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Liberalizzazioni. FederAnziani: “Distruggeranno le farmacie rurali. Chiuderanno e molti italiani non avranno più la farmacia”


A rischio chiusura 7.000 farmacie che operano nei piccoli centri. “Saranno costrette a trasferirsi nelle grandi città per sopravvivere e i cittadini anziani e cronici resteranno senza farmacia”. I farmaci non possono essere considerati “alla stregua di scatole di pelati, pasta e caffè”.

08 FEB - “Liberalizzare il mercato delle farmacia sarebbe di fatto l’incentivo per le 7mila mila farmacie rurali italiane - di cui la metà sussidiate finanziariamente purché non abbandonino il territorio - a spostarsi nelle grandi città per poter finalmente guadagnare di più”.
E' quanto sottolinea in una nota diffusa oggi la Federazione delle associazioni della terza età.
“Chiudendo queste farmacie rurali (perché, se non sono sciocchi, i titolari chiuderanno) – sottolinea FederAnziani – di fatto stiamo sopprimendo l’unico presidio sanitario nei piccoli centri”.
 
“FederAnziani – si legge ancora nella nota – non permetterà che una nazione democratica, un governo che vuole riformare l’Italia, passi attraverso la distruzione di quanto di buono negli anni si è riusciti a costruire per la tutela della salute della popolazione. Prima si riformino le cure nel territorio, poi si potrà prevedere un’eventuale liberalizzazione! Ancora una volta, invece, liberalizzare permetterà a pochi (vedi la grande distribuzione) di poter monopolizzare il mercato dei farmaci trattandoli alla stregua di scatole di pelati, pasta e caffè. Non dimentichiamo che in America tra le prime cause di ricovero vi è la massiccia assunzione di farmaci liberalizzata”.
 

“Con le nuove norme e l’agguerrito marketing che ne seguirà – prosegue FederAnziani – corriamo lo stesso rischio, e non possiamo permetterci l’occupazione di posti letto per colpa di una liberalizzazione scellerata che avrà pesanti ripercussioni sulla salute di 12 milioni di anziani, 9 milioni di malati cronici”.
 
“Le proposte del Ministero dello Sviluppo economico – conclude – ripagano con l’ingratitudine e l’abbandono all’impegno di tutti quei farmacisti rurali che, col loro lavoro svolto gratuitamente nei prelievi e nelle varie forme di assistenza e consulenza al paziente, col la dedizione professionale 24h al giorno, hanno consentito fino ad oggi la presa in carico dei pazienti in territori difficili, oltre alla gestione dell’emergenza, mostrando di credere nel valore della comunità e nel servizio sanitario nazionale”.

08 febbraio 2015
© Riproduzione riservata

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