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Liberalizzazioni. Conasfa: “No ai nuovi limiti per abitante e no ai farmaci con ricetta fuori dalla farmacia. Ecco le nostre controposte”


Per la Federazione dei non titolari le proposte Guidi vanno nella direzione sbagliata. E proprone: quorum a 2800 abitanti; stop a cessioni ereditarie; graduatoria regionale; nuovi criteri per apertura in stazioni, porti, aeroporti, centri commerciali, snodi autostradali e centri turistici; titolarità unica al farmacista o al sindaco e il via alle società di gestione.

13 FEB - In una documento diffuso in vista della prossima presentazione del ddl sulle liberalizzazioni la Federazione nazionale dei farmacisti non titolari (Conasfa) lancia le sue “controproposte”, ribadendo la propria "visione" su come debba essere avviato il processo di liberalizzazione del settore attraverso alcuni punti cardine già espressi in passato: “al centro di qualunque processo di liberalizzazione ci deve essere l’interesse del cittadino”.
 
E questo vuol dire in primo luogo “garantire che la gestione delle farmacie venga attribuita sulla base del merito”. Al contrario, secondo Conasfa, “proposte come quelle lette in questi giorni non sembrano andare in questa direzione ma appaiono più come l'ennesimo tentativo di fare una sanatoria mascherata e di voler aprire il mercato farmaceutico italiano alle grandi catene multinazionali”.
 
“Liberalizzare veramente – spiega Conasfa - significa offrire la possibilità di accedere alla titolarità di una Farmacia attraverso: a) quorum a 2800 abitanti; b) la fine della possibilità di vendere o ereditare la Farmacia, che tornerebbe a concorso al compimento del 75 esimo anno del titolare; per le farmacie già esistenti tale possibilità verrebbe mantenuta per una sola volta; c) l’assegnazione di tutte le farmacie disponibili sulla base di un'unica graduatoria regionale da rinnovare ogni due anni mediante concorso pubblico per titoli ed esami; d) l’istituzione di presidi, in deroga al criterio della popolazione e assegnati tramite concorso pubblico per titoli ed esami, in stazioni, porti, aeroporti, centri commerciali, snodi autostradali e, nei centri turistici, sulla base delle presenze e non dei residenti; e) concessione della titolarità alla sola persona fisica del farmacista e per i Comuni alla figura del sindaco; f) trasformazione delle società in società di gestione.
 
Conasfa, inoltre “ritiene che il proposto quorum a 1500 abitanti sia troppo esiguo per la sopravvivenza della farmacia”, e “che l'eliminazione del limite di titolarità di quattro farmacie in capo a un unico soggetto giochi a favore unicamente delle grandi catene multinazionali l'attenzione verso il cittadino non sarebbe quindi garantita da società di capitali che per definizione hanno come obiettivo il profitto e non anche la professionalità che ci caratterizza”.
 
No anche alla libera vendita dei farmaci C con ricetta, perché, spiega Conasfa, “estendere la vendita dei farmaci di fascia C agli esercizi di vicinato (comunemente chiamate parafarmacie) e ai corner della grande distribuzione va nella direzione opposta di quanto già espresso dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea e dalla Corte Costituzionale italiana”.
 
 Da qui, la “forte preoccupazione per queste proposte che metterebbero a rischio sia gli attuali livelli occupazionali nelle farmacie territoriali che quelli futuri derivanti dalle aperture delle sedi del concorso straordinario”.
 
“Queste ipotesi, infatti, anziché migliorare le possibilità occupazionali dei farmacisti nelle farmacie – conclude la Federazione dei non titolari - porterebbero a perdite di posti di lavoro difficilmente recuperabili con l'apertura di nuove sedi farmaceutiche in una situazione a così alto rischio di sostenibilità”.

13 febbraio 2015
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