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Sindrome feto-alcolica. Ne soffrono 1,2 bambini ogni 1.000 nati vivi. Le raccomandazioni del ministero


L’incidenza salirebbe al 6% nel caso di espressioni parziali della sindrome. Le stime dal ministero della salute, che alla problematica il ministero della Salute dedica il suo ultimo dossier online. Tra il 4 e il 40% delle donne che bevono troppo in gravidanza partorisce bambini affetti da danni alcol correlati.

13 LUG - "La sindrome feto-alcolica (Fetal Alcohol Syndrome-FAS) è la più grave disabilità permanente che si manifesta nel feto esposto, durante la vita intrauterina, all’alcol consumato dalla madre durante la gravidanza. Oltre alla FAS, che è la manifestazione più grave del danno causato dall’alcol al feto, si possono verificare una varietà di anomalie strutturali (anomalie cranio facciali, rallentamento della crescita, ecc.) e disturbi dello sviluppo neurologico che comportano disabilità comportamentali e neuro-cognitive, queste alterazioni si possono presentare con modalità diverse tali da comportare un ampio spettro di disordini che vengono ricompresi nel termine  FASD (Fetal Alcohol Spectrum Disorder-FASD)”. Ad accendere l’attenzione sul consumo inappropriato dell’alcol in gravidanza è il ministero della Salute, che alla problematica dedica l’ultimo dossier pubblicato sul proprio sito internet.

“L’alcol ingerito dalla madre – spiega il ministero - giunge dopo pochi minuti nel sangue del feto, ma il feto non può metabolizzare l’alcol perché è privo degli enzimi adatti a questo compito, di conseguenza l’alcol ed i suoi metaboliti si accumulano nel suo sistema nervoso e in altri organi danneggiandoli. Pertanto il consiglio dei professionisti della salute è di astenersi dal bere durante la gravidanza”.

Uno studio italo-spagnolo ha indagato la consapevolezza di neonatologi e pediatri circa la pericolosità dell’alcol in gravidanza e ha appurato che, sebbene oltre il 60% dei professionisti italiani e circa l’80% di quelli spagnoli si siano definiti consapevoli al riguardo, circa la metà dei primi e il 40% dei secondi hanno ammesso di aver permesso alle donne in gravidanza un bicchiere di vino o di birra in alcune occasioni.

L’INCIDENZA DELLA FAS IN ITALIA
Non esistono dati certi sull’incidenza della sindrome feto-alcolica (FAS) in Italia. Tuttavia, uno studio del centro di alcologia del Policlinico Umberto I di Roma, effettuato nella provincia del Lazio, stima una prevalenza pari a 1,2 su 1000 nati vivi. Si arriva poi a un 6% nel caso di espressioni parziali della sindrome, ovvero della FASD.
Da un’analisi del meconio (le prime feci del neonato) di 607 neonati condotta dall’ Istituto Superiore di Sanità, nell’ambito di uno studio multicentrico in collaborazione con le Unità di Neonatologia di sette ospedali italiani, è emerso che l’esposizione prenatale all’alcol è mediamente del 7,9%, con una variabilità che va dallo 0% di Verona al 29,4% di Roma. Quindi, circa otto neonati su 100 sono esposti all’assunzione di alcol durante la vita intrauterina.
Si ritiene che tra le donne che bevono quantità rilevanti di alcol in gravidanza, una percentuale compresa tra il 4% e il 40% partorisce bambini affetti da danni alcol correlati di vario grado.
Ricercatori statunitensi hanno sommato i due disordini, FAS e FASD, raggiungendo un valore pari a 9,1 casi su 1000 nati vivi, vale a dire che quasi l’1% dei bambini nati vivi negli Stati Uniti risulta affetto da FASD.

I DANNI DA SINDROME FETO ALCOLICA
Le disabilità primarie della sindrome feto-alcolica includono:
•    dismorfismi facciali, facilmente evidenziabili tra gli otto mesi e gli otto anni (occhi piccoli e distanziati, naso corto e piatto, solco naso-labiale allungato e piatto, labbro superiore molto sottile, padiglioni delle orecchie scarsamente modellati, ipoplasia mascellare e mandibolare)
•    ritardo nell’accrescimento (valori inferiori alla media per altezza, peso corporeo e circonferenza cranica, segno questo di danno cerebrale, possono essere presenti anche malformazioni cardiache)
•    anomalie nello sviluppo neurologico del sistema nervoso centrale, con alterazioni cognitive e comportamentali.

