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Ciao 2013/13. Calì (Smi): "Anno su cui stendere velo pietoso, politica incapace di decidere"

di Gennaro Barbieri

Sono mancate le riforme essenziali e "la penuria di risorse economiche non può in alcun modo costituire un alibi, dato che nel passato le grandi riforme sono state effettuate proprio nei momenti di grave crisi". Per il 2014 servono "riorganizzazione territorio e contratto unico medici italiani"

08 GEN - Un 2013 da dimenticare, a causa di una classe politica incapace di decidere e sempre pronta a rinviare l'analisi dei problemi più urgenti. La necessità di effettuare grandi riforme, possibili anche in assenza di risorse economiche, come dimostra la storia recente del nostro Paese. E poi una diffusa sopravvalutazione delle Case della Salute, che non interverranno sugli elementi strutturali, mentre servirebbe una riorganizzazione del territorio che parta da un'attenta radiografia della domanda in cronicità. Senza dimenticare la necessità di un contratto unico per i medici italiani. Salvo Calì, segretario generale del Sindacato dei medici italiani (Smi), ha le idee chiare sulle colpe per lo stallo dello scorso anno e sulle priorità da affrontare nel 2014.

Dottor Calì, che bilancio si sente di tracciare per la sanità italiana nel 2013?
La sanità italiana ha risentito pesantemente del contesto socioeconomico attuale, pertanto ogni analisi non può essere decontestualizzata dalla gravità del quadro complessivo. Per esempio, il mancato rinnovo dei contratti si inserisce pienamente nel congelamento della contrattualistica che ha riguardato tutto il pubblico impiego. Per anni l’Italia ha viaggiato a una velocità superiore alle proprie capacità, sfruttando soprattutto la leva del debito pubblico. E, negli ultimi anni, abbiamo pagato lo scotto di quegli eccessi. Per fortuna i recenti tagli alla spesa non hanno ancora inciso in maniera significativa sui servizi erogati in sanità e la percezione diffusa rispetto al Ssn è ancora prevalentemente positiva. Tuttavia nel corso del 2013 nessuno degli obiettivi più importanti è stato raggiunto e non sono stati messi in campo i necessari interventi strutturali. Stenderei quindi un velo pietoso sullo scorso anno.

A chi attribuisce le principali responsabilità di questo fallimento?
Senza ombra di dubbio alla classe politica che ha mostrato un’assoluta incapacità di fornire le risposte adeguate. La mancanza di risorse economiche non può in alcun modo costituire un alibi, dato che nel passato le grandi riforme sono state effettuate proprio nei momenti di grave crisi. Allo stato attuale la mancanza di autorevolezza della politica impedisce invece qualsiasi tipo di trasformazione e innovazione. C’è enorme confusione che genera paralisi istituzionale, rendendo quasi impossibile individuare ruoli e funzioni. Il ministero della Salute non sta svolgendo il suo ruolo naturale di governo della sanità, in quanto deve continuamente passare attraverso le forche caudine del Mef. I problemi maggiori sono quindi legati all’assetto istituzionale.

Per il 2014 confida in un cambio di marcia? Cosa si aspetta?
Sarebbe necessario ripartire dalla riorganizzazione del territorio, tramite una ridefinizione del percorso delle patologie croniche. Il ragionamento non può riguardare sempre e soltanto le acuzie. La sfida dovrebbe essere quella di qualificare l’offerta dopo aver analizzato con oculatezza la domanda nella cronicità. Soltanto in questo modo si potrebbero arginare fenomeni come l’occupazione impropria dei posti letto. Troppo speso le Case della Salute, tramite slogan semplicisti, sono state rappresentate come la panacea di tutti i mali. Si tratta invece di un’opzione che non risolve i problemi in quanto non produce risultati aggiuntivi, non intercetta l’urgenza e non interviene sul dato strutturale. Altro nodo riguarda la contrattualistica, che sarà il tema del nostro prossimo congresso. Bisogna mettere fine all’attuale parcellizzazione puntando su un contratto unico per i medici italiani e diversificando poi, all’interno di esso, le varie funzioni. Sono abbastanza pessimista per l’anno appena aperto a causa della situazione politica troppo incerta e della cronica mancanza di indicazioni puntuali. Le questioni più impellenti non vengono mai affrontate e sempre rinviate. Questo tipo di atteggiamento non mi fa ben sperare.

Ritiene che il governo Letta debba proseguire il suo lavoro o auspica un immediato ritorno al voto?
Bisogna varare al più presto una nuova legge elettorale e poi votare immediatamente. La situazione attuale è logorante e le tensioni sul governo troppo pesanti.

Gennaro Barbieri

08 gennaio 2014
© Riproduzione riservata

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