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Dl Lavoro. Il Senato dice “Sì” alla fiducia. I grillini si ammanettano al grido di “Schiavi mai”


La maggioranza di Palazzo Madama ha votato la fiducia maxiemendamento 1.900 interamente sostitutivo dell'intero ddl Lavoro, conosciuto anche come “Decreto Poletti” che fa salve le modifiche della Camera e recepisce quelle approvate in Commissione Bilancio di Palazzo Madama. I senatori del M5S si sono ammanettati per protesta. Il Dl torna a Montecitorio.

07 MAG - Con 158 sì, e 122 no il Senato ha votato la fiducia posta questa mattina dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi sul maxiemendamento 1.900 interamente sostitutivo dell'intero ddl n. 1464 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese, già approvato dalla Camera dei deputati.
 
Dopo la posizione della questione di fiducia il testo è stato trasmesso alla Commissione bilancio per la valutazione dei profili di copertura e il Presidente della 5a Commissione, Antonio Azzollini (NCD), ha espresso in Aula parere favorevole.
 
Nelle dichiarazioni di voto hanno naturalmente preannunciato la fiducia i gruppi che appoggiano il governo a partire dal Partito Democratico, seguito dal Nuovo Centro Destra, poi da Scelta Civica, Per L’Italia, e infine le Autonomie-PSI. Atrettanto scontato il “no” alla fiducia da parte di Forza Italia, Lega Nord, Sel, e Gal.
I senatori del Movimento Cinque Stelle invece non si sono limitati a dichiararsi contrari alla fiducia ma si sono ammanettati e hanno esposto magliette con la scritta “Schiavi mai”, costringendo dunque il Presidente di turno dell’Assemblea Roberto Calderoli a sospendere brevemente la seduta.
 
Nel merito Sinistra Ecologia e Libertà e Movimento 5 Stelle hanno criticato il ricorso al decreto-legge e al voto di fiducia su un tema fondamentale per la vita dei cittadini. Accusando quindi l’Esecutivo Renzi di essersi spinto molto più in là del centrodestra nello smantellare i diritti dei lavoratori e nel diffondere la precarietà. Sottolineando in più come, dal loro punto di vista, la riduzione delle tutele dei lavoratori non crea occupazione e non aumenta la produttività, ma serve solo ad abbattere i salari.
 
Secondo i due gruppi di opposizione “per aumentare la produttività occorre piuttosto investire in ricerca e sviluppo. La flexsecurity è una chimera: l'Esecutivo si accinge a sostituire gli ammortizzatori sociali con assicurazioni private, non risolve il problema degli esodati ma concorre alla demolizione della democrazia nei luoghi di lavoro”.
 
Secondo la Lega Nord e GAL il decreto-legge manca di coraggio e incisività: “per creare nuove opportunità occupazionali – hanno spiegato –, soprattutto per i giovani, è necessario ridurre la pressione fiscale sul lavoro e abrogare la legge Fornero”.
 
Per FI-PdL il decreto invece non segna una rottura con la “cultura vetero-sindacale, rappresenta un passo indietro rispetto alla flexsecurity, non incentiva le imprese ad assumere e sarà fonte di ulteriore contenzioso”.
 
Diverse naturalmente le posizioni di Scelta Civica, Popolari per l'Italia e Nuovo Centrodestra che hanno difeso uil provvedimento in quanto “rende più fluido un mercato del lavoro ingessato da norme troppe rigide”.
Aut-PSI, pur “lamentando la mancata approvazione di un ordine del giorno per l'estensione dell'utilizzo dei voucher in agricoltura, ha espresso apprezzamento per norme più semplici e chiare che tengano conto delle specificità dei singoli mercati e realtà produttive”.
 
Infine secondo il partito del premier, il PD il decreto “riflette un giusto equilibrio tra flessibilità e tutele e sarà completatodall'istituzione di un'Agenzia del lavoro e da nuovi ammortizzatori sociali”.

07 maggio 2014
© Riproduzione riservata

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