Le disabilità secondarie compaiono più tardi nel corso della vita e sono la conseguenza di una mancata diagnosi, quindi di un mancato trattamento delle disabilità primarie, includono:
•    problemi di salute mentale (90%)
•    assenza di autonomia (80%)
•    problemi con il lavoro (80%)
•    esperienza scolastica fallimentare (60%)
•    problemi con la legge (60%)
•    isolamento (50%)
•    inappropriato comportamento sessuale (50%).

DIAGNOSI E TERAPIA
“Un eccessivo consumo materno di alcol – spiega il ministero nel dossier - può essere dimostrato quando: è riferito spontaneamente dalla madre, è denunciato da chi le sta vicino (amici, parenti, conoscenti), tramite questionari di screening”.
Per accertare un significativo consumo alcolico da parte della madre in gravidanza, alcuni studiosi statunitensi hanno suggerito l’utilizzo di cinque biomarcatori nel sangue:
•    WBAA (Whole Blood Associated Acetaldehyde) Acetaldeide associata al sangue intero
•    MCV  (Mean Corpuscolar Volume) Volume globulare medio
•    CDT (Carbohydrate Deficient Transferrin) Transferrina Carboidrato-carente
•    GGT (Gamma-Glutamytranspeptidase) Gamma Glutamiltranspeptidasi
•    AST e ALT (Aspartate Aminotransferase e Alanine Aminotransferase) Aspartato Aminotransferasi e Alanina Aminotransferasi
Un team di ricercatori italo-spagnoli, invece, ha individuato un nuovo biomarcatore: l’etilglucuronide, rintracciato nel meconio del neonato raccolto nel suo primo o secondo giorno di vita.
“Le anomalie fetali correlate all’alcol – evidenzia il ministero -, non costituiscono criteri diagnostici tout court, nessuna di esse, cioè, presa singolarmente, è sintomo di FAS, ma una loro combinazione potrebbe esserne una prova”. Quanto alle terapie, il ministero ricorda che “la sindrome feto-alcolica è una disabilità irreversibile e le terapie neuro-comportamentali sono mirate soltanto alla semplificazione della vita familiare, adulta e lavorativa delle persone affette da questa disabilità”.
 
LE FAQ DEL MINISTERO

Non bevo molto, ma non rinuncio al mio bicchiere di vino a pasto o all'happy hour del fine settimana con gli amici. Dal momento che decido di avere un figlio devo smettere del tutto?
Assolutamente si. Poiché qualsiasi quantità di alcol ingerito dalla madre giunge direttamente al feto, il rischio di danneggiarlo è in ogni caso possibile

Se mi astengo dall'alcol nel primo trimestre di gravidanza, posso poi bere moderatamente?
No, l'alcol danneggia il feto e soprattutto il suo sistema nervoso centrale in ogni momento della gravidanza, dal primo al nono mese.

Ho bevuto alcol fino a poco prima di sapere che ero incinta. Il mio bambino è comunque a rischio?
Il rischio esiste anche se si è bevuto alcol nelle prime settimane della gravidanza, quando ancora la donna non sa di essere incinta.

Mio figlio presenta alcune anomalie del volto? Come faccio a sapere se sono il sintomo della sindrome feto-alcolica?
Consultando un pediatra esperto nella sindrome feto alcolica. Tale esperto può essere consigliato dall'Osservatorio Fumo alcol e droga dell'Istituto superiore di sanità.

Mio figlio ha 5 anni: non riesce a concentrarsi e ha difficoltà a rimanere seduto. Come distinguere una possibile diagnosi di FAS/FASD da una di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD)?
Solo un pediatra esperto che analizzi tutta la storia del bambino e l'eventuale esposizione all'alcol durante la gravidanza della madre può farlo. Ci sono test neuro-comportamentali che distinguono le due sindromi.

13 luglio 2014
© Riproduzione riservata

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