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Stabilità. Le Regioni “anticipano” il loro parere e gli emendamenti in un documento consegnato al Governo. “Pronti a razionalizzare spesa per beni e servizi, farmaci e dispositivi medici”


Come abbiamo scritto ieri al momento non c’è ancora un parere ufficiale delle Regioni sul ddl stabilità. Si è infatti deciso di rinviare alla settimana prossima la discussione con il Governo. Ma oggi è stato comunque diffuso un documento che anticipa perplessità e proposte delle Regioni e che è indicato come base del parere. Eccolo. IL DOCUMENTO DELLE REGIONI SUL DDL STABILITÀ. GLI EMENDAMENTI SULA SANITÀ.

11 DIC - La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione di ieri, ha predisposto e approvato un documento  per il parere sul disegno di legge di stabilità 2015.
Il testo è stato poi consegnato dal Presidente Chiamparino al governo nel corso della Conferenza Unificata (tenutasi sempre ieri) che ha comunque deciso di rinviare alla prossima seduta la trattazione del  Ddl di stabilità.
 
Nel documento sono anche contenuti gli emendamenti che le Regioni propongono al testo del ddl stabilità. Molti riguardano proprio la sanità ed in particolare uno all'articolo 2, comma 141 (concorso degli enti territoriali alla finanza pubblica) dove si chiede con chiarezza di escludere dai tagli le risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale (leggi tutti gli emendamenti).
 
Ma veniamo al testo del documento che per quanto riguarda la sanità sembra correggere il tiro rispetto alla dichiarata disponibilità di rinunciare "tout court" a 1,5 miliardi del Fsn. Le Regioni, infatti, se ribadiscono la loro disponibilità a collaborare per razionalizzare la spesa di beni e servzi, farmaci e dispositivi medici, affermano però che "le manovre di finanza pubblica che prevedono riduzioni del FSN devono contenere anche i meccanismi di copertura ovvero individuare quali LEA devono essere ridotti ovvero quali costi e per quanto è possibile effettuare la riduzione così da poter ridurre il finanziamento in maniera corrispondente". "Se salta questo automatismo che fino ad ora c’è stato ed è stato il cardine del “Patto della Salute” – dicono le Regioni - salta la collaborazione istituzionale e quindi il “Patto Salute”. Inoltre, è il caso di sottolinearlo, in caso contrario le manovre creerebbero solo disavanzi sanitari e non risparmi in quanto i LEA devono essere garantiti".
 
Insomma, le Regioni sembrano disposte sì a fare la propria parte per razionalizzare la spesa, ma se il Governo assume su di sé la responsabilità di dire quanto e dove tagliare. Ma vediamo di seguito come si articola il documento/parere delle Regioni.
 
Le Regioni ricordano innanzitutto che si è appena chiuso il nuovo “Patto Salute 2014 – 2016” dopo una lunga serie di tagli, non ultima la misura prevista dal DL 66/2014, che hanno portato addirittura a una crescita negativa del fondo nel corso del2013 anche in valori nominali.
Il ddl stabilità prevede in uno specifico comma (art. 35, comma 1, lett. c) ultimo periodo) il taglio alla spesa sanitaria per raggiungere il target prefissato dal Governo di 4 mld aggiuntivi rispetto alle precedenti manovre per il comparto Regioni.
 
Sanità ha già subito 31,7 miliardi di tagli. Per le Regioni, occorre ricordare che il settore sanitario ha subito tagli cumulati per circa 31,7 mld e che ove il Governo non avesse dato corso alla Sentenza Costituzionale n. 187/2012 (in materia di misure di compartecipazione alla spesa sanitaria dichiarando illegittimo il regolamento previsto per l’emanazione di nuovi ticket per un valore di 2 miliardi di euro) i tagli sarebbero stati maggiori fino ad arrivare “solo” a circa 35,7 mld.
 
