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Federalismo. Il Parlamento prova a dire la sua sui costi standard


In arrivo una risoluzione bipartisan (relatori Cosentino, Pd e Calabrò, Pdl) della Commissione Sanità del Senato per ribadire che tutti i cittadini sono eguali nel diritto alle cure. Auspicato “un nuovo patto tra gli italiani, tra Nord e Sud del Paese”. Ma “il fabbisogno standard non può scendere sotto la soglia concordata in questi anni tra Stato e Regioni”.

04 NOV - Mentre Governo e Regioni stentano a trovare la quadra sui costi standard sanitari, in Parlamento potrebbe nascere un asse inedito tra Maggioranza e Opposizione finalizzato a tracciare una road map che eviti il rischio di una polarizzazione dei livelli sanitari, già oggi così difformi nel Paese.
La sede del confronto è quella della Commissione Igiene e Sanità del Senato che ieri ha avviato la discussione su una proposta di Risoluzione, messa a punto da Lionello Cosentino (Pd) e Raffaele Calabrò (Pdl), su federalismo, finanziamento e governance del sistema sanitario, con lo scopo, si legge, di offrire un “contributo propositivo per lo sviluppo e l’ammodernamento del Ssn”.
Basta scorrere le prime righe del testo per capire che la finalità dei senatori è quella di rimettere le “mani in pasta” sulle questioni più scottanti sul tappeto, quasi sempre monopolizzate dalle iniziative di Governo e Regioni e che vedono, di fatto, il Parlamento stare più a guardare che a legiferare.
Uno scenario, certamente giustificato dal processo federalista, ma sul quale, evidentemente, anche il Parlamento vuol dire la sua.
E lo fa senza scorciatoie, entrando nel merito dei problemi e, soprattutto, cercando una linea di proposta condivisa e trasversale tra Maggioranza e Opposizione.
Insomma, un indubbio cambio di passo che, se portato a termine, potrebbe realmente aprire una “terza via” nel sistema di Governo (oggi bipolare) della sanità, restituendo un ruolo politico, nel senso più ampio del termine al ramo legislativo, dello Stato.
 
E infatti lo schema di risoluzione è senza dubbio sui generis. Come ha evidenziato uno dei due relatori, Lionello Cosentino, si presenta in una veste “volutamente atipica” per “ mantenere lo spirito di un ragionamento discorsivo” sul tema in discussione. Una base di riflessione, aperta ai contributi dei senatori (potranno presentare i loro emendamenti entro  il 9 novembre). E anche, un “ausilio per Governo, Regioni e Commissione bicamerale sull’attuazione del federalismo fiscale in un’ottica di convergenza costruttiva fra tutti gli attori e le parti politiche coinvolte”.
Punto di partenza è la delicata fase di passaggio dalla legge delega, n. 42 del 2009, all’adozione del D.lgs  sui costi e i fabbisogni standard nel settore sanitario. Uno scenario che, per il senatore dell’Opposizione, deve essere affrontato tenendo ben presente da un lato il diritto dei cittadini a ricevere le stesse cure e i Lea  in eguale misura in tutto il territorio, dall’altro i doveri della Regioni, ossia utilizzare le risorse con efficienza ed appropriatezza, evitando sprechi e cattiva gestione. Un equilibrio che, per Cosentino, potrà esser rispettato solo a patto che sia mantenuto il livello di finanziamento concordato tra lo Stato e le Regioni per garantire i livelli standard di salute all’interno del sistema sanitario. “L’opera di risanamento che molte Regioni hanno intrapreso pur tra mille difficoltà – ha affermato Cosentino –  rischierebbe di essere penalizzata se quel livello di finanziamento fosse ridotto”. 
Non solo, bisogna anche considerare che il tema decisivo del meccanismo di riparto del fondo, se il processo federalista verrà perfezionato, apre le porte in prospettiva ad un necessario mutamento del sistema costituzionale, attraverso il “superamento del principio del bicameralismo perfetto, nonché l’istituzione di una Camera federale, come sede di compensazione d’interessi, attualmente dibattuti dalla Conferenza permanente Stato-Regioni”.
 
