Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 25 APRILE 2024
Governo e Parlamento
segui quotidianosanita.it

Def 2013. Molte cose condivisibili. Ma è un’agenda già “vecchia”

di Nicola C. Salerno

Non è più tempo di lanciare spunti per il dibattito. Le condizioni straordinarie che l’economia sta attraversando chiedono che si affrontino le scelte. Una impostazione un po’ più pragmatica e un po’ più coraggiosa avrebbe aiutato. A partire dalla selettività nell'accesso alle prestazioni rivedendo il sistema di copayment

25 SET - La Nota di aggiornamento del DEF ripercorre i più importanti snodi aperti nelle riforme del sistema di sanitario e di assistenza alle non autosufficienze. Sono, nel contempo, i punti deboli che hanno “prestato il fianco” di fronte alla crisi, ma anche i punti di una agenda per rispondere alla crisi e costruire un modello socio-sanitario rinnovato e rinforzato.
 
In ordine con cui compaiono, le macro voci sono:
1. prevenzione,
2. informatizzazione (raccolta dati territoriali e fascicolo sanitario),
3. Patto per la Salute come strumento di programmazione finanziaria e di controllo della qualità tra Stato e Regioni,
4. deospedalizzazione e copertura territoriale (soprattutto per l’assistenza alle cronicità, ma anche per diagnostica e per alcuni trattamenti specialistici),
5. sviluppo della farmacia dei servizi,
6. selettività, sia nella definizione dei Lea e dei relativi copay (i livelli essenziali di assistenza), sia nell’identificazione delle terapie e delle tecnologie migliori  (health technology assessment),
7. responsabilità professionale dei medici,
8. problema del precariato nelle professioni sanitarie nel Ssn (incide sulla qualità ed è collegato col tema della responsabilità).
 
Quello che manca, e che sarebbe stato importante inserire soprattutto in questo DEF, è qualche considerazione sull’ordine di priorità con cui attivarsi sui singoli punti. Un qualche indirizzo di operatività. Se non può essere l’aggiornamento del DEF a contenere vere e proprie scelte, si poteva nondimeno inserire qualche valutazione sulla praticabilità degli interventi.
 
Le revisioni dei contratti di lavoro (7. e 8.) hanno bisogno di tempo e non si riverberano immediatamente sull’offerta di prestazioni e sulla qualità. Oltretutto, la regolarizzazione dei precari ha bisogno di risorse fresche per esser fatta in maniera seria. Prevenzione e informatizzazione (1. e 2.) sono tasselli fondamentali ma hanno bisogno di programmazione, chiarezza sulle risorse disponibili a medio-lungo termine, altrettanta chiarezza su “chi fa che cosa” tra Stato, Regioni e Enti Locali, nel mosaico federalista. Ancor più coinvolti dalla transizione federalista (che, per i modi sincopati e incompleti con cui è andata avanti sinora, forse sarebbe bene definire confusione) sono le più ampie relazioni tra Stato, Regioni e Enti Locali, per quanto riguarda il finanziamento delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie e l’attribuzione delle rispettive funzioni operative (3.). Deospedalizzazione e contestuale territorializzazione (4.) non si improvvisano in tempi rapidi. È vero che alcuni passi sono già stati compiuti soprattutto in alcune realtà del Centro-Nord, ma si tratta di un difficile processo evolutivo del sistema socio-sanitario con tanti legami endogeni con quasi tutte le altre scelte di politica economica settoriale: definizione di funzioni e responsabilità affinché lo spostamento non sia dall’ospedale verso l’”ignoto”, risorse disponibili e regole per la loro allocazione, investimenti infrastrutturali (meno “mattone” ospedaliero e più tecnologie), specializzazioni professionali disponibili, etc..

 
Restano due gli snodi su cui l’agenda delle riforme appare “aggredibile” in questo momento: la selettività (6.) e lo sviluppo della farmacia dei servizi (5.). Sia chiaro, se anche di selettività e di riforma della distribuzione al dettaglio dei farmaci si sta discutendo da oltre un decennio, non sono semplici neppure questi snodi, per motivi diversi, tecnici, politici, di difesa corporativa e lobby.
 
Da che esiste il Ssn, un raccordo esplicito tra risorse necessarie per finanziare adeguatamente i Lea (incluse le prestazioni socio-sanitaria) e risorse effettivamente disponibili e stanziabili non è mai stato fatto. Questa mancanza è aggravata da tre fattori:
- attualmente i Lea hanno una definizione molto ampia, di fatto onnicomprensiva (quasi tutto è classificato Lea);
- gli schemi di compartecipazione del cittadino ai costi sono insufficienti e non rispondono a logiche sistemiche (ci sono significative differenze territoriali);
- le risorse disponibili non sono più quelle degli anni ’70 e ’80, quando la gratuità senza limite poteva trovare sostegno nel finanziamento a pie’ di lista senza vincoli e target di finanza pubblica.
 
La selettività nell’accesso alle prestazioni, con copayment graduati in base alle condizioni di salute e al reddito, é la via piú equilibrata e prudente per rendere compatibili le promesse di prestazioni con le risorse disponibili. Si tratta di una operazione verità per risolvere uno stato di fatto che danneggia soprattutto cittadini e famiglie con minori disponibilità di mezzi. Anche se non si hanno a disposizione gli indicatori di reddito-patrimonio ottimali, soluzioni selettive sono realizzabili  da subito e poi migliorate nel tempo (l’Ise, solo per fare un esempio, é già attivo in molte realtà comunali). Anzi, adottarle sarebbe anche di stimolo a migliorarle.
 
Per  quanto riguarda la farmacia dei servizi, essa é premessa importante per la territorializzazione dell’assistenza e per la razionalizzazione della spesa. Opportunamente inquadrata nel percorso di apertura e rinnovamento del quadro regolatorio sulla distribuzione del farmaco (soprattutto pianta organica e limitazioni alla proprietà), essa aprirebbe opportunità occupazionali per tanti giovani professionisti. Ma l’introduzione della farmacia dei servizi non può essere disgiunta dalla riforma della regolazione delle farmacie; lo scoglio da superare é questo.
 
In conclusione, l’agenda sintetizzata nella Nota DEF non é affatto nuova. Solo che non é più tempo di lanciare spunti per il dibattito e individuare ampi filoni per il cambiamento. Le condizioni straordinarie che l’economia sta attraversando, che si aggiungono ai troppi anni durante i quali la sanità e la socio-sanità sono rimaste cantiere aperto, chiedono che si affrontino le scelte. Una impostazione un po’ più pragmatica e un po’ più coraggiosa anche di quelle poche pagine contenute nella Nota DEF avrebbe aiutato.
 
 
Nicola C. Salerno
Senior economist del CeRM

25 settembre 2013
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Governo e Parlamento

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy