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Pillola dei cinque giorni dopo. Interrogazione PD a Lorenzin: "Eliminare obbligo del test gravidanza"


La richiesta al ministro della Salute contenuta nell'interrogazione delle deputate Roberta Agostini e Donata Lenzi che hanno inoltre sollecitato il ministero ad assumere tutte le iniziative affinché sia assicurata comunque la fornitura degli stick per il test a tutte le strutture sanitarie. 

18 NOV - Il test sulle urine obbligatorio per la precisione della pillola dei cinque giorni dopo e la sua carenza negli istituti pubblici deputati alla prescrizione della contraccezione d’emergenza negano il diritto delle donne ad accedere a un farmaco più efficace per evitare una gravidanza indesiderata.
Per questo le deputate del Partito democratico Roberta Agostini e Donata Lenzi hanno presentato un’interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin su quali provvedimenti intenda assumere per garantire alle donne l’accesso al farmaco “sia assumendo iniziative, per quanto di competenza, affinché sia assicurata la fornitura degli stick a tutte le strutture, sia uniformando i criteri per ottenere la pillola a quelli del resto d’Europa eliminando l’anomalia del test obbligatorio”.
 
Alla base dell’interrogazione una ricerca condotta da Datanalysis – i cui dati sono stati resi noti da O.N.Da - in 200 consultori e 100 pronto soccorso-DEA presenti su tutto il territorio nazionale dalla quale è emerso che in quasi quattro consultori italiani su cinque non vengono forniti gli stick per i test di gravidanza necessari per la prescrizione della contraccezione d’emergenza, ossia la cosiddetta “pillola dei 5 giorni dopo”, introdotta in Italia nell’aprile 2012. E la Sud la situazione è addirittura peggiore con poco più di un consultorio su 10 che dispone dei test (15,4 per cento), che la legge prevede debba essere negativo ai fini della prescrizione della pillola dei 5 giorni dopo. Il quadro diventa drammatico nei pronto soccorso dove nell’81 per cento dei casi non ci sono gli stick sulle urine e sono pochissimi (l’11 per cento) i pronto soccorso in grado di effettuare test di gravidanza rapidi.
Dati che, aveva sottolineato l’Osservatorio nazionale per la salute della donna, descrivono una situazione critica per le donne “costrette a pellegrinaggi estenuanti verso strutture in grado di rispondere alle loro esigenze o verso laboratori di analisi per test più invasivi e costosi”.
 
“La pillola dei cinque giorni dopo è il contraccettivo d’emergenza di ultima generazione – precisano le deputate Roberta Agostini e Donata Lenzi – già approvato dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, e in commercio in Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna ed ora da poco meno di un anno in Italia; la pillola dei 5 giorni dopo funziona, appunto, fino al quinto giorno successivo a un rapporto sessuale non protetto, contrariamente alla tradizionale pillola del giorno dopo, che in realtà ha effetto nell’arco delle 72 ore successive al rapporto; il farmaco è chiamato tecnicamente Ulipristal acetato, ed è stato approvato dall’Ema nel maggio 2009, mentre negli Stati Uniti la Fda ne ha autorizzato la commercializzazione dall’agosto 2010”.
 
Non solo l’Italia, ricordano le deputate “è l’unico Paese, tra i 61 nel mondo dove è stata autorizzata la vendita della pillola per la contraccezione d’emergenza, che sottopone la somministrazione all’obbligo della presa visione del medico di un test di gravidanza negativo prima della prescrizione”.
Insomma, tutti paletti che rendono l’accesso al farmaco di certificata efficacia particolarmente difficoltoso.
 
Proprio un recente studio americano ha dimostrato che la nuova contraccezione d’emergenza a base di Ulipristal acetato, somministrata a 1.241 donne, ha avuto un tasso di successo del 97,9 per cento, lo stesso della pillola del giorno dopo, ma con una efficacia prolungata fino a 120 ore.
“Non si tratta quindi di un farmaco abortivo, come la RU486 – sottolineano le deputate – ma di un anticoncezionale, che ha un effetto anti-progesterone inibendo temporaneamente i meccanismi dell’ovulazione. Il farmaco, come la pillola del giorno dopo, ha effetto se, quando viene assunto, non è ancora avvenuta la fecondazione: per questo la certezza sulla sua efficacia tende a diminuire con il passare dei giorni. Sulla base della ricerca possiamo sicuramente affermare – concludono Agostini e Lenzi – che il test obbligatorio e la sua carenza negli istituti pubblici deputati alla prescrizione della contraccezione d’emergenza ostacolano, e in molti casi negano, di fatto, la possibilità di accesso a un farmaco più efficace che, se assunto nelle prime 24 ore dal rapporto sessuale, riduce di due terzi il rischio di gravidanza indesiderata”.

18 novembre 2013
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