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Crisi di Governo. Il giorno di Enrico Letta. Fiducia o a casa? Ecco cosa potrebbe accadere

di C.F.

Prima al Senato e poi alla Camera per la fiducia. Letta bis fino al 2015; governo a termine per varare la legge di stabilità e voto a primavera; elezioni subito. Tutto dipende da cosa succederà nel PDL e se i dissensi diventeranno “scissione”. Una possibilità ormai molto vicina tant'è che in serata Letta respinge le dimissioni dei ministri pidiellini e Alfano invita a votare la fiducia a tutto Il Pdl. Ma Berlusconi conferma la sfiducia.

01 OTT - Le ipotesi di “scuola” per l’evoluzione della crisi sono tre. Una è quella di un “Letta bis” con il sostegno di Monti e Casini e di un pezzo di PDL, con in testa i cinque ministri pidiellini le cui dimissioni sono state alla fine respinte da  Letta (con il loro accordo, tranne forse De Girolamo che era presente al vertice di Palazzo Grazioli e non a Palazzo Chigi) e che si stacca dalla neo Forza Italia. Un esecutivo che potrebbe durare fino al semestre europeo di presidenza italiana (giugno-dicembre 2014) e forse anche oltre, caratterizzandosi come un inedito governo di “centro- sinistra” (PD, Scelta Civica, UDC e neo moderati ex PDL). Ma per formare un governo di questo tipo è chiaro che il numero degli ex berlusconiani dovrà essere nutrito e compatto. In altre parole ci dovrà essere una vera e propria “scissione” nel PDL/Forza Italia che sancisca la nascita di un nuovo potenziale gruppo di moderati più vicino al modello di partito centrista europeo che a quello berlusconiano.
 
La seconda ipotesi è quella di un “governo di scopo”, con orizzonti limitati alla prossima primavera e incaricato di fare la legge di stabilità e magari anche la riforma elettorale. Questa ipotesi appare quella più probabile nel caso in cui nel PDL non si consumi una vera e propria scissione ma una semplice “rottura” di percorso, con pochi o comunque limitati dissensi rispetto alla linea di Berlusconi e in ogni caso non tali da portare alla formazione di un vero e proprio neo gruppo parlamentare. Ci sarebbero quindi i voti per fare la manovra di bilancio (sulla legge elettorale le possibilità di riforma appaiono comunque poche viste le distanze tra le varie proposte) e poi andare al voto entro marzo/aprile. Magari con il “mattarelum” dopo la possibile sentenza di incostituzionalità del “porcellum” che la Corte potrebbe emettere a dicembre.
 
E poi c’è una terza ipotesi, quella di una possibile inedita maggioranza per andare a votare subito. Berlusconi, Maroni e Grillo hanno detto più volte che è meglio votare entro il 2013. Se l’inedito terzetto dovesse trovarsi (volutamente o meno) a marciare compatto verso l’obiettivo di elezioni immediate avrebbe la maggioranza parlamentare al Senato per stoppare qualsiasi ipotesi di nuovo governo e di proseguimento della legislatura. Senza dimenticare poi che, nel caso di elezioni a novembre, e cioè prima della sentenza della Corte sul “porcellum”, si andrebbe a votare con l’attuale legge elettorale che consentirebbe ai “capi” di tenere sotto controllo liste e candidati. Ma i tempi per tale ipotesi sono strettissimi e da calcolare con il calendario in mano.
 
A 24 ore di distanza dal discorso che il premier Enrico Letta farà davanti al Senato e al quale dovrebbe seguire un voto di fiducia, quindi, ancora nessuno è in grado di sapere cosa accadrà e quale delle tre ipotesi sia quella più probabile. Al momento (martedì sera) l’unica cosa certa sembrano i toni e i contenuti del discorso di Letta che chiederà la fiducia su un programma di medio lungo termine (semestre europeo come minimo), con proposte articolate ma non tranchant sulle tasse (rimodulazione dell’Iva nelle varie fasce, riforma dell’Imu  e riduzione del cuneo fiscale per lavoratori e imprese) e sulle riforme costituzionali a partire dall’abolizione del bicameralismo perfetto, unite a una forte pressione sul Parlamento affinché sia riformata la legge elettorale.
 
Sul come reagiranno i parlamentari a tale discorso è però appunto ancora presto per dirlo. Tutto dipenderà da come si evolverà il dissenso emerso ieri nel PDL a partire dallo stesso segretario nazionale del partito Alfano e dagli altri quattro ministri del Primo governo Letta, prima dimissionari e poi di nuovo in sella. La riunione dei gruppi parlamentari con il presidente Berlusconi di ieri sera non ha infatti sciolto i problemi. In realtà si è trattato di un incontro a senso unico con un solo intervento, quello del Cavaliere, che ha dato 7 giorni a Letta per stoppare l'aumento dell'Iva, abolire l'Imu e fare la legge di stabilità e poi andare al voto entro l'anno. Non c'è stato nessun altro intervento. Niente dibattito. La tensione è rimasta elevatissima per tutta la giornata ed è culminata nell'annuncio di Letta di respingere le dimissioni dei ministri pidiellini e con l'appello di Alfano affinché tutto il Pdl voti la fiducia al Governo. Ma su quanti, senatori e deputati, potrebbero seguire “i magnifici 5” nessuno azzarda previsioni concrete, anche se in giornata si è parlato a più riprese di una 30/40 parlamentari (solo al Senato) pronti a formare un nuovo gruppo.
 
C’è poi chi pensa che le sorprese possano venire ancora una volta da Berlusconi con un ennesimo cambio di strategia che lo porterebbe a decidere di dare un po’ di ossigeno a Letta. Un salvataggio che (come e per quanto tempo è però difficile a dirsi)  più volto a tenere unito il partito che a salvare effettivamente il Governo. Un'ipotesi che sembra però sfumare alle ore 22 di martedì, quando le agenzie battono la decisione di Berlsuconi di votare contro la fiducia. Ancora poche ore e sapremo come andrà a finire.
 
C.F.

01 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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