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Liberalizzazioni. Tdm-Cittadinanzattiva: “Salute non è bene di consumo da mercificare. Non servono più farmacie ma più ‘servizi’ dalla farmacia”


Per Tonino Aceti nel ddl Guidi c’è troppo spazio ai privati. E non solo nel caso delle farmacie ma anche per cliniche e strutture non convenzionate. Tornando alle farmacie per il Tdm il problema vero è quello di dare finalmente seguito alle farmacie dei servizi per le quali sono già stati stanziati 250 milioni di euro

13 FEB - Completa libertà ai privati, facilitazioni ad aprire strutture sanitarie in qualità di cliniche e ambulatori non in convenzione con il SSN. Tutte cose che non piacciono a  Tdm-Cittadinanzattiva e che se confermate nel ddl Guidi troveranno la sua ferma opposizione.
 
 “Il progetto di liberalizzazioni in sanità annunciato dal Governo – spiega Tonino Aceti, Coordinatore Nazionale del Tribunale per i diritti del malato - per essere utile ai cittadini deve contribuire al rafforzamento e al rilancio del Servizio Sanitario Pubblico, capitalizzare gli investimenti fatti sinora con i soldi pubblici e non indurre sempre di più i cittadini a curarsi privatamente. Da quello che apprendiamo però non ci sembra che la strada imboccata vada completamente in questo senso, e ne siamo fortemente preoccupati. Ci rifiutiamo di pensare alla salute come bene di consumo, ai presidi del SSN come esercizi commerciali e ai professionisti della Sanità come venditori. Il Governo riveda il provvedimento e il Parlamento vigili e intervenga”.
 
“Proprio ora che i cittadini incontrano difficoltà di accesso al SSN e costi sempre più insostenibili – dice Aceti - il Governo decide di rispondere aumentando l’offerta di servizi privati anziché potenziando il Servizio Pubblico. Come dobbiamo interpretare questa strategia?”
 
E sulle farmacie? “Piuttosto che aumentarne ancora una volta semplicemente il numero – sottolinea Aceti - operazione già fatta con il Governo Monti, siamo convinti che in quanto presidi del SSN sia più utile e strategico per i cittadini e per il Servizio Sanitario puntare su una loro maggiore qualificazione e integrazione con la rete dei servizi sanitari territoriali”.
 
“Per la Farmacia dei servizi lo Stato – dice ancora il coordinatore del Tdm - ha destinato solo nel 2013 parte dei 250 milioni di euro,  soldi pubblici che devono produrre effetti positivi nella vita dei cittadini, in particolare per quelli che sono più fragili come le persone anziane, quelle con patologie croniche e rare  e quelle che vivono in zone disagiate: è necessaria quindi un’accelerazione in questo senso. Chiediamo che nel disegno complessivo resti centrale il cittadino e i suoi bisogni, ponendo particolare attenzione alla salvaguardia delle farmacie rurali, e al rapporto di fiducia con il farmacista per favorire ad esempio il corretto uso dei farmaci e l’aderenza alle terapie”.

13 febbraio 2015
© Riproduzione riservata

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