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Esclusivo. I finiani cercano il loro centro "etico" di gravità


Quotidiano Sanità ha intervistato Roberto Rosso, deputato Fli e primo firmatario della “Lettera aperta dei laici credenti di Futuro e Libertà”. Una sorta di manifesto etico e sociale che ha raccolto l’adesione di un nutrito gruppo di parlamentari del neo partito fondato da Gianfranco Fini. Tra il no alle adozioni gay e un sì al diritto per le coppie omosessuali alla pensione di reversibilità, spunta anche il “bonus sanità”, una vecchia idea del primo governo Berlusconi del '94.

02 DIC - “Futuro e libertà è spesso descritta come la rinascita del laicismo italiano”. A dirlo con una certa preoccupazione è Roberto Rosso, deputato di Fli. Lui che è “pronipote di San Giovanni Bosco, amico di Monsignor Fisichella” e che è “legatissimo a Monsignor Bertone”. Da qui la necessità, ha spiegato a Quotidiano Sanità, di scrivere una “Lettera aperta dei laici credenti di Futuro e Libertà” per spiegare che la formazione finiana non è un partito “che fa dell’anticlericalismo la sua cifra”.
Lettera firmata e sottoscritta da 24 deputati di Fli (tra cui Ronchi, Barbareschi, Menia, Briguglio e Granata), 8 senatori (tra questi Baldassari e Viespoli) e tre deputati europei come Rivellini. Mancano invece all'appello il capogruppo alla Camera Italo Bocchino e Benedetto Della Vedova

Onorevole Rosso, l’impressione nel leggere questa lettera è di ridefinizione dei contorni etici all’interno dei quali FLI dovrebbe muoversi. È così?
Anche, certo perchè i nostri aderenti sono quasi tutti su queste posizioni. Noi siamo dei laici credenti cioè dei cattolici che però esprimono con laicità la propria dimensione spirituale, la propria dimensione come impegno nella politica. Come dice d’altronde la Chiesa. Noi riconosciamo tutta la parte del diritto naturale e riteniamo che dentro FLI l’incontro tra credenti e non credenti stia proprio alla base del diritto naturale come diceva il Cardinale Ruini.
La settimana scorsa il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ha attaccato Fini accusandolo di aver assunto una posizione di vecchio anticlericalismo. Viceversa Fini gli ha risposto che era soltanto una laicità positiva e che nel suo ambito i credenti si trovano benissimo, come mi trovo benissimo io aderente a Comunione e Liberazione, che appartengo alla Comunità cristiana e che ho parentele nel mondo della santità cristiana. Tra laicità e laicismo c’è una differenza fondamentale. La laicità è da promuovere all’interno della Chiesa secondo l’insegnamento di Don Sturzo, dei Papi e delle encicliche religiose. Il laicismo, viceversa, è una degenerazione contro cui bisogna combattere.

Nel documento voi riconoscete una serie di diritti…
Sì, ci sono tutta una serie di diritti naturali del nascituro che vanno dal concepimento fino alla morte naturale del bambino, bambino che deve essere adottato entro il perimetro di una famiglia naturale. Questi diritti vengono prima della distinzione tra credenti e non credenti e fanno parte della laicità del diritto naturale in quanto tale. È un dato antropologico. Ci sono poi dei dati che appartengono all’insegnamento della Chiesa e su cui la Chiesa può evidentemente rivedere alcune posizioni. Perchè, come ha detto il Papa, non è soltanto la religione che illumina la ragione ma anche la ragione che illumina la religione. Il Concilio Vaticano II ha rivoluzionato alcune posizioni. Il sesso ad esempio è considerato un dono ai coniugi all’interno del matrimonio. Bene, la stessa ragione potrebbe essere un domani per gli omosessuali.

In che senso?
Nel senso che gli omosessuali chiaramente non possono avere un desiderio all’adozione, perchè il bambino ad essere adottato da una coppia eterosessuale fondata sul matrimonio, ma perché negar loro la possibilità di prestarsi assistenza ospedaliera o di ricevere la pensione di reversibilità?

Quindi non solo diritto naturale, ma anche elementi di carattere sociale.
Sì. Non ci sono solo gli elementi della vita ma anche elementi di credo sociale. Tipo il diritto dei rifugiati politici ad essere ospitati nel nostro Paese, su cui la Chiesa dovrebbe prendere posizione. Mi sarei aspettato una condanna da parte di vescovi e sacerdoti per la xenofobia della Lega e del Pdl che arriva a negare i principi costituzionali, come il diritto all’asilo dei rifugiati religiosi nel nostro Paese per coloro che scappano dai regimi musulmani, mentre invece sui giornali religiosi non ho letto una posizione chiara di condanna.

Lei, nel documento, parla anche di buoni salute. Di cosa si tratta?
Sostanzialmente è quello che sta succedendo in alcuni Stati degli Stati Uniti e che in parte ha realizzato Formigoni all’interno della Lombardia.
Già nel 1994, primo Governo Berlusconi, Antonio Martino li propose. Significa trasformare gli ospedali in Fondazioni, non versare più i soldi ai medici, agli amministrativi e agli infermieri, ma dare il buono direttamente in mano alle famiglie in modo da trasformare il loro ruolo da quello di utenti a quello di clienti del Servizio sanitario nazionale. Renderli, cioè, proprietari del denaro con cui si finanzia la sanità in Italia. Creando in questo modo un parco di offerta sanitaria in cui le cliniche private e le fondazioni pubbliche competerebbero tra di loro con la prevalenza del capitale pubblico.
Un'ultima domanda. Sulla lettera mancano le firme di personalità del Fli, come Italo Bocchino e Benedetto Della Vedova
Bocchino è il capogruppo, non gliel'ho nemmeno chiesto. Della Vedova ha una posizione più radicale.

 Stefano Simoni

02 dicembre 2010
© Riproduzione riservata

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