescindibili vincoli: il vincolo derivante dal carattere imperativo della normazione, che ha disciplinato appositi istituti che debbono essere implementati obbligatoriamente; il vincolo connesso al prevalente carattere innovativo della disciplina, che richiede interventi di tipo interpretativo per l’applicazione; il vincolo derivante dal carattere non omogeneo delle amministrazioni ed enti coinvolti, che richiede adattamenti e forme di flessibilità; il vincolo derivante dall’invarianza finanziaria, stante la mancanza di un finanziamento ad hoc nella legge e nei decreti attuativi.

Il Piano individua specifiche azioni da mettere in campo e stabilisce anche i relativi tempi di attuazione. Per esempio è demandata ai prefetti la responsabilità di “assistere gli enti locali ai fini dell’elaborazione della propria strategia di prevenzione”. Una funzione che dovrà essere assolta a partire da quest’anno ed entro il 2016. Per il 2015 è inoltre prevista la realizzazione di un osservatorio che monitori l’evoluzione del fenomeno corruttivo. Per il 2015 è stata fissata la realizzazione di interviste in contesti selezionati per valutare “la percezione della corruzione da parte dei dipendenti e il valore della integrità”. Tra 2013 e 2016 dovrà essere espletata l’attuazione di “forme di raccordo tra i soggetti istituzionali coinvolti nella prevenzione della corruzione, mediante atti di indirizzo, incontri e seminari”. E nello stesso arco di tempo si intende definire forme di collaborazione “attraverso la stipula di protocolli di intesa con Ong e altri organismi che hanno competenza in materia”.

Funzione importante è rivestita dal tema della prevenzione. Importante, in questo senso, è la valorizzazione di strumenti già presenti come “ le ispezioni, tutti i controlli di varia natura, l’esercizio della vigilanza, debbono essere valorizzati, coordinati e sistematizzati rispetto alle nuove misure previste dalla legge, dal presente Piano”. Altro aspetto nodale da questo punto di vista è quello legato alla formazione e a un’applicazione puntuale dei Codici di comportamento, che vanno muniti delle necessarie integrazioni.

Capitolo di estrema rilevanza è poi quello dedicato alla rotazione del personale, considerata indispensabile per evitare sul nascere ogni genere di abuso. Le varie amministrazioni dovranno quindi mettere in campo criteri per innescare un’autentica rotazione “salvo motivati impedimenti connessi alle caratteristiche organizzative”.
 
Il Piano nazionale anticorruzione dedica uno spazio importante anche alla tutela del dipendente che effettua segnalazioni di illecito, il cosiddetto whistleblower. Innanzitutto ogni amministrazione deve prevedere al proprio interno canali riservati e differenziati per ricevere le segnalazioni, “la cui gestione deve essere affidata a un ristrettissimo nucleo di persone”. Altra cautela consiste poi nel “prevedere codici sostitutivi dei dati identificativi del denunciante e predisporre modelli per ricevere le informazioni utili per individuare gli autori della condotta illecita e le circostanze del fatto”. Vengono inoltre previsti, per evitare ritorsioni o rappresaglie, obblighi di riservatezza a carico di tutti coloro che ricevono o vengono a conoscenza della segnalazione e di coloro che successivamente venissero coinvolti nel processo di gestione della segnalazione. Questi meccanismi di tutela vanno divulgati attraverso un’adeguata informazione, per evitare il fenomeno delle mancate segnalazioni dovute alla paura.
 
La piena attuazione del Piano appare sempre più urgente e necessaria, dato che le aree di rischio – individuate dallo stesso documento –in cui tende ad annidarsi il fenomeno della corruzione sono molteplici. Innanzitutto contesti sensibili sono tutti quelli riguardanti l’acquisizione e la progressione di personale: il reclutamento, le progressioni di carriera e il conferimento di incarichi di collaborazione. Dinamiche da monitorare poi sono tutte quelle relative all’affidamento di lavori, servizi e forniture. Fondamentale poi controllare tutti i provvedimenti volti “ad ampliare la sfera giuridica” di competenza dei destinatari per arginare sul nascere possibili abusi di potere. 

La sfida che attende le amministrazioni è dunque complessa e impegnativa, ma rappresenta una delle partite decisive per rimettere in moto il nostro sistema, non soltanto sotto un profilo gestionale, ma anche economico. Basti pensare che le ultime stime Ocse quantificano il costo della corruzione in circa 60 miliardi l’anno. Una cifra enorme che, se recuperata, costituirebbe un’asse fondamentale su cui costruire una nuova fase di crescita. 

Gennaro Barbieri

13 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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