E ancora, per Cosentino, occorrerebbe orientare le Regioni a criteri di riparto delle risorse finanziarie non più legati a indicatori come il numero e l’età della popolazione, bensì a parametri condivisi, chiari e oggettivi, nel rispetto del principio di uguaglianza dei cittadini.
Anche la politica di contenimento della spesa potrebbe non essere sufficiente se non sarà accompagnata da un riordino dell’offerta dei servizi e delle prestazioni.  “Nel corso delle audizioni che hanno preceduto l’elaborazione del documento in esame – ha ricordato – è maturata una valutazione sostanzialmente positiva della opera di risanamento dai deficit sanitari e del monitoraggio delle spese regionali. Tuttavia, nel rilevare l’esigenza di costituire un sistema di valutazione delle capacità di risposta dei bisogni, occorre un salto di qualità poiché non è più sufficiente una politica di contenimento della spesa, non accompagnata da un riordino dell’offerta dei servizi e delle prestazioni”. Insomma, i Piani di rientro dal deficit devono essere integrati con questi aspetti per promuovere un effettivo processo di riconversione con il supporto di strutture tecniche e professionali al fianco degli uffici commissariali, anche con il trasferimento di competenze tra le Regioni.
 
Ma c’è un altro grande tema sul tappeto che il Parlamento non può ignorare e sul quale, ha aggiunto l’altro relatore Raffaele Calabrò, occorre un’attenta riflessione: il delicato rapporto tra l’autonomia delle Regioni in campo sanitario e lo Stato nel suo ruolo di garante dei Lea.
In questo quadro, per Calabrò, il federalismo fiscale, lungi dal configurarsi come un meccanismo in grado di amplificare il divario già esistente tra il Nord e il Sud del Paese, si pone come una grande opportunità per valorizzare un’efficace interrelazione istituzionale tra i diversi livelli di governo.
In particolare, il senatore della Maggioranza ha puntato i riflettori sul  sistema di finanziamento delineato nello schema di decreto legislativo sui fabbisogni e i costi standard, attualmente all’esame della Conferenza Stato-Regioni “La scelta del livello dei fabbisogni  – ha detto – deve tenere conto delle priorità legate alle esigenze di natura assistenziale, ed in quanto tali ascritte alla competenza statuale. In tal senso, paventa il rischio che l’avvio a regime del meccanismo basato sui costi standard a partire dal 2013 possa, se non accompagnato dagli opportuni aggiustamenti, determinare livelli di finanziamento complessivamente più bassi rispetto a quelli attuali”.
Per quanto riguarda i meccanismi di riparto, Calabrò ha rimarcato la necessità che siano definiti criteri chiari e precisi tra i quali, oltre all’età anagrafica, quello della corretta quantificazione della popolazione, tenendo conto della migrazione interna al Paese, nonché dell’importanza, sul piano dei costi sanitari, della condizione socio-culturale della popolazione.
Calabrò, nel giudicare positivamente il meccanismo dei piani di rientro, ha anche sottolineato l’esigenza di rafforzare l’azione di monitoraggio e accompagnamento, attraverso l’individuazione di criteri comuni, quali l’adozione di regole contabili uniformi, il ricorso a sistemi informatici standard, nonché l’adozione di procedure di nomina dei direttori generali delle Asl, per le quali, senza entrare in merito delle scelte rimesse alla Regione, si impone una maggiore esigenza di trasparenza. “Tra le difficoltà riscontrate – ha evidenziato – occorre che il Governo si faccia carico di assicurare ai commissari e ai subcommissari per il rientro dai deficit sanitari la dotazione di veri e propri Uffici commissariali nonché di personale competente in materia di pianificazione sanitaria, anche nella prospettiva di favorire un virtuoso interscambio di conoscenze”.
 
Il dibattito è aperto. La meta, è ricevere l’adesione del Governo. Anche se il percorso non sembra in discesa. Infatti, il sottosegretario Francesca Martini, pur auspicando che la Commissione riceva il placet del Governo,  qualche “perplessità”  l’ha già manifestata in particolare sul fatto che nella determinazione dei criteri per pesare la spesa pro-capite si possa, come richiesto dai relatori, tener conto dei fattori di povertà e di deprivazione culturale e sociale. Fattori che, a parere del sottosegretario, risultano troppo vasti e di difficile definizione.
 
Ester Maragò

04 novembre 2010
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