Il punto di “rottura”. È necessario comprendere – proseguono le Regioni - quale sia il punto di “rottura” dell’equilibrio in Sanità prima di definire ulteriori manovre. Sicuramente si può proseguire nella razionalizzazione della spesa ma individuando di volta in volta precise misure su cui intervenire vieppiù ove si considera che l’art. 39 del disegno di legge in attuazione del patto Salute definisce il finanziamento per l’anno 2015 pari a 112.062 milioni, come il finanziamento dei fabbisogni standard in sanità, quindi considerando l’erogazione dei LEA già in condizione di efficienza ed appropriatezza. In caso contrario ci troveremmo ad applicare tagli lineari che non colpiranno gli sprechi ma ineludibilmente i servizi ai cittadini.
 
“Pronti a razionalizzare la spesa per beni e servizi, farmaci e medical device, esclusi innovativi e salvavita”. In questo quadro le Regioni – si legge ancora nel documento - ribadiscono la disponibilità a condividere misure per la razionalizzazione della spesa sanitaria con particolare riferimento ai settori dei Beni e Servizi, dispositivi medici, spesa farmaceutica territoriale e ospedaliera, dei medical device ad eccezione dei farmaci innovativi e salva vita per la cui definizione si rimanda a una Commissione mista Governo-Regioni-Aifa.
 
I tagli lineari vanno contro i Lea. Nella discussione sulla razionalizzazione della spesa sanitaria, occorre ricordare la ratio per cui sono stati costruiti e applicati i fabbisogni standard in sanità, se si ritiene che un fabbisogno sia standard ossia che quelle risorse sono coerenti ad un mix di prestazioni individuate nei LEA di conseguenza il taglio lineare senza corrispondente riduzione dei LEA fa venir meno la logica dell’esistenza degli stessi LEA.
Il “Patto Salute”, infatti – affermano ancora le Regioni - è fondato sul principio di responsabilità fra le parti Chi rompe, paga!” , pertanto Governo e Regioni sono responsabili degli equilibri finanziari e della copertura dei LEA.
 
Riduzione Fsn deve quindi indicare quali Lea ridurre. Il fabbisogno sanitario definito dal Patto Salute è a copertura dei LEA decisi dal Governo che le Regioni devono a corrispondere sul proprio territorio. Le manovre di finanza pubblica che prevedono riduzioni del FSN devono contenere anche i meccanismi di copertura ovvero individuare quali LEA devono essere ridotti ovvero quali costi e per quanto è possibile effettuare la riduzione così da poter ridurre il finanziamento in maniera corrispondente. Se salta questo automatismo che fino ad ora c’è stato ed è stato il cardine del “Patto della Salute” – dicono le Regioni - salta la collaborazione istituzionale e quindi il “Patto Salute”. Inoltre, è il caso di sottolinearlo, in caso contrario le manovre creerebbero solo disavanzi sanitari e non risparmi in quanto i LEA devono essere garantiti.
 
Differenziare costi e fabbisogno. Fino ad oggi il Governo, responsabilmente – aggiungono le Regioni - si è sempre fatto carico di rispettare il Patto indicando le coperture per la riduzione del Fondo ovvero dei LEA e le Regioni si sono fatte carico di erogare i LEA in base al fabbisogno standard ovvero di coprire il “surplus” di spese al fabbisogno standard.
Si evidenzia che spesso viene confuso il finanziamento del fabbisogno sanitario che viene calcolato in base alla quota capitaria standard con i costi del servizio sanitario nazionale. Il fabbisogno è finanziato nel “Patto salute” dallo Stato ed è già calcolato in base allo “standard” quindi ridurre quel finanziamento – sottolinea il documento delle Regioni in conclusione - è come dire ridurre la quota capitaria standard (determinata secondo criteri di efficienza e appropriatezza) e non vuol dire necessariamente ridurre eventuali sprechi o inefficienze, mentre i costi dell’erogazione del servizio sono a carico delle Regioni. Nel caso in cui fossero maggiori alla quota standard finanziata nel fabbisogno dallo Stato – dicono le Regioni - gli oneri saranno a loro carico ovvero i risparmi rimangono alle Regioni nel caso in cui i costi del servizio fossero inferiori alla quota capitaria per ulteriori prestazioni fuori LEA.

11 dicembre 2014
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