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Liberalizzazioni. Fontanesi (Federfarma Veneto): “Non possiamo più sopportare altri aggravi o tagli”


A causa della crisi economica, nel Veneto oltre 30 farmacie hanno dovuto cambiare proprietà per far fronte alle difficoltà economiche. Di contro, per effetto del ‘Decreto Monti’, nel prossimo futuro apriranno 250 nuove farmacie nel Veneto. È quindi “Importante il sostegno delle istituzioni locali contro proposta Ministero Sviluppo Economico”

11 FEB - “E’ un dato estremamente positivo che associazioni di categoria e istituzioni facciano quadrato e, tutte insieme, dicano no all’ipotesi avanzata dal Ministro dello Sviluppo Economico di consentire la vendita dei farmaci con ricetta nei supermercati”.
 
Così il Presidente di Federfarma Veneto, Alberto Fontanesi, si inserisce nel dibattito sulla proposta di liberalizzazione delle vendita dei farmaci contenuta nel Ddl del Ministero dello Sviluppo Economico, ricordando anche come l’opposizione espressa dall’assessore alla Salute della Regione Veneto, Luca Coletto,  sia molto apprezzabile.
 
“Nell’ultimo anno – ha ricordato Fontanesi – a causa della crisi economica, oltre 30 farmacie della nostra Regione hanno dovuto cambiare proprietà per far fronte alle difficoltà economiche. Di contro, per effetto del ‘Decreto Monti’, nel prossimo futuro apriranno 250 nuove farmacie nel Veneto. Pensare, oltre a questo, di aprire alla vendita dei farmaci con ricetta nelle catene della grande distribuzione va contro ogni logica e arrecherebbe un grave danno non solo ai professionisti del settore ma, ancor di più, al servizio che quotidianamente offrono ai cittadini, a quel rapporto fiduciario per il quale i nostri assistiti esprimono un elevato gradimento. La farmacia – ha aggiunto – è un importante presidio di salute sul territorio che va tutelata”.
 
Come evidenziato anche da Federfarma Nazionale, ricorda poi Fontanesi, l’Italia diventerebbe così l’unico Paese al mondo in cui sarebbe possibile acquistare medicine con ricetta medica al di fuori delle farmacie: “Il risultato sarà un impoverimento e la conseguente chiusura di molte piccole farmacie proprio quelle che assicurano il servizio nelle aree più disagiate, mentre i guadagni conseguiti dalle multinazionali si trasferirebbero all’estero, alle case madri”.
 
Inoltre per Fontanesi dare ai supermercati la possibilità di vendere farmaci con ricetta medica significherebbe: trasformare anche questo tipo farmaco, destinato alla cura di patologie importanti, in un bene di consumo; aumentare drasticamente il rischio di abuso di farmaci; rinunciare a qualsiasi forma di monitoraggio delle terapie per garantire il corretto uso dei farmaci e il rispetto delle prescrizioni mediche (compliance) e all’attività di farmacovigilanza effettuata oggi dalle autorità sanitarie grazie alla rete delle farmacie.
 
“Le farmacie stanno pagando un prezzo molto alto in questi anni di crisi economica senza, tuttavia, venir meno al proprio ruolo di presidio di salute capillarmente distribuito sul territorio. Come abbiamo spesso sostenuto – conclude Fontanesi – la categoria non può sopportare altri aggravi o tagli né liberalizzazioni che andrebbero operate in altre settori”.

11 febbraio 2015
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