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Morte in culla. Interrogazioni di SC e M5S al ministro Lorenzin sulla dimenticata legge "salva neonati"

di Giovanni Rodriquez

Pietro Ichino (SC) al Senato e Massimo Baroni (M5S) alla Camera sono i primi firmatari di due interrogazioni che tentano di far luce su una sindrome non ancora chiarita che resta "la prima causa di morte dei bambini nati sani". La legge 31/2006 resta a tutt'oggi "inapplicata" su quasi tutto il territorio e il centro di eccellenza “Lino Rossi” è stato "svalutato"

04 MAG - Attuare la legge per la prevenzione della morte improvvisa in culla. "Una buona legge, di otto anni fa, dimenticata o male applicata, e un centro di eccellenza indebitamente svalutato: il Lino dell’Università di Milano". Questa l'intestazione dell’interrogazione al ministro della Salute, presentata al Senato da Pietro Ichino (SC) come primo firmatario. Sullo stesso tema, alla Camera, un’analoga interrogazione è stata depositata da Massimo Baroni (M5S).

La sindrome della morte improvvisa del lattante (Sudden Infant Death Syndrome o Sids), più comunemente nota come “morte in culla”, è un fenomeno che non trova ancora una esauriente spiegazione scientifica. Si manifesta provocando la morte improvvisa e inaspettata di un lattante apparentemente sano, morte che resta non spiegata anche dopo l’autopsia. La sindrome colpisce i bambini nel primo anno di vita ed è a tutt’oggi la prima causa di morte dei bambini nati sani. In Italia vengono registrati ogni anno circa 300 casi.

Nelle interrogazioni si legge come recenti risultati della ricerca svolta nel Centro di ricerca “Lino Rossi- per lo studio e la prevenzione della morte inaspettata perinatale e della Sids” dell’Università degli Studi di Milano, hanno contribuito ad identificare la natura e la localizzazione delle lesioni responsabili di tali patologie. "Trattasi di anomalie congenite del tronco cerebrale, sede della regolazione reflessogena delle attività vitali (specie cardio-respiratorie), e del sistema di conduzione cardiaco, ossia della centralina elettrica del cuore".

La legge n. 31 del 2 febbraio 2006 recante “Disciplina del riscontro diagnostico sulle vittime della sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) e di morte inaspettata del feto”, viene definita "un importante intervento legislativo-sanitario, al fine di prevenire e ridurre la mortalità fetale e in culla". Secondo il comma 2 dell’articolo 1 il riscontro diagnostico deve essere effettuato “secondo il protocollo diagnostico predisposto dalla prima cattedra dell’Istituto di anatomia patologica dell’Università di Milano” (ora Centro Lino Rossi).
Nel dettaglio il Centro Lino Rossi aveva il compito di istituire una banca dati nazionale e trasmettere i dati raccolti "alla regione competente per territorio, ai medici curanti e ai parenti delle vittime”. Inoltre, spettava alle regioni il compito di individuare, sul loro territorio, i centri scientifici, di carattere universitario o ospedaliero, che svolgano la funzione di centri di riferimento per il riscontro diagnostico dei lattanti deceduti improvvisamente senza causa apparente.

Ciononostante, le disposizioni previste dalla legge n. 31 del 2006 risulterebbero ancora inattuate sul territorio nazionale, a esclusione di alcune sporadiche seppur significative eccezioni rappresentate dalla Provincia Autonoma di Trento e dagli Ospedali di Lecco, Merate, Crema, Piacenza e Modena.  Nelle interrogazioni si aggiunge poi che "il 9 dicembre 2013 l’Assessore alla Sanità della Regione Lombardia Mantovani ha dichiarato, davanti alla Commissione Sanità del Consiglio regionale, che il protocollo diagnostico predisposto dalla prima cattedra dell’Istituto di Anatomia patologica dell’Università degli Studi di Milano sarebbe stato bocciato dal Consiglio Superiore della Sanità".

Ichino e Baroni, in conclusione, chiedono al ministro della Salute: con quale atto sia avvenuta la pretesa bocciatura e quali ne siano le motivazioni; se e da chi sia stata predisposta una nuova formulazione del protocollo diagnostico in questione; quali siano le Regioni che hanno individuato i Centri di riferimento; quali misure il ministro ritenga necessario porre in essere al fine di garantire una corretta attuazione di quanto previsto dalla legge 2 febbraio 2006 n. 31; quali interventi lo stesso ministro intenda intraprendere per evitare la dispersione del patrimonio scientifico culturale del “Centro Lino Rossi” dell’Università degli Studi di Milano; se il ministro non ritenga che detto Centro possa essere valorizzato come ente di riferimento nazionale per tutti i presidi sanitari. 
 
Giovanni Rodriquez

04 maggio 2014
© Riproduzione riservata

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