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Tagli alla sanità. Ma siamo sicuri che ha senso dire che si possano risparmiare 10 miliardi?

di Roberto Polillo

Non si capisce infatti l’utilità di ripetere in ogni dove che dalla sanità si possono risparmiare tutti quei soldi in tre anni. Se fosse  vero perché mai non si potrebbero devolverne tre alla spending, come vorrebbe fare il Ministro Padoan? La verità è che la nostra sanità sta soccombendo. Altro che risparmi possibili

07 APR - In attesa del giorno “veritatis” di presentazione del DEF in cui dovranno essere indicate le fonti di risparmio da cui trarre le risorse necessarie  per  i famosi  80 € mensili,   le posizioni dei diversi attori diventano più chiare. Ed in questo processo di polarizzazione  il presidente Renzi può contare su  endorsement  sempre più convinti. Scontato quello dell’ex Ministro Balduzzi   per il quale la modifica proposta del Titolo V è un rafforzamento del ruolo dello Stato.
 
Una posizione assolutamente rispettabile e sicuramente inattaccabile dal punto di vista formale essendo Balduzzi un autorevole costituzionalista. Una posizione però poco convincente dal punto di vista delle ripercussioni “pratiche” che questa potrà avere. E a sostegno di questo mi permetto di ricordare al Prof. Balduzzi che immediatamente dopo la riforma del Titolo V fu lui stesso a dire che la riforma ter della sanità era assolutamente centralista e che dunque doveva essere profondamente mutata nei suoi contenuti.
 
Ebbene la riforma Bindi non era altro che la declinazione (con un certo eccesso di dettaglio), di quei principi generali che lo stesso Balduzzi riteneva soverchianti le competenza regionali  e che ora, ma guarda un po’, le regioni dovrebbero accettare nonostante la loro competenza non sia più concorrente ma esclusiva! Un modo di ragionare che trovo per lo meno contraddittorio e che mi rafforza nella convinzione che quella proposta dal presidente Renzi sia una totale cessione di sovranità da parte dello Stato che potrà comportarsi solo come il vecchio maestro che strilla e strepita ma a cui  gli scolari (le regioni)  non prestano ascolto.
 
Altrettanto poco comprensibile trovo la posizione espressa dallo stimato  prof. Jorio. Nella sua prolusione  dissacrante oltre misura e in cui tutto viene messo in discussione, dall’Agenas alle migliaia di imboscati nella capitale, dai commissari ai sub commissari il cui interesse è solo il mantenimento dello status acquisito per finire ai manager delle ASL interessati solo agli appalti delle pulizie etc., gli unici degni di stima appaiono il presidente Renzi e il commissario Cottarelli.
 
Orbene la posizione di Cotterelli sulla sanità è un errore clamoroso che è stato evidenziato in primis da Nerina Dirindin, rigorosa professoressa di Economia oltreché Senatrice della Repubblica da sempre attenta agli aspetti finanziari relativi al nostro sistema di welfare e subito dopo dall’OCSE che ha  sonoramente bocciato l’astruso metodo di calcolo statistico impiegato dallo stesso Cottartelli (il tristemente noto 5,3% di benchmark) su cui parametrare il “giusto” finanziamento del FSN. Una vera assurdità a fronte dell’evidente divario esistente tra il nostro paese e il resto di Europa sulla entità delle risorse attualmente destinate alla sanità.
 
Per quanto riguarda la levata di scudi a favore di Renzi, ognuno è libero di dire quello che vuole ma uno studioso, a mio modesto avviso, dovrebbe sempre mantenere una distanza di sicurezza dai presidenti di qualsiasi  livello essi siano per fugare ogni dubbio di compiacenza. Una caratteristica  sicuramente estranea al Prof. Jorio ma che pure qualcuno potrebbe cogliere in un intervento così radicale come il suo.
 
Ancora più incomprensibile la strategia comunicativa del Ministro Lorenzin, che nella sua battaglia di contrasto ai tagli sulla sanità, appare sempre più soccombente. Non si capisce infatti l’utilità di ripetere in ogni dove che dalla sanità si possono risparmiare 10 miliardi in tre anni. Se questo fosse  vero perché mai non si potrebbero devolverne tre, come vorrebbe fare il Ministro Padoan, per dare un po’ di fiato alle persone in carne ed ossa usciti stremati dalla crisi? Perché mai tutta la cifra dovrebbe restare al FSN se lo stesso ministro riconosce che essa è in larga misura frutto di cattiva gestione e corruzione?
 
L’errore madornale è non dire chiaramente che il nostro SSN è in condizioni di estrema sofferenza. La sua qualità è tra le peggiori in Europa e le differenze tra le regioni sono clamorose.  25 miliardi di tagli realizzati  in pochi anni hanno inciso profondamente sulla reale disponibilità di servizi, su quella che siamo abituati a chiamare l’esigibilità dei diritti con punti di caduta estrema sulla prevenzione  sia sugli ambienti di vita che di lavoro i cui interventi sono stati azzerati quasi in ogni luogo. E il prezzo più grande dopo i cittadini lo hanno pagato gli operatori della sanità,  l’unica risorsa incompressibile, il cui potere di acquisto si è ridotto del 20% e il cui carico di lavoro è diventato insopportabile per la riduzione  degli organici mai rimpiazzati anche nei servizi afferenti alle aree critiche.
 
Questa è la vera condizione del paese e della sua sanità  e questo dovrebbe dire  il Ministro Lorenzin mettendo  Renzi  davanti alle sue responsabilità. Chi taglia sulla sanità non taglia le sue inefficienze, che hanno bisogno di ben altri strumenti che i “politici” del resto conoscono fin nei più piccoli dettagli, ma taglia sulla carne viva dei cittadini e degli operatori da cui dipende, e lo dico senza retorica, la salute e la stessa vita delle persone che  ogni giorno accedono ai servizi e agli ospedali perché bisognosi di cure.
 
Questa è la posta il gioco e nei giorni della verità ognuno deve esprimere le sue posizioni senza incertezze e compiacenze.
 
Roberto Polillo

07 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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