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Liberalizzazioni. Asfi: “Il vero rischio è la creazione di una rete parallela di farmacie non convenzionate”


Per l'Associazione scientifica farmacisti italiani con le ricette di fascia C fuori dalla farmacia, cui alla fine potrebbero pure quelle della fascia A, si andrebbe verso la "possibile creazione di vere e proprie farmacie non convenzionate all’interno del comparto commerciale ed in grado di mettere in seria difficoltà le farmacie, soprattutto quelle rurali".  

12 FEB - Prosegue il dibattito sulle ipotesi di liberalizzazione nel settore farmaceutico in attesa che il Governo approvi il disegno di legge sulla concorrenza, annunciato per il Consiglio dei Ministri del prossimo 20 febbraio. Interviene anche l’Associazione scientifica farmacisti italiani (Asfi) che si dichiara contraria al mantenimento in essere di un doppio canale di distribuzione dei medicinali (farmacie e parafarmacie) e soprattutto ad un ampliamento della gamma di medicinali vendibili negli esercizi commerciali.

L’iniziale spinta liberistica del 2006, sfociata poi nel cosiddetto ‘decreto Bersani’ (legge 248/06), ha registrato, con l’introduzione del farmacista, “un progressivo allargamento del campo d’azione delle parafarmacie e dei corner della GDO fino ad ottenere – sottolinea una nota - con il decreto Monti del 2012, la possibilità di esitare tutti i medicinali veterinari, con e senza ricetta, fino anche alla possibilità di allestire preparazioni officinali che non richiedono la presentazione della ricetta medica”.

Ora, osserva l’Asfi, con la richiesta di estendere il proprio campo d’azione anche ai medicinali di classe C con obbligo di ricetta, “cui seguirebbe inevitabilmente la classe A quando a carico del cittadino, si assiste alla possibile creazione di vere e proprie farmacie non convenzionate all’interno del comparto commerciale ed in grado di mettere in seria difficoltà le farmacie con particolare riferimento a quelle rurali. Le farmacie operano infatti non in ambito commerciale ma in quello sanitario sulla base di una concessione che, a fronte di gravi inadempienze nel servizio, può essere revocata contrariamente agli esercizi commerciali”.

L’attuale sistema che regola le farmacie risulta peraltro, riflettono i farmacisti dell’Asfi,” paralizzato da una normativa ampiamente superata che blocca praticamente ogni procedura a causa della eccessiva burocratizzazione, al pari di ogni settore della vita economica e sociale del Paese che non vede ancora la semplificazione e la sburocratizzazione annunciate e mai attuate”. Tuttavia le procedure che negli ultimi decenni avrebbero dovuto accompagnare lo sviluppo sociale e demografico del servizio farmaceutico italiano, come la revisione delle piante organiche ed i concorsi, “si sono quasi sempre arenate per motivi solo apparentemente di natura burocratica”. E il recente concorso straordinario, che avrebbe dovuto terminare in tutte le regioni con l’assegnazione delle sedi entro il 25 marzo 2013, “è ancora in un guado dal quale difficilmente potrà uscire, dal momento che la regione Campania non ha ancora nemmeno nominato la commissione giudicatrice”.

Sulla base di questi elementi, Asfi propone di soprassedere a qualsiasi intervento normativo estemporaneo sulla spinta di pressioni provenienti da organismi di parte anche numericamente non quantificabili, ma di porre le premesse per una revisione profonda delle procedure di istituzione di nuove farmacie, comprendenti la soppressione vera del concetto di pianta organica e del sistema basato sui concorsi”. La proposta è quella di Introdurre criteri per il rilascio dell’autorizzazione/concessione che tengano conto unicamente: 1) della distanza dalle farmacie già presenti sul territorio; 2) dei requisiti tecnico-organizzativi e dei locali da stabilirsi con decreto del Ministro della salute; 3) di una sufficiente esperienza e qualificazione professionale dei farmacisti che si accingono ad aprire una nuova farmacia.

Asfi si dichiara inoltre pronta a collaborare con il Governo e con gli Organi rappresentativi della categoria, “per giungere ad una definizione la più condivisa possibile. Il nuovo sistema dovrebbe infatti essere accompagnato da un’altra serie di norme che permettano di giungere ad un testo in grado di sostituire completamente tutte le norme che regolano il servizio farmaceutico dal TULS del 1934 fino ad oggi”. A latere, ma non secondariamente,” la riforma auspicata dovrebbe essere accompagnata da una profonda rivisitazione del sistema distributivo dei medicinali, intervenendo sulle procedure di fissazione dei prezzi dei medicinali, sulla distribuzione diretta e per conto, sui servizi da ampliare fino alla presa in carico dei pazienti cronici, con l’obiettivo – conclude la nota - di ridurre la spesa farmaceutica”.
 

12 febbraio 2